L’effetto devastante della pandemia sul mercato del petrolio si ripercuote su tutta la catena di approvvigionamento.
Donald Trump assieme ai più grandi produttori di petrolio del mondo tentano di contenere i prezzi del greggio. Attualmente Trump non è riuscito a fermare una valanga di fallimenti nel settore, e altri ancora devono ancora arrivare.
Trump spinge a sostenere i prezzi del petrolio
Whashington: La spinta del Presidente Donald Trump e dei più grandi produttori di petrolio del mondo a sostenere i prezzi del greggio non è riuscita a fermare una valanga di fallimenti nel settore, e altri ancora devono ancora arrivare.
L’effetto devastante della pandemia della Covid-19 sul mercato del petrolio sta dilagando lungo tutta la catena di approvvigionamento, dagli esploratori alle aziende che forniscono loro lavoratori e attrezzature.
La Valaris Plc, con sede a Londra, proprietaria della più grande flotta di piattaforme offshore del mondo, è diventata l’ultima vittima mercoledì.
Solo in Nord America, decine di produttori e operatori di giacimenti petroliferi sono andati in fallimento nel 2020.
Mizuho Securities USA ha previsto all’inizio di quest’anno che ben il 70% dei produttori degli Stati Uniti potrebbe andare in bancarotta.
Accordo dell’OPEC per frenare prezzi del petrolio in caduta libera
Il prezzo del petrolio frenato da una caduta libera dopo un accordo dell’OPEC e dei suoi alleati, spinto da Trump, a tenere a freno la produzione.
Ma dopo aver intrapreso piani di crescita aggressivi quando il greggio commerciava al di sopra dei 100 dollari al barile qualche anno fa.
L’industria è ancora alle prese con carichi di debito schiaccianti, e la domanda di petrolio e prodotti petroliferi rimane ben al di sotto della norma.
Tutto questo mentre le nazioni lottano per controllare la diffusione del virus.
A lungo termine, le compagnie petrolifere si trovano ad affrontare le richieste degli investitori per affrontare il cambiamento climatico e la transizione dai combustibili fossili.
Shock della domanda
“Il petrolio probabilmente nel secondo trimestre ha affrontato la più grande sfida che abbia mai visto. Il più grande shock della domanda che il petrolio abbia mai sperimentato”, ha detto mercoledì James West, un analista di Evercore ISI.
Ma “abbiamo ancora un sacco di piste per i combustibili fossili e gli idrocarburi”.
Mentre c’è ancora un movimento per portare delle alternative, manca loro una certa massa critica. Noi useremo il petrolio e il gas, in particolare il gas naturale, per il prossimo futuro”.
I perforatori statunitensi di scisto, molti dei quali hanno preso in prestito pesanti prestiti per pagare i diritti di perforazione nelle aree di punta.
Hanno continuato ad aumentare la produzione anche quando i prezzi del greggio sono scesi dai massimi raggiunti nell’ultimo decennio. Sono tra i primi ad andare in bancarotta.
Tra le vittime di alto profilo di quest’anno vi sono state la Whiting Petroleum Corp., un tempo il più grande produttore di petrolio della regione dell’argillite di Bakken nel Nord Dakota, e la Chesapeake Energy Corp., l’archetipo delle straordinarie fortune americane di gas di scisto.
Anche se le major petrolifere internazionali come BP Plc e Chevron Corp. hanno bilanci più solidi, hanno eliminato migliaia di posti di lavoro.
Piattaforme e perforatori in fallimento
I tecnici dei giacimenti petroliferi e i fornitori di piattaforme petrolifere offshore hanno presto seguito i perforatori fino al fallimento.
Gli appaltatori di petrolio in mare stanno andando in bancarotta al ritmo più veloce degli ultimi tre anni. Gli esploratori invece, abbandonano le perforazioni ad alto costo.
Valaris, che è creata nel 2019 dalla combinazione di Ensco Plc e Rowan Companies Plc, si unisce ai rivali Noble Corp. e Diamond Offshore Drilling Inc. in fallimento.
Pacific Drilling SA all’inizio di questo mese ha detto che potrebbe tornare al tribunale fallimentare per la seconda volta in meno di tre anni, e Transocean Ltd.
Il più grande proprietario al mondo di piattaforme petrolifere in acque profonde, ha detto che sta esplorando alternative strategiche.
“La perforazione offshore è strutturalmente danneggiata e il recupero non è imminente”, ha scritto mercoledì l’analista di Bernstein Nicholas Green in una nota agli investitori.
“Le nuove gare d’appalto sono poche, altamente competitive e a basso prezzo; la maggior parte dei giocatori sono malamente sopraffatti e hanno un disperato bisogno di contanti”.
Record di iniziative inutili
Il fallimento di Valaris arriva giorni dopo che l’amministrazione Trump ha autorizzato un vasto piano per vendere i diritti di trivellazione.
Stimolando lo sviluppo del petrolio nel robusto rifugio artico dell’Alaska.
Mentre Trump ha rivendicato il dominio energetico degli Stati Uniti, i suoi precedenti nell’affrontare le priorità dell’industria petrolifera sono contrastanti.
Anche quando è intervenuto personalmente per aiutare a mediare un patto globale per tagliare la produzione di petrolio questa primavera.
Il presidente ha parlato di bassi prezzi del greggio e della benzina come di un “taglio delle tasse” per i consumatori.
I leader dell’industria energetica si sono lamentati del fatto che, Trump ha regolarmente dato priorità ad altri segmenti dell’economia statunitense.
Sopratutto alla difesa del carbone a scapito del gas naturale e l’adozione di tariffe per l’acciaio che hanno suscitato preoccupazione per l’aumento dei costi delle condutture.
Sono anche delusi dalla sua decisione di rinunciare alla possibilità di espandere il leasing di petrolio e gas offshore nel Golfo orientale del Messico.
Altre mosse per aiutare gli interessi energetici sono bloccate in tribunale.
Sotto Trump, il Dipartimento degli Interni ha respinto le richieste dei produttori di petrolio offshore per una rinuncia generale ad abbassare il prezzo del petrolio.
