venerdì, Aprile 19, 2024

Pacetti per Turandot: costumi in mostra a Prato

Scenografie teatrali e costumi indossati da Rosa Raisa e Iva Pacetti per Turandot riuniti alla mostra al Museo del tessuto di Prato. Un’esposizione inedita e multidisciplinare che racconta come Giacomo Puccini abbia scegliere Galileo Chini per la realizzazione delle quinte dell’opera. Lo spettacolo va in scena la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926.


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Perché in mostra i costumi di Iva Pacetti per Turandot?

Gli abiti portano la firma di Luigi Sapelli, in arte Caramba, considerato il primo vero costumista del Novecento. Oltre a Galileo Chini si deve a lui il merito di aver elaborato l’immagine scenica dell’opera. Probabilmente Iva Pacetti riceve in dono i vestiti in occasione della sua performance alla Scala nel 1939. Potrebbe anche averli acquistati per il personale guardaroba d’artista, come spesso facevano i soprani.

Gli abiti di scena

Una sopravveste con foggia a kimono dalle ampie aperture è decorata con pizzo in rayon e pochoir a motivi vegetali. La parrucca è abbinata al vestito. Una tunica è invece realizzata con tessuti laminati con scollatura semicircolare sul davanti e uno strascico posteriore. L’accessorio è una corona in stile orientale con fiori e farfalle tremblant e galloni. La indossano le interpreti della protagonista, da Rosa Raisa nel 1926, a Bianca Scacciati e Gina Cigna. La tiara è il simbolo di Turandot, tanto che la Callas la vuole per sé. Anche Dolce & Gabbana la ripropongono nella loro stupefacente sfilata del 2019 ispirata allo spettacolo.

Il restauro dei costumi di Pacetti per Turandot

Rinvenuti in pessimo stato conservativo, i costumi e i gioielli di scena hanno richiesto un intervento di restauro. Il Consorzio tela di Penelope di Prato ha sistemato i vestiti, mentre alcuni esperti hanno aggiustato i gioielli. Una campagna di crowdfunding ha permesso di recuperare i fondi per realizzare l’opera.

Il progetto della mostra

Nel 2018 il Museo acquisisce un baule contenente materiale eterogeneo proveniente dal guardaroba del soprano pratese Iva Pacetti. Gli studi condotti dalla conservatrice, Daniela Degl’Innocenti, descrivono la genesi della Turandot. Inoltre, raccontano il sodalizio artistico tra il Giacomo Puccini e Galileo Chini. Il compositore infatti affida la creazione dell’atmosfera orientale di Turandot ad un artista che ha vissuto e lavorato in Siam.

“Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”

Il percorso espositivo si apre con 120 oggetti della collezione Chini, proveniente dal Museo di Antropologia di Firenze. Il visitatore può ammirare tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane, strumenti musicali, sculture, armi e manufatti thailandesi e cinesi. Al piano superiore c’è una sezione dedicata alle scenografie per la Turandot. Sono così presenti opere di collezioni private e molti reperti inediti e curiosi. Degne di nota la piroga monoposto di legno che solcava le acque del fiume Menam e la tela raffigurante “La fede”. Riuniti anche alcuni bozzetti degli sfondi della Turandot dall’Archivio storico Ricordi di Milano. La quinta col vasto piazzale della reggia dov’è ambientata una delle scene più famose dell’opera fa rivivere la progettazione dello spettacolo. Poi una sala propone i costumi di scena e alcuni bozzetti originali e pochoir dei vestiti di Filippo Brunelleschi. L’evento si svolge dal 22 maggio al 21 novembre.

Immagine cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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