venerdì, Marzo 29, 2024

Il 14 novembre 1493 nasce l’alchimista Paracelso

Paracelso risulta così storicamente importante che un asteroide e un cratere lunare prendono il nome da lui. La sua vita e il suo lavoro hanno ispirato grandi poeti come Goethe e Borges, e non si sbaglia se lo si considera, il padre della tossicologia moderna.

Sebbene la maggior parte delle persone lo conosca come Paracelso, il suo vero nome era Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, una delle figure più interessanti nella storia della medicina e della scienza, considerato da alcuni un po’ folle, visionario e, senza dubbio, molto fantasioso.

La fame della ricerca

Uno dei più importanti e caratteristici tratti di Paracelso, che lo hanno reso grande, è indubbiamente l’ambizione intellettuale. Ossessionato dalla conoscenza e dalla potenza degli si dedicò in diversi campi di ricerca, dalla pietra filosofale, alla sostanza sconosciuta che presumibilmente permetteva di trasformare il piombo in oro, come non si arrese nella ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza, per il quale ha lavorò molto duramente.

La nascita e gli studi

Paracelso nacque il 14 novembre 1493, in una zona vicina a quella che oggi è Zurigo, in Svizzera. Diversi membri della sua famiglia erano medici, incluso suo padre, e questo ovviamente influenzò notevolmente il suo interesse per questa disciplina.  In seguito, sotto l’abate ed alchimista Giovanni Tritemio, studiò chimica ed occultismo. La sua esperienza universitaria compresa fra il 1509 ed il 1515 rimane non accuratamente documentata, pare che frequentò molti atenei fra cui l’Università di Basilea, mentre qualche anno dopo, ottenne un dottorato di ricerca, presso l’Università di Ferrara con la quale interruppe presto i rapporti poiché contrapposta al suo pensiero rivoluzionario in campo medico.

Lapide a memoria della laurea conseguita da Paracelso

Secondo quanto lui dice dopo aver lavorato nelle miniere in Germania e in Ungheria, dove apprese i segreti dei metalli, intraprese lunghi vagabondaggi che lo portarono in Italia, soggiornando a Torino e poi in Spagna, in Germania, in Inghilterra, in Svezia, in Polonia, in Transilvania; mete plausibili, mentre è molto meno probabile che, come egli stesso dice, sia stato in India e in Cina.

Paracelso era convinto che la medicina non fosse qualcosa che si potesse insegnare in un’istituzione. Sin dall’inizio, fu molto critico nei confronti della medicina ufficiale del suo tempo. Secondo questo singolare personaggio, i migliori insegnamenti per un medico non provenivano affatto medici del passato tanto adulati, come Ippocrate, Galeno o Avicenna, bensì dall’esperienza, quella stessa che lui aveva raccolto nei suoi numerosi viaggi e che voleva trasmettere ai suoi alunni. Allo sguardo rivolto al passato, agli antichi, egli voleva contrapporre il progresso, pensiero che portò i suoi colleghi

Alchimia e chimica

Paracelso

Paracelso usava minerali e sostanze chimiche per curare le malattie, cosa che nessun altro faceva allora. Ciò gli ha permesso di curare i pazienti che avevano malattie incurabili a quel tempo. Esistono testimonianze che riportano i suoi successi in vari casi di epilessia, lebbra e gotta. Fu il primo medico a identificare la sifilide e proporre a riguardo un trattamento con il letale mercurio. La sua importanza in campo farmacologico è dovuta al fatto di essere stato il primo a raccomandare l’uso di sostanze minerali e di prodotti chimici, differenziandosi da chi ancora utilizzava solo piante e derivati.

Laudanum

Altro grande riconoscimento che dobbiamo attribuire a Paracelso è l’invenzione del laudano, uno dei primi analgesici chimici a base di oppio ed alcol, per “Laudanum” Paracelso intendeva essenzialmente la resina secreta da foglie e fiori di specie vegetali del genere Costus, in latino nota come ladanum o ledanum e impiegata in medicina sin dai tempi classici. Inoltre, ha esaminato i veleni in modo molto dettagliato stilando una regola a riguardo che rimane valida fino ai giorni nostri: “La dose produce il veleno, poiché ogni cosa è velenosa”.

A differenza degli altri medici del suo tempo, Paracelso era molto vicino ai suoi pazienti. Credeva anche che le sue conoscenze dovessero essere di dominio pubblico. Per questo motivo, ha tenuto discorsi alla comunità, spiegando la sua scienza in un linguaggio semplice.

L’approccio alla medicina di Paracelso

Paracelso stabilì che la medicina aveva quattro assi principali: scienze naturali, astronomia, chimica e amore, sostenendo che le piante e i minerali non guarissero da soli, invece, per essere effettivamente efficaci, avevano bisogno di bontà e ispirazione divina. A differenza dei colleghi, credeva fermamente nella validità degli interventi chirurgici. A quel tempo, i barbieri erano i soli a eseguire interventi chirurgici e solo in circostanze molto specifiche tanto che secoli dopo, molti medici si sono sentiti ispirati proprio dai loro metodi.

È importante notare che non ogni singolo medico era suo nemico. Tra i suoi ammiratori c’era nientemeno che Erasmo da Rotterdam, di cui era medico personale ed amico, usufruendo addirittura della protezione di un principe tedesco, che probabilmente ebbe modo di sottoporsi alle sue valide cure.

La tomba dove riposa dal 1541

Una morte violenta

Paracelso morì alla giovane età di 47 anni a Salisburgo il 24 settembre 1541, assassinato da un gruppo di teppisti che volevano derubarlo, una semplice rapina da strada. Tuttavia, persero tempo perché aveva già donato tutti i suoi averi ai poveri e quindi l’unica cosa che gli rapirono quel giorno, fu la sua vita.

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