Dopo aver abbandonato il commissariato sono stati collocati faccia a terra e minacciati che sarebbero stati loro fatti cadere tutti i denti.
“Dopo il secondo cambio della guardia gli agenti ci hanno ordinato di stare alcune ore con la faccia al muro. Dopo il terzo ci hanno ordinato di inginocchiarci con la fronte a terra. Avevamo le mani ammanettate dietro la schiena e restare in tale posizione era una forma di tortura.
Quando chiedevamo acqua eravamo percossi con manganelli e il protocollo prevedeva di essere picchiati a ogni interrogazione”, hanno continuato. Dopo il trasporto in cella le condizioni sono migliorate. “Ricevevamo 3 pasti al giorno, c’era un bagno, c’era acqua. Dove c’erano 6 letti dormivano però 20 persone”, ricordano.
Oltre alle violenze hanno subito anche tentativi di indottrinamento. “Ci sono state impartite lezioni nella palestra e in commissariato. Ci è stato chiesto chi fosse il vero presidente della Bielorussia e il più grande presidente del mondo e a entrambe le domande si doveva rispondere all’unanimità con il nome di Aleksandr Lukashenko”.