giovedì, Aprile 25, 2024

Pakistan: emesse tre condanne a morte per blasfemia

Le leggi sulla blasfemia del Pakistan sono oggetto di discussione internazionale e causano gravi controversie di tipo religioso all’interno del paese. Una corte antiterrorismo del Pakistan ha condannato a morte tre persone che hanno infranto le leggi sulla blasfemia del paese asiatico. I tre hanno pubblicato sui social media dei post offensivi nei confronti del profeta Maometto. Secondo un funzionario del tribunale pakistano anche un professore universitario ha subito una condanna a dieci anni per aver tenuto una lezione considerata blasfema. Il giudice Raja Javad ha annunciato a Islamabad la sentenza sui capi d’accusa risalenti al 2017.

Blasfemia in Pakistan: legge o discriminazione?

I condannati potranno ricorrere in appello presso due tribunali superiori per ribaltare le condanne oppure chiedere la grazia al presidente. La legge sulla blasfemia del Pakistan è un residuo coloniale reso più stringente negli anni 80 dal regime di Ziaul Haq. Secondo gli attivisti per i diritti umani la legge viene usata contro i seguaci di altre religioni e di confessioni minoritarie dell’islam, cosi come accade per gli sciiti o per gli ahmadiyya nei paesi a maggioranza sunnita.

Il caso Asia Bibi

A conferma di quanto affermato vi è il caso di Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia e dopo nove anni prosciolta dalle accuse. La donna ha subito un’accusa di blasfemia in seguito a una discussione con due donne musulmane che non volevano bere dallo stesso recipiente. Secondo l’accusa nel 2009 la donna insultò il profeta Maometto durante la discussione ma dopo nove anni il giudice capo Saqib Nisar ha annunciato la cancellazione di tutti i capi d’accusa e il rilascio di Asia Bibi.

Il difficile rapporto tra Islam e Induismo

Tuttavia la minoranza più colpita e discriminata sono gli indù. Secondo i dati del governo pakistano nel paese risiedono circa 3,5 milioni di indù che costituiscono l’1,6% della popolazione. Le leggi sulla blasfemia sono uno dei motivi di discriminazioni e violenze verso gli indù, senza contare gli attacchi ai luoghi sacri. Il 30 dicembre una corteo ha distrutto a picconate un tempio nel distretto di Karak. L’edificio era stato chiuso e riaperto nel 2015. Il motivo della distruzione è da ricercare nel tentativo di espansione dell’edificio.

Gli eventi

Due settimane fa una folla di musulmani, fomentati da un leader locale, ha danneggiato gravemente il tempio indù di  Shri Paramhans Ji Maharaj Samadhi. In seguito un tribunale ha condannato il governo a ricostruire il tempio e il leader al risarcimento dei lavori. Negli ultimi 40 anni in Pakistan folle inferocite o singoli hanno ucciso circa ottanta persone accusate di blasfemia prima della sentenza. Dal 2011 al 2015 sono stati registrati 1296 casi di blasfemia nel paese asiatico.

Gli USA contro le leggi sulla blasfemia

Al giorno d’oggi il paese considera le leggi sulla blasfemia sacre. Secondo gli esperti non esiste una definizione chiara di blasfemia nella giurisprudenza islamica né una consuetudine giuridica sulla pena. Le leggi sulla blasfemia del Pakistan sono tornate alla ribalta dopo che gli USA hanno richiesto al paese asiatico di modificarle dopo l’uccisione di un cittadino pakistano-americano durante il processo che lo vedeva accusato di blasfemia. Secondo la commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale il Pakistan conta decine di condannati a morte o all’ergastolo a causa delle leggi sulla blasfemia.

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