giovedì, Marzo 28, 2024

Pillon e quel vizio di incoraggiarsi da solo

Si dimentica di cambiare account e si commenta da solo un post su Facebook. Ecco cos’è successo

Per Simone Pillon, principale autore del decreto tanto contestato che porta il suo nome, quella di giovedì 11 aprile è stata senz’altro una giornata da dimenticare.

Il senatore Pillon era stato infatti appena condannato per diffamazione per aver definito “adescatori di bambini” l’associazione Arcigay Omphalos.

Dopo la sentenza di Perugia, che lo condannava a risarcire la suddetta associazione con 30mila euro, il padre del Ddl Pillon ha scritto un post su Facebook per dire la sua sulla vicenda:

“Sono stato condannato in primo grado per aver osato difendere la libertà educativa delle famiglie, che a quanto pare non possono più rifiutare l’indottrinamento gender propinato ai loro figli. Ricorreremo in appello, ma è proprio vero che certe condanne sono medaglie di guerra. Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario, diceva Orwell. Beh, io non mollo. E non mollerò mai”.

Ma la notizia non sta nell’aver definito la sentenza una “medaglia di guerra”:

Tra i commenti ne spunta anche uno a nome proprio di Simone Pillon.

commento Pillon
L’autocommento del senatore Pillon

Il senatore, o più probabilmente il suo staff di comunicazione, nella fretta di difendersi a spada tratta deve essersi dimenticato di cambiare l’account prima di pubblicare il commento.

Ora, posto che cose del genere accadono molto di frequente, specialmente a personaggi pubblici, la gaffe non ha mancano di suscitare l’ilarità dei social.

A fare ironia, tra i tanti, ci sono anche Luca Bizzarri e Selvaggia Lucarelli:

Ma, purtroppo per il senatore, la storia non finisce qui.

Figurano infatti altri due commenti sempre postati dal medesimo account:

Pillon 2
Gli altri commenti del senatore Pillon

Sembrerebbe dunque che si tratti di un vizio e del resto, si sa, le cattive abitudini sono dure a morire.

Essendosi accorti probabilmente dei disastrosi errori, i membri del suo staff hanno rimosso tutti i commenti, preferendo cavalcare l’onda e puntare sull’autoironia:

“FORZA SIMO! E questa volta, car* amic*, non l’hanno scritto i ragazzi dello staff dimenticando di cambiare account, e nemmeno una delle mie 76 diverse identità di genere, me lo sono proprio scritto da solo: volevate l’autodeterminazione no!?”.

commento finale Pillon
Il commento finale

Questa mossa, tuttavia, non è stata sufficiente a spegnere le battute, sopratutto in rete, che, notoriamente, non perdona.

E a quel punto il senatore, sfinito dal vespaio sollevatosi, e probabilmente inconsapevole del fatto che un imbarazzato silenzio sarebbe stato meglio, se la prende con il quotidiano La Repubblica, reo di aver pubblicato un articolo sulla gaffe.

“Sarò medievale, conservatore, populista, ma no, non sono ancora diventato così matto da commentarmi da solo 😅 Lo ammetto, ieri sera uno dei ragazzi dello staff ha scritto “Forza Simo”, senza accorgersi di essere loggato con la mia pagina. Se perfino Repubblica trova il tempo per riportare questa imperdibile notizia, significa che sono davvero a corto di argomenti contro di me. Hanno trovato il loro nemico pubblico e sono lusingato di esserlo. Perchè non rappresento me stesso, ma tanti, tantissimi papà, mamme, nonni, nonne e figli che non ne possono più della propaganda ideologica di chi vorrebbe sostituire mamma e papà con genitore 1 e genitore 2. Perciò anche un commentino entusiastico val bene il prezzo della berlina. Allora, lo ripeto e me lo ripeto: forza Simo, e forza ciascuno di noi, disposti a dare tutto perchè i nostri figli siano davvero liberi. Non ci fermerete mai. #ForzaSimo

Quello che è certo, in tutta la vicenda, è che il senatore Pillon è riuscito nell’impresa di strappare un sorriso anche ai suoi più feroci detrattori.

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