Il 19 giugno del 1901 nasce Piero Gobetti – giornalista, filosofo, editore, traduttore ed antifascista italiano – fondatore delle riviste Energie Nove, La Rivoluzione liberale e Il Baretti.
Una vita di resistenza

Gobetti fino alla sua morte contribuisce in modo fondamentale alla vita politica e culturale. Erede della tradizione post-illuminista e liberale ed esponente della sinistra progressista, si avvicina al proletariato torinese diventando antifascista. Soprattutto per le sue riviste, diventate centro di impegno antifascista, viene più volte arrestato dalla polizia fascista, nel ’23 e nel ’24. Nel ’25 viene picchiato a Torino con gravi ferite. Questo evento lo costringe a trasferirsi in Francia, dove muore, il 15 febbraio 1926.
Nel 1923 fonda una Casa Editrice, Piero Gobetti Editore, che pubblica nei due anni di esistenza ben 84 libri. È tra i primi a pubblicare i libri di Luigi Einaudi, e nel 1925 pubblica anche la prima edizione di Ossi di Seppia, di Eugenio Montale. Molti dei libri editi sono stati distrutti, o dati in fiamme, sotto il fascismo. Tra questi vi è il volume introvabile dedicato al socialista Giacomo Matteotti.
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“Cosa ho a che fare io con gli schiavi?”
Viene arrestato poiché è sospettato di “appartenenza a gruppi sovversivi che complottano contro lo Stato”. Esattamente 5 giorni dopo il rilascio, Gobetti è nuovamente in arresto con la seguente motivazione: <<era stato redattore dell’Ordine Nuovo di Torino, giornale antinazionale; la rivista che egli dirige, conduce da tempo una campagna contro le istituzioni e il governo fascista; il prefetto si è perciò sentito in diritto di far operare una perquisizione e il fermo di Gobetti per misure di ordine pubblico>>.

Gobetti, in risposta, ribadisce la sua posizione antifascista e fa aggiungere a tutte le copertine dei libri, stampati dalla sua casa editrice, il motto in greco antico che recita: “Cosa ho a che fare io con gli schiavi?”.
“La rivoluzione liberale”
“La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia” è senz’altro un saggio importantissimo. Pubblicato nel 1924, quando Gobetti ha solo 23 anni. Il saggio diventa subito introvabile a seguito delle richieste, da parte del regime fascista, di distruggere parte dell’edizione. Il tentativo, durante la seconda guerra mondiale, di recuperarlo e distribuirlo clandestinamente, fallisce poiché è impossibile ritrovare tutto il materiale editoriale. Bisognerà aspettare il 1948 per avere la prima ristampa, a cura della Casa Editrice Einaudi.
Questo saggio – considerato pietra miliare della cultura italiana del dopoguerra – nasce dall’idea iniziale di raccogliere ed ordinare gli articoli di contenuto politico. È diviso in quattro parti. La prima parte, L’eredità del Risorgimento, è un esame critico della tradizione politica italiana; seguono il secondo e il terzo libro – “La lotta politica in Italia” e “Critica liberale” – entrambi dedicati all’analisi del presente con l’approfondimento delle principali questioni politiche. Infine il quarto libro dedicato al fascismo, alla sua nascita e al suo successo.
Una vita vissuta pienamente
Analizzando la politica italiana, Gobetti sviluppa una teoria sulla formazione di una classe politica che sia cosciente delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali, che nascono dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato. Infatti, secondo Gobetti, uno Stato moderno non può formarsi senza il contributo delle masse operaie e dei contadini. Piero Gobetti è certo del fatto che <<nessun cambiamento può avvenire se non parte dal basso, mai concesso né elargito, se non nasce nelle coscienze come autonoma e creatrice volontà rinnovarsi e di rinnovare>>.

Ancora oggi il pensiero di Piero Gobetti è spunto di riflessioni e dibattiti. Non solo è stato uno straordinario editore, ma ha scoperto anche numerosi talenti: Eugenio Montale, Carlo Levi, Carlo Rosselli e molti altri personaggi illustri. È stato uno dei più grandi intellettuali italiani. Nonostante sia morto giovanissimo a causa dei fascisti, è riuscito a vivere pienamente, portando avanti le sue battaglie politiche. Soprattutto Gobetti è una figura attuale. I problemi del suo periodo storico, sono ancora i problemi di oggi.
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“Chi sa combattere è degno di libertà”
Ciò che chiede Gobetti alle forze sociali e agli intellettuali, è la capacità di assumersi la responsabilità, un appello non molto lontano dal nostro tempo: <<com’è vasta la cultura che devo conquistare! E non basta conquistare il vecchio. Sono giovane e devo anche produrre creare quel po’ che si può creare. […] Ho tutta la vita davanti per sedermi in campagna davanti al camino a mangiare pane e noci. Ho una responsabilità. Devo espormi in prima persona>>.
Gobetti è un giovane che insegna ad altri giovani a “muoversi”, a pretendere un cambiamento diventandone parte attiva. Non da fermi, ma da giovani responsabili capaci di muovere il mondo anche attraverso un ideale. Giovani in piedi, giovani che corrono, giovani in movimento. Giovani pronti e capaci di credere in qualcosa. Giovani che sappiano difendere i propri valori a testa alta. Ci sarà sempre qualcuno che proverà a far tacere un’idea, ma proprio come Gobetti, bisognerà “urlare” un po’ di più, perché: <<chi sa combattere è degno di libertà>>.