venerdì, Marzo 29, 2024

Pino Aprile “Terroni”. Tutto quello che è stato fatto perchè gli italiani del Sud diventassero meridionali.

Il giornalista scrittore Pino Aprile ha ormai raggiunto un traguardo importante: è il “meridionalista” contemporaneo più seguito e letto in Italia. Nelle pagine del suo libro “Terroni” troviamo scritto, con l’avanzata di Garibaldi “ai poveri e usurpati fu promessa giustizia, ai ricchi, altri privilegi. Ci rimisero entrambi. Ma quando furono costretti a scegliere, i liberatori scesi dal Nord si allearono, contro i poveri e gli onesti, con la mafia e gli usurpatori, ai quali riconobbero, in cambio dell’appoggio politico, il diritto al furto: potevano tenersi le terre rubate, ma viva Vittorio Emanuele. Il ladro e l’oppressore si legittimarono a vicenda. Fu la prima lezione che ci dettero. La seconda fu chiamarci delinquenti”. Ed inoltre lo scrittore pugliese scrive “Ci sono luoghi che sono simbolo e sintesi di quel che accade allora, al Sud: i due paesi campani, Pontelandolfo e Casalduni, in cui, alla sollevazione contro i soldati piemontesi, corrispose la più feroce rappresaglia mai compiuta in Italia, in tempi moderni, nazisti inclusi”. Infatti, subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, in molte zone dell’ex Regno delle Due Sicilie, si registrarono numerosi moti di rivolta filoborbonici. Con queste ricerche, l’autore del libro, intende sottolineare che non sono più tollerabili vuoti di memoria in un Paese come l’Italia. Deve essere riscritta la storia risorgimentale per tutto quello che riguarda il mezzogiorno. Alcuni addirittura hanno paragonato la strage di Marzabotto (nel 1944), in Toscana, dove i tedeschi per rappresaglia massacrarono centinaia di persone; e Pontelandolfo e Casalduni, in Campania, dove i bersaglieri (nel 1861), massacrarono centinaia di persone e distrussero i paesi. Ma mentre la storia di Marzabotto giustamente appartiene al patrimonio della memoria collettiva, la storia di Pantelandolfo e Casalduni è stata rimossa. Afferma Aprile nel suo libro “il deputato Ferrari tentò di trasmettere al Parlamento il suo disgusto, ma fu inutile. Alla fine, si avverte in lui l’impotenza del giusto. <<Se la vostra coscienza non vi dice che state sguazzando nel sangue, non so più come esprimermi>>”
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