Il Parlamento spagnolo ha approvato con 172 sì, due no e 164 astenuti (i popolari e i centristi di Ciudadanos) il decreto presentato dal governo di Pedro Sanchez che dispone la riesumazione dei resti del Caudillo Francisco Franco e la loro rimozione dal memoriale dedicato ai morti della Guerra Civile, il Valle de los Caidos. Lo scrive El Pais. Commenta lo stesso Pedro Sanchez su Twitter dopo l’approvazione del decreto: “Giustizia. Memoria. Dignità. Oggi la Spagna ha fatto un passo storico per riparare i diritti delle vittime del franchismo. Oggi la nostra democrazia è migliore”.
Un atto questo che allontana sempre più la società spagnola da quella riconciliazione che era stata cercata anche dalla Spagna postbellica del franchismo. I caduti della Guerra Civile Spagnola del 1936-1939 erano stati tumulati al Valle de los Caidos sia per la parte nazionalista che per quella repubblicana. Non mancava al monumento, è bene ricordarlo, una grande connotazione ideologica, giacché lo stesso veniva presentato come il cimitero monumentale dei caduti della “Grande Crociata”.
Grande Crociata fu, per Franco e nella retorica di regime, la Guerra Civile, che oppose i nazionalisti di Mola prima e Franco poi, appoggiati da Italia fascista, Germania nazionalsocialista e Portogallo salazarista, ai Repubblicani appoggiati dai Sovietici in primo luogo ma anche da comunisti di molti paesi riuniti nelle Brigate Internazionali.
A spaccare la società spagnola durante la Ricostruzione fu principalmente la natura di questa guerra. Si trattò infatti di una “prova generale” per la Seconda Guerra Mondiale, uno scontro ideologico su scala nazionale con afflati mistici, con i contorni in certi momenti di una guerra di religione. L’ateismo comunista contro il cattolicesimo militante di Franco, i roghi delle chiese degli anarchici e dei comunisti da un lato e il clero che imbracciava le carabine per difendere Pamplona dagli internazionalisti.
Sanare una spaccatura di questo genere è difficile, specie considerando che doveva essere lo stesso Franco, che la guerra l’aveva vinta, a farlo. Il Generalissimo, finanziato dagli USA durante la Guerra Fredda in funzione anticomunista, amava considerarsi Sentinella dell’Occidente, e non esitava a reprimere manu militari il dissenso comunista e anarchico. Tuttavia non mancarono da parte del regime franchista passi importanti verso la riconciliazione, e non vi è dubbio che il più importante fu proprio la costruzione del Valle, un cimitero monumentale che ospitava i caduti di entrambe le parti e che avrebbe fatto allo stesso Franco da dimora eterna, all’ombra della più grande croce della Cristianità.
Il governo di Sanchez e del PSOE, certamente non ignaro della storia spagnola e altrettanto certamente in malafede, si spinge fino a riaccendere i vecchi contrasti tra repubblicani e nazionalisti evitando scientemente il sentiero della riconciliazione culturale. E la Spagna si trova spaccata in due, centristi e popolari, eredi delle strutture e della cultura franchiste (per quanto in parecchi casi in senso molto lato) si astengono e le sinistre compatte votano per la traslazione delle spoglie mortali del Caudillo in un altro luogo.
Si rivela oggi come sempre anche in terra spagnola come la necrofobia della socialdemocrazia europea si ammanti di una delirante mistica politicamente corretta arrivando fino a censurare la Storia. Oscurati dalla minaccia di un Fascismo immaginario, i giannizzeri del pensiero unico arrivano a minacciare l’integrità di un monumento storico nazionale. Come è accaduto molte volte in passato, i socialdemocratici portano avanti una loro crociata, parallelamente a quella di Franco del 36-39. Non si tratta, per contrasto, di una crociata contro il Fascismo, ma di una crociata contro la realtà.