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8 ottobre 1925 muore Peruggia, il ladro della Gioconda

La vita di Peruggia

Vincenzo Pietro Peruggia

Vincenzo Pietro Peruggia nasceva a Trezzino nel varesotto, l’ 8 ottobre del 1881, da una famiglia di lavoratori, il padre Giacomo era un muratore e la madre una domestica. Fin da giovane praticò il mestiere di imbianchino e verniciatore. Questo lavoro o meglio i materiali che venivano utilizzati erano ai tempi assai nocivi tanto da compromettere la salute dello stesso Peruggia. Scartato dalla leva, a causa della poca prestanza fisica si trasferisce a Parigi nel 1907 dove si ammala di ” saturnismo”, malattia dovuta ad un’intossicazione da piombo, metallo contenuto nelle vernici utilizzate dagli imbianchini. Vista la lontananza dall’Italia egli tenne contatti epistolari con la famiglia alla quale inviava saltuariamente modiche somme di denaro.

Dopo la fine della guerra il 26 ottobre 1921 si sposò con Annunciata di quindici anni più giovane. Tornò in Francia utilizzando un espediente: sui documenti per l’espatrio sostituì Vincenzo con Pietro, suo secondo nome. Stabilitosso a Saint-Maur-des-Fossès, dove il 22 marzo 1924 nacque la sua unica figlia, Celestina, ricordata come la ” Giocondina” deceduta il 10 marzo 2011.

Il folle gesto

La parete del furto

La mattina del 21 agosto 1911, Peruggia compì il più grande furto d’arte del 20 ° secolo. La polizia era convinta che l’ex lavoratore del Louvre, nascondendosi all’interno del museo domenica 20 agosto, sfruttasse il fatto che il giorno seguente non sarebbe stato solo. Ma, secondo l’interrogatorio di Peruggia a Firenze dopo il suo arresto, entrò nel museo lunedì 21 agosto intorno alle 7 del mattino, attraverso la porta dove stavano entrando gli altri lavoratori del Louvre. Ha detto che indossava uno dei camici bianchi che gli impiegati del museo indossavano abitualmente ed era indistinguibile dagli altri lavoratori.

Quando il Salon Carré, dove era appesa la Gioconda, era vuoto, sollevò il dipinto dai quattro pioli di ferro che lo fissavano al muro. Successivamente ha rimosso la custodia protettiva e il telaio. Alcune persone riferiscono che nascose il dipinto (che Leonardo dipinse su legno) sotto il camice. Ma Peruggia era solo 160 cm e la Gioconda misura circa (53 cm × 77 cm), quindi non si adatterebbe sotto un grembiule indossato da qualcuno della sua taglia. Invece, disse che si tolse il camice e lo avvolse attorno al dipinto, lo infilò sotto il braccio e lasciò il Louvre attraverso la stessa porta da cui era entrato.

Il tentativo di occultamento

Peruggia nascose il dipinto nel suo appartamento a Parigi. Quando la polizia è arrivata per perquisire il suo appartamento accettarono il suo alibi di aver lavorato in un luogo diverso il giorno del furto.

Dopo aver tenuto nascosto il dipinto in un baule nel suo appartamento per due anni, Peruggia tornò in Italia tenendolo nel suo appartamento a Firenze, ma la sua impazienza lo portò alla cattura quando contattò Alfredo Geri, il proprietario di una galleria d’arte a Firenze. Le versioni erano in conflitto, ma era chiaro che Peruggia aspettava una ricompensa per la restituzione del dipinto a quella che considerava la sua “patria”. Geri chiamò Giovanni Poggi, direttore della Galleria degli Uffizi, che autenticò il dipinto. Poggi e Geri, dopo aver preso il dipinto per “custodia”, informarono la polizia, che arrestò Peruggia nel suo hotel.

Il dipinto recuperato viene esposto in tutta Italia con titoli che rallegrarono il suo ritorno e poi tornò al Louvre nel 1913. Il dipinto famoso prima del furto accrebbe la notorietà grazie ai titoli dei giornali che aiutarono l’opera a diventare una delle più conosciute al mondo.

La scarcerazione, l’amore e la nuova vita

Firenze, Peruggia a processo nel 1924

Peruggia esce di prigione dopo poco tempo e prestò servizio nell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale. In seguito si sposò, ebbe una figlia e tornò in Francia continuando a lavorare come pittore decoratore usando il suo nome di nascita Pietro Peruggia.

I motivi del furto

foto segnaletica del Peruggia

Alcuni hanno cercato di indagare le vere ragioni che portarono Peruggia a rubare il dipinto, ipotizzando anche un furto su commissione. In realtà Peruggia disse di aver compiuto il furto per patriottismo, la visione su un opuscolo del Louvre di quadri italiani portati in Francia da Napoleone Bonaparte provocò in lui un senso di vendetta.

Inizialmente aveva pensato alla Bella giardiniera, ma le dimensioni esagerate del quadro lo avevano dissuaso. In realtà la Gioconda non fece mai parte del bottino di guerra napoleonico, fu Leonardo da Vinci a portarla in Francia, dove ne è attestata la presenza già dal 1625.

La morte il suo compleanno

Peruggia morì l’8 ottobre del 1925, giorno del suo compleanno, colpito da infarto. Pare che nemmeno la figlia, anche lei passata a miglior vita pochi anni fa, sapesse dove è stato seppellito. Questo è un vero peccato. Vincenzo non rubò niente altro. D’altro canto, non era un ladro, ma un genio.

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