Non sarà un dato certamente allarmante (almeno per ora) ma una tendenza al negativo che deve far riflettere. Negli ultimi 7 anni, circa due milioni di italiani hanno deciso di non destinare più l’Otto per Mille dell’Irpef alla Chiesa cattolica. È quanto si evince dall’ultimo report sulla suddivisione delle quote prelevate dall’imposta diretta pubblicato dal Dipartimento delle Finanze. Il clamoroso calo delle indicazioni verso la Cei viene in parte tamponato da un’ulteriore diminuzione dei cittadini che nella dichiarazione dei redditi hanno espresso chiaramente a quale ente avrebbero voluto destinare la propria somma.
Prima di passare al setaccio i dati forniti dal Dipartimento delle Finanze, occorre ricordare in breve quali sono le complesse regole che sottintendono al sistema di finanziamento delle istituzioni religiose. Su tutti, c’è da evidenziare che ogni anno vengono suddivisi gli importi relativi alle dichiarazioni di tre anni prima, le quali ovviamente fanno riferimento alla documentazione dell’anno precedente. In altre parole, in questo 2019 si terrà conto dell’Otto per Mille collegato ai redditi del 2015 che, in totale, arrivano ad una cifra di circa 1,4 miliardi di euro.
Il dettaglio che al momento consente alla Chiesa cattolica di non registrare ingenti perdite a fronte della diminuzione dei contribuenti che l’hanno indicata come destinataria della quota Irpef è quello che riguarda proprio la distanza che intercorre tra coloro che hanno effettuato una scelta ben precisa, e quelli che invece hanno preferito non esprimersi. Infatti su un totale di 40,8 milioni di cittadini, circa il 43% ha indicato la sua preferenza per l’Otto per Mille, mentre la maggioranza del 56,5% non ha effettuato alcuna designazione. Nonostante il calo generale, c’è comunque da sottolineare che la Cei resta comunque in vetta alla graduatoria con 14 milioni di contribuenti che l’hanno inserita nella dichiarazione dei redditi, ossia il 35,3% degli italiani e quasi l’80% delle indicazioni.

Si tratta di un aspetto importante, perché l’istituzione cattolica, a differenza delle altre confessioni religiose, ha scelto comunque di intascare le quote di Irpef anche in caso di mancata designazione volontaria del contribuente. Tutto ciò consentirà alla Cei di ottenere ben più di 1 miliardo dall’Otto per Mille, a fronte dei circa 200 milioni di euro dello Stato, dei 43 milioni dei valdesi e di somme ben più irrisorie che andranno ad altri enti. Comunque nel confronto con gli anni precedenti, le somme di denaro sono sicuramente in aumento perché il totale da spartire è stato ulteriormente integrato, passando da 1,23 a 1,4 miliardi di euro. Questa circostanza è dettata dal recente incremento dell’Irpef dovuto alla compensazione sui sostituti d’imposta.
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Otto per Mille: com’è cambiata la distribuzione dal 2010 ad oggi
La progressiva diminuzione degli italiani che hanno scelto la Chiesa cattolica come destinataria dell’Otto per Mille si può comprendere ancor meglio se si guarda allo storico delle quote a partire dal 2010, quando sono stati circa 15,6 milioni i contribuenti che hanno destinato l’Otto per Mille alla Cei, con una percentuale del 37,6% dei dichiaranti e dell’82,2% delle scelte totali. In quel caso si era registrato un 45,7% di cittadini che avevano manifestato palesemente la propria preferenza.
Facendo un balzo in avanti fino agli ultimi due anni, di cui si conoscono i movimenti dei cittadini che hanno effettuato le dichiarazioni dei redditi ma non ancora gli importi precisi, è facile notare il trend in costante calo dell’Otto per Mille destinato alla Chiesa cattolica, passato nel 2017 a 13,5 milioni di persone, ovvero almeno due milioni in meno rispetto ad un passato nemmeno troppo lontano. I risvolti negativi di questa graduale «indifferenza» degli italiani verso la Cei, in termini finanziari si dovrebbero iniziare a vedere tra il 2020-2021 quando verranno ripartite le risorse economiche, mentre le designazioni arrivate in questa stagione diventeranno effettive nel 2022.

Se l’Otto per Mille verso la Chiesa cattolica sta inesorabilmente scivolando verso una tendenza negativa, decisamente meglio sta andando negli ultimi due anni per le confessioni buddiste (anche se ben lontane dalle quote della Cei), così come anche lo Stato viene segnalato in crescita.