Proseguono le proteste in Perù. Nella regione meridionale di Puno si sono verificati violenti scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti. Almeno 44 persone sono morte. Il procuratore generale ha affermato che ha aperto un’indagine sul presidente Boluarte per genocidio.
Proseguono le proteste in Perù
Dopo una pausa per le festività, in Perù sono riprese le proteste dei sostenitori dell’ex presidente Pedro Castillo, rimosso dal suo incarico per aver cercato di sciogliere il parlamento. Le proteste sono state teatro di violenti scontri, che hanno causato 44 morti e numerosi feriti. I manifestanti chiedono il rilascio di Castillo, che sta scontando una condanna di 18 mesi di custodia cautelare, la rimozione della presidente Dina Boluarte, l’ex vicepresidente che ha preso il posto di Castillo. Chiedono anche che vengano indette elezioni immediate.
Il governo peruviano ha decretato il coprifuoco nella regione meridionale di Puno, teatro principale degli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti. Il premier Alberto Otarola ha anche annunciato l’invio di una missione “di alto livello” a Puno. Otarolo ha detto che si tratta di una missione che si propone di cercare “il dialogo, portare medicine”.
Aperta indagine su genocidio contro il presidente
Dopo i numerosi morti durante le proteste, l’ufficio del procuratore capo del Perù ha annunciato di aver avviato un’inchiesta sul presidente Dina Boluarte e sui membri del suo gabinetto per indagare sulle accuse di genocidio. L’ufficio del procuratore generale ha affermato che sta indagando su Boluarte, Otarola, il ministro della difesa Jorge Chavez e il ministro degli interni Victor Rojas con l’accusa di “genocidio, omicidio qualificato e lesioni gravi”. I gruppi per i diritti umani hanno accusato le autorità di usare armi da fuoco sui manifestanti e di lanciare bombe fumogene dagli elicotteri. L’esercito afferma invece che i manifestanti hanno usato armi ed esplosivi fatti in casa.
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