Sembra trascorsa un’eternità da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità diramò un report nel quale metteva in guardia dall’abuso di videogiochi che avrebbe potuto causare dipendenza e disturbi mentali. Adesso, invece, in piena emergenza coronavirus, l’OMS ha cambiato rotta, indicando i videogame come una sorta di «terapia» utile per contrastare i disagi provocati dalla quarantena, e anche per promuovere l’importante regola del distanziamento sociale. E così, in collaborazione con alcune importati aziende del settore, è nato il progetto Play Apart Together.
L’obiettivo dell’Agenzia speciale dell’ONU per la Salute è quello di diffondere, con quest’iniziativa, una serie di messaggi che aiutino gli appassionati e le persone in isolamento domiciliare a non abbassare la guardia sulle misure da adottare per contrastare il Covid-19 e per limitare il contagio. Ray Chambers, ambasciatore per la strategia globale dell’organizzazione con sede a Ginevra, ha dichiarato che il contributo delle società produttrici potrà essere fondamentale perché solitamente si rivolgono ad un pubblico globale. Al contempo ha ricordato che in questo difficile periodo è necessario continuare a mantenere la distanza fisica e a rispettare le altre regole per far sì che la curva del contagio possa finalmente appiattirsi e che possano essere salvate tante vite umane.

Tra le aziende videoludiche che hanno aderito a Play Apart Together si segnalano, in particolare, Zynga, Blizzard e Riot Games. Tutte stanno diffondendo annunci nei quali si raccomandano con i propri clienti affinché continuino ad osservare tutte le misure per la tutela della salute pubblica, diffondendo al contempo le norme comportamentali da seguire in merito a igiene e profilassi.
Play Apart Together: ci sono anche iniziative didattiche
Amanda Taggart, responsabile delle comunicazioni di Unity Technologies, intervenendo sull’importanza di Play Apart Together, ha rimarcato la drammatica diffusione del coronavirus in tutto il mondo. Inoltre ha sottolineato che i vari governi internazionali, da quello statunitense a quello danese, passando per la Germania e l’India, si stanno prodigando per chiedere ai rispettivi cittadini di restare a casa: «Per il bene dei nostri amici, della nostra famiglia e della nostra società globale».
Bisogna evidenziare che le varie aziende produttrici di videogiochi, oltre a proporre diversi titoli al pubblico a casa, stanno lanciando dei progetti che mirano ad incentivare il talento e l’interesse di giovani appassionati nel creare e sviluppare da soli dei nuovi giochi. Ad esempio, proprio Unity sul suo sito ufficiale ha introdotto un programma gratuito trimestrale formato da corsi, sessioni in diretta ed esercitazioni, nonché una specifica lezione virtuale per imparare a programmare un codice. La proposta è stata lanciata il 23 marzo ed è formata da moduli a richiesta che permettono anche a coloro che si sono iscritti dopo di recuperare tutto il materiale già reso disponibile per non trovarsi indietro con l’apprendimento e gli aggiornamenti.

Sempre nell’ambito di Play Apart Together, anche Riot Games ha varato un programma gratuito per insegnare agli studenti delle scuole medie e superiori come ideare e sviluppare un videogame. L’iniziativa in un primo momento era stata pensata per le tradizionali attività scolastiche, ma su Twitter l’azienda si è detta certa che anche da casa sarà possibile dare vita a delle idee fantastiche.
Troppo gaming online durante la quarantena: internet è sovraccarica
Dunque, grazie a quest’importante progetto supportato dall’OMS, i videogiochi in queste settimane a dir poco delicate per l’emergenza coronavirus, sono diventati un punto di riferimento importante non solo per combattere la noia e la demoralizzazione da quarantena, ma anche per apprendere e per mettersi alla prova con la progettazione di nuovi videogame. L’ennesima dimostrazione che, quando vengono utilizzati con giudizio e moderazione, possono essere davvero molto utili soprattutto in un periodo difficile e tormentato come quello che tutto il mondo sta attraversando a causa del Covid-19.