venerdì, Aprile 19, 2024

Premier in Israele: l’ultima battaglia per Netanyahu?

Da domenica Naftali Bennett sarà Premier in Israele. Prestando giuramento, il leader di Yamina sarà il primo che sostituirà Benjamin “Bibi” Netanyahu. Dopo dodici anni di leadership ininterrotta. In tutto sedici al potere, se si considera la premiership a fine anni ’90. Eppure, Netanyahu non demorde. Al contrario, spera ancora di partecipare al prossimo governo. Come Premier.

Chi sarà Premier in Israele?

Domenica presterà giuramento la squadra del centrista Yair Lapid e del conservatore Naftali Bennett. Il quale è fiducioso. A detta del Primo ministro entrante, questa coalizione di unità dovrebbe salutare due anni e mezzo di crisi politica. Da archiviare come un ricordo del passato. Per il leader di Yamina, “Il governo lavorerà per tutto il pubblico israeliano (religioso, laico, ultra-ortodosso, arabo) senza eccezioni, come uno“. “Lavoreremo insieme, per partenariato e responsabilità nazionale, e credo che ci riusciremo“, ha assicurato Bennett. Mentre Lapid ha affermato che “Il popolo israeliano merita un governo funzionante e responsabile che metta il bene del Paese in cima alla sua agenda. Questo è ciò per cui è stato formato questo governo di unità“.

Le prossime sfide

Come ha precisato Lapid, “Tutti i partner di questo governo sono impegnati, prima di tutto, per il popolo di Israele“. Eppure, non mancheranno le sfide che dovrà affrontare l’eterogenea coalizione del “blocco del cambiamento”. Meglio, il blocco anti Netanyahu. Proprio il Premier più longevo in Israele sfrutterà questi attriti a suo favore. D’altronde, il suo sogno è rimanere al potere per altri sedici anni. O più. Del resto, sono già emerse le prime tensioni. In particolare con riferimento alla suddivisione dei vari dicasteri.


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Cambiamento?

Di certo, la coalizione vanta un programma ambizioso. Tra i vari punti, la sua agenda prevede la costruzione di due ospedali: uno nel Negev e uno in Galilea. Oltre che un aeroporto e un’università in Galilea. Inoltre, il blocco del cambiamento si propone di rilanciare il turismo. Un settore ferito dalla pandemia. In questo senso, costruirà circa 300.000 appartamenti a basso costo in tutto il Paese, e lavorerà per incrementare la percentuale di israeliani occupati nell’industria hi-tech. Il target sarà raggiungere il 15% della popolazione in età lavorativa. Non solo. In base all’accordo, poi, verranno aboliti il Ministero per gli affari strategici; il Ministero per il progresso comunitario; il Ministero dell’acqua e il Ministero del digitale.

Premier in Israele: il programma

Altri aspetti chiave del programma di coalizione consistono nella formazione di un piano operativo contro la criminalità araba e l’avanzamento delle riforme per tutelare la salute mentale dei veterani disabili delle IDF. Mentre in materia religiosa, la coalizione sosterrà la concorrenza nei servizi Kosher. Ad esempio, consentirà ai rabbini municipali di convertire le persone e modificherà l’organo per eleggere il rabbino capo. Questo per garantire la nomina di un rabbino capo sionista. Invece, rimane dubbio se il nuovo esecutivo voterà un disegno di legge che impedirebbe a Benjamin Netanyahu di ricandidarsi in futuro.


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Gli arabi

Oltre che ambiziosa, questa sarà anche la prima coalizione in Israele a includere un partito arabo da quando Yitzhak Rabin servì come primo ministro (1974-1977). Più precisamente, si tratta della fazione islamista di Mansour Abbas: Ra’am (Lista Araba Unita). In base agli accordi di coalizione, Ra’am avrà un vice ministro che si occuperà degli affari arabi. Nonché della presidenza del comitato degli interni della Knesset e del comitato per la società araba. A suo tempo, anche il Premier Netanyahu aveva tentato di portare Abbas dalla sua parte. L’ago della bilancia alle elezioni 2021 in Israele. Ma invano. Pertanto, a Bibi non resta che un ultimo (disperato) tentativo. Rivolgersi ancora una volta al suo ex alleato. Ora nemico: Benny Gantz. Il leader di Blu e Bianco.

Premier in Israele: c’è speranza per Netanyahu?

Venerdì, Channel 12 ha riferito che Netanyahu si è offerto di dimettersi dal suo ruolo per lasciare il posto al ministro della Difesa Benny Gantz. La proposta sarebbe giunta nella tarda serata di giovedì, da parte dell’entourage del Premier uscente. In cambio, Netanyahu avrebbe chiesto la rottura del governo di unità nazionale. Ma il leader di Blu e Bianco non sembra interessato ad accettare. Non solo per il fatto che provi un odio viscerale nei confronti di Bibi, da quando lo ha ingannato qualche anno fa. Ma anche perché Gantz manterrà il ruolo di ministro della Difesa, dal momento che il suo partito entrerà nella coalizione.


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Premier in Israele: l’era post Bibi?

Se Netanyahu si fosse dimesso, quel venerdì mattina, Gantz avrebbe avuto la certezza di poter tornare al governo di unità con Yair Lapid e il primo ministro entrante: Naftali Bennett. Soprattutto perché Bibi avrebbe avuto solo 48 ore per ritirare la lettera di dimissioni. Tuttavia, la squadra di Gantz ha respinto subito l’offerta. Per quanto allettante: il capo di Blu e Bianco avrebbe potuto servire 3 anni come primo ministro, mentre il suo nemico Netanyahu sarebbe rimasto un semplice parlamentare. Eppure, nemmeno questa proposta è valsa a contrastare la formazione del governo Bennett-Lapid. Stavolta, Netanyahu ne uscirà sconfitto. Nonostante abbia promesso una premiership a rotazione a Gantz e poi a Bennett. Ma anche al presidente di New Hope, Gideon Sa’ar; al presidente della Knesset, Yariv Levin (Likud). Come al leader di Shas, Arye Deri. Tutti loro hanno respinto la proposta.

Critiche

Specialmente Gantz, sedotto e abbandonato dopo le elezioni di marzo 2020. Ad aprile, infatti, il leader di Blu e Bianco si era convinto a rompere l’alleanza con Lapid per formare una coalizione con Netanyahu. E cadere nella tana della volpe. Difatti, quella breve esperienza di soli sei mesi si era conclusa a esclusivo vantaggio di Bibi. Il quale aveva mantenuto la sua premiership indisturbato. Pertanto non deve sorprendere se Gantz non presti più credito alle parole del Premier uscente. “Col senno del poi, oggi è chiaro che è stato un errore di Netanyahu non attuare la rotazione con Gantz. Rispetto a quello che è successo, ha commesso un errore“. La critica affatto velata giunge da David Bitan. Un deputato di Likud.


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Premier in Israele: il punto

Dunque, a bilanciare la fragilità su cui poggia l’alleanza creata da Lapid è proprio il disprezzo per Bibi da parte dei suoi vecchi alleati. Per il leader di Likud tornare come primo ministro non sarà semplice. Anche a causa dei processi penali a suo carico. Eppure, non vi ha ancora rinunciato. Intanto, Netanyahu continuerà a influenzare la politica di Israele da una prospettiva privilegiata: l’opposizione. Allo stesso modo, rimarrà alla guida del suo partito, il Likud. Il tutto suggerisce che, anziché conclusa, questa potrebbe essere una parentesi per l’era Netanyahu. In questo senso, non sfuggono le contraddizioni del nuovo esecutivo. A partire dal suo prossimo Premier: Naftali Bennett.


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