giovedì, Marzo 28, 2024

Parler – il nuovo social dei conservatori americani

La destra trumpiana ha trovato un nuovo rifugio social. Si chiama Parler, e si presente come la piattaforma della libertà di espressione. Promette la completa libertà di parola senza il rischio di essere bloccati. Dopo la vittoria di Joe Biden alle presidenziali il social a visto un boom di iscritti, soprattutto dovuto appunto ai conservatori pro-Trump. Per i sostenitori di Trump è un tiranno della tecnologia che censura i conservatori.

Parler, perché attira così tanto i conservatori?

Donald Trump ama i social e questo non è un mistero. Tuttavia lui ama i social che non lo contraddicono mai. Quelli che gli permettono di dire tutto quello che gli passa per la testa. Da quando è stato eletto presidente americano ha praticamente governato a suon di Tweet. Appunto, quel Twitter tanto amato da Trump perché poteva scrivere tutto quello che voleva. Twitter infatti, come tutti gli altri social nati negli anni 2000, ha sempre permesso di scrivere tutto quello che si voleva senza censura. Così su Twitter circolava ogni genere di pensiero, dalle cose banali fino alle teorie di complotto.

Tuttavia, dopo le continue pressione, il social ha deciso di iniziare a prendere provvedimenti. Ha chiuso pagine di estremisti che incitavano all’odio, limitato le teorie di cospirazione e segnalato quando un tweet conteneva una dichiarazione falsa o fuorviante. Tutto questo ha fatto arrabbiare Trump e i conservatori suoi sostenitori.

In mezzo a tutte queste dispute e nata una nuova piattaforma, Parler. Fondata da John Matze e Jared Thomson, Parler ha una grafica molto simile a Twitter ma di colore magenta, ha funzioni identiche agli altri social (follower, post, messaggi e news) e gli stessi passaggi di iscrizione di Telegram (email, nickname e cellulare, nessuna autenticazione dell’ID con documento). È finanziato dall’investitore degli hedge funds, Robert Marcer e dalla figlia Rebekah, entrambi attivi in difesa di molte cause conservatrici. Mercer padre era anche il principale investitore di Cambridge Analytics, la società di consulenza chiusa nel 2018 dopo essere stata coinvolta nello scandalo sulla vendita di dati di decine di milioni di dati di iscritti a Facebook.

Parler: paladino della libertà di espressione

Parler si presente come il social paladino della libertà di espressione, e così è diventato il nuovo rifugio dell’estrema destra americana. Si autodefinisce “La piazzetta del mondo”, promette la completa libertà di parola senza il rischio di essere bloccati. In questi ultimi mesi ha raccolto gran parte degli utenti banditi da Facebook e Twitter, tra cui molti estremisti e suprematisti bianchi, antisemiti e sostenitori di Trump.

Parler è diventata la piattaforma soprattutto dei sostenitori di Trump, critici delle regole che Facebook e Twitter stanno mettendo in pratica per scoraggiare la diffusione delle notizie false. Tra questi compaiono anche molti nomi noti della politica americana, come il conduttore di Fox News Sean Hannity, la star televisiva Phil Alexander Robertson, l’attivista di estrema destra Laura Loomer, l’ex candidato alle primarie repubblicane Ted Cruz e il membro del Congresso Devin Nunes. Vi sono poi l’ex direttore della campagna Trump Brad Parscale, il senatore dello Utah Mike Lee e l’avvocato di Trump Rudy Giuliani. A questa lista ora si aggiungono anche i figli di Donald Trump.

Matze si difende dalle accuse

Secondo Matze, la cosa migliore è che tutti possano esporsi con una pessima idea e poi venire zittiti attraverso il dialogo pubblico. Che significa quindi via libera a post antisemita, antifemminista, o a contenuti anti-musulmani, complottistici e pornografici. Matze si difende dalle critiche secondo cuo la sua piattaforma potrebbe diffondere opinioni estreme e disinformazione. Ha detto: “Non so perché hanno così tanta paura. Forse è perché a loro non piace che le persone ottengano di nuovo il potere. Non è contro la legge avere queste opinioni estreme. Le persone dicono sempre cose pazze”.

Parler segue la teoria secondo cui la rimozione può solo che radicalizzare ulteriormente le persone, mentre i suoi fondatori hanno affermato che il servizio si impegna con una moderazione minima e che non verificherà i post pubblicati. Mateze ha affermato: “Per combattere le opinioni di queste persone devi farle uscire allo scoperto sui social. Non rinchiuderle nei siti più occulti di Internet dove non possono essere smentite”.

Il social sta diventando un far west virtuale

Tutte le opinioni di estrema destra sono più che tollerate. Secondo un rapporto dell’Anti-Defamation League, i membri dei Proud Boys, i sostenitori della teoria del complotto QAnon, gli estremisti antigovernativi e i suprematisti bianchi promuovono apertamente le loro opinioni su Parler. A causa delle regole permissive, in quest’ultimi mesi Parler è dunque diventato un far west virtuale dove ognuno può dire la sua su elezioni americane, Covid e temi di attualità.

Parler prende piede anche tra la destra italiana

Anche nel nostro Paese Parler sta prendendo piede nell’estrema destra. Tra i nomi di spicco ci sono Daniele Capezzone, giornalista de La verità, Nicola Porro, conduttore di Quarta Repubblica, l’economista leghista Alberto Bagnai, il giornalista Federico Punzi, il deputato leghista Claudio Borghi e l’opinionista Maria Giovanna Maglie. Grandi assenti, per il momento, sono le pagine ufficiali dei partiti italiani.


Parler, cos’è il social network che Trump vuole utilizzare

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