giovedì, Marzo 28, 2024

Notre Dame, i tesori sopravvissuti

Oggi ricorre un mese dal terribile incendio di Notre Dame (https://www.periodicodaily.com/parigi-causa-dellincendio-di-notre-dame-probabile-cortocircuito-cosi-emerge-dallinquirenti/), che ha sconvolto credenti e laici di ogni parte del mondo. A piangere la basilica, simbolo del cattolicesimo, unione di popoli e fedi appartenenti alla cristianità e unificazione intellettuale, religiosa e culturale dell’Europa intera, sono stati i cittadini di ogni parte del mondo e di ogni credo che a vedere crollare il tetto del duomo si sono sentiti mutilati di una parte della propria appartenenza. Notre Dame, monumento delle grandi e spirituali imprese umane, segno di tempi antichi che non smettono mai di riproporsi in chiave moderna nel mondo contemporaneo, è uno dei primigeni archetipi della solidale cooperatività tra i popoli e le genti, emblema di capacità e lavoro, metafora delle orgogliose gesta dell’umanità sulla terra che si rivolgono al cielo in segno di grazia e beatitudine ma soprattutto per contemplare l’uguaglianza e la libertà di cui l’essere umano non dovrebbe mai essere privato. Se, dunque, è questo lo spirito grazie al quale è stata edificata la cattedrale, a noi moderni è dato il compito di perseguire ciò che è stato costruito e ora come mai ricordarsi dei valori passati per rispettare quelli presenti. Aiutando Nostra Signora a rialzarsi si permetterà all’Europa a risollevarsi dalle macerie e dalle fiamme che hanno intaccato la cattedrale e i cuori e i sentimenti di milioni di cittadini europei. Per questo, andando sul sito Notre Dame: Accueil, si può fare una donazione per finanziare il restauro della cattedrale.

Incendio di Notre Dame

Considerato che, a parte il crollo del tetto ligneo da dove è scaturito l’incendio, la struttura in muratura di pietra fortunatamente non è rimasta particolarmente danneggiata, sorte più infausta ha avuto il patrimonio artistico interno, queste ricchezze meritano di essere ricordate. In questa maniera si avrà una comprensione più ampia e coerente della storia dell’Europa, di quello che fu ed è la cattedrale di Notre Dame, perché per capire ciò che significa essere i discendenti della cultura dei nostri avi e portatori della stessa, non basta conoscere la storia dell’edificio o quella artistico architettonica (https://www.periodicodaily.com/storia-della-cattedrale-di-notre-dame-la-vera-signora-di-parigi/ e https://www.periodicodaily.com/notre-dame-e-la-protezione-dei-gargoyle/). E’ attraverso le manifatture, l’artigianato e gli oggetti contenuti all’interno della cattedrale che si può vivere la storia sentendo vibrare il presente di quelle stesse frequenze che poco meno di mille anni fa consentirono ai parigini di essere parte di un’unità indissolubile qual è l’umanità e ai non francesi di accogliere i loro vicini franchi come fossero fratelli.

Il patrimoni interni

Gli organi

Gli organi sono l’apparato musicale che non deve mai mancare in una chiesa, soprattutto la cattedrale di Notre Dame che dopo San Pietro è la sede più prestigiosa per il culto cattolico. Questi straordinari strumenti ad aria, tra i più antichi creati dall’ingegno umano sullo studio del suono prodotto dall’etere, il precursore del quale può essere considerato il flauto e ancora prima la cannula vegetale, permettono un’esperienza mistica e spiritualmente sublime. A Notre Dame, fino a che la cattedrale non fu chiusa per l’incendio divampato al suo interno, le funzioni domenicali erano accompagnate dall’organo che, sotto il movimento impartito delle dita provette degli organisti titolari Vincent Dubois, Olivier Latry, Philippe Lefebvre, fino a un mese fa riusciva a creare sinfonie di assoluta bellezza. In particolare dentro a Notre Dame ci sono tre organi che abbelliscono con la loro maestosità e il loro delicato senso artistico l’opera architettonica della cattedrale. Il grande organo o organo maggiore, miracolosamente salvatosi dall’incendio pur essendo stato intaccato dall’acqua dei pompieri, venne probabilmente costruito nel XIII secolo. Lo strumento è sospeso in una struttura definita nido di rondine, situato presso la cantoria in controfacciata sotto un’alta finestra della navata. I 132 registri sono distribuiti sulla pedaliera e sulle 5 tastiere, con una singola tastiera composta da 4 a 6 canne per nota. Quando nel 1401 si decise di costruire un nuovo organo sulla piattaforma di pietra del grande portale ovest, un gran numero di musicisti si cimentarono nell’esecuzione di musica sacra sotto la candida luce mattutina dell’alba o quella rossastra dei vespri, uno dei quali è il famoso autore del Vero Mistero della Passione Arnoul Gréban. Con il passare degli anni l’organo è stato trasformato e restaurato numerose volte fino a prendere, nel XVIII secolo, le attuali proporzioni. I molti interventi successivi hanno permesso allo strumento di ottenere un miglioramento delle sonorità grazie alle competenze tecniche che si sono succedute nei secoli. Ma l’attenzione all’antichità e alle antiche melodie è rimasta, infatti, alcune pipe sono ancora quelle originali di epoca medievale. Quando scoppiò la rivoluzione francese il grande organo resistette alle tendenze iconoclaste in ambito religioso del periodo. In quegli anni turbolenti le musiche furono convertite, così l’organo suonò le musiche patriottiche di molti musicisti tra cui quelle del compositore Balbastre, autore di alcune variazioni del La Marsigliese. Sul finire degli anni sessanta dell’Ottocento, grazie al lavoro del costruttore di organi Aristide Cavaillé-Coll e per iniziativa dell’architetto Viollet le-Duc, il grande organo acquistò la pienezza di 86 giochi su 5 tastiere e pedaliere. Altre modifiche vennero apportate nel Novecento da Louis Vierne e Pierre Couchereau, l’ultimo dei quali lo ingrandisce e lo modifica ulteriormente. Un’importante restauro è quello attuato nel 1992 che agisce sul ripristino dei suoni sinfonici di Cavallié-Coll preservando gli strati precedenti di suono e armonie. L’intenzione era quella di avvicinarsi sempre più alle sonorità originarie senza però costringere lo strumento a tali musicalità ormai in disuso. Così facendo si è scelta la via dell’armonica mescolanza delle note antiche e dei suoni contemporanei senza intaccare la straordinaria prepotenza artistica del grande organo, capolavoro d’ingegno, tecnica e capacità compositive.

Grande organo

L’organo del coro, pur essendo di dimensioni più ridotte rispetto al grande organo, con quest’ultimo è ugualmente in grado di gareggiare. Composto da 30 giochi distribuiti su due tastiere e una pedaliera ha meno possibilità di variazione rispetto al fratello ma le sue interpretazioni sono egualmente da non sottovalutare. Strumento del cuore della liturgia della cattedrale, il piccolo organo vede la sua comparsa in Notre Dame all’indomani della Rivoluzione quando la moda degli organi da coro si diffonde nelle chiese per sopperire alla mancanza di quei musicisti del culto che allora venivano radiati dalle parrocchie e dalle stesse basiliche per perseguire la causa rivoluzionaria uno dei cui scopi primari era laicizzare lo Stato purificandolo dalla religione considerata perversione di massa e inutile atto superstizioso dannoso ad un’organizzazione civile della società. Quest’organo è studiato appositamente per essere abbinato eventualmente dal complesso vocale e per accompagnare la messa, svolgendo diverse funzioni rese possibili grazie alla diversità e alle variazioni della sua tavolozza sonora ricca di una quantità indefinibile di combinazioni sinfoniche. A volte assecondato dal coro, altre suonando da solista in sostegno al cantore o all’assemblea durante la settimana, nei weekend è solito accompagnarsi al grande organo, entrambi intonando insieme al celebrante e alla folla dei fedeli. Dall’aprile del 1989 fino al dicembre del ’92, era l’unico strumento funzionante a Notre Dame per il restauro avvenuto in quei mesi del grande organo.

Organo del coro

Il piccolo organo, detto anche organo positivo a cassapanca, costituito da 1 tastiera e 5 giochi, è invece lo strumento perfetto per creare variazioni ulteriori al grande organo e all’organo del coro. Assicurando un ensable armonico e dinamico lo strumento, essendo mobile, è anche molto versatile all’interno della cattedrale. Grazie a lui si possono creare suoni complessi sfruttando diverse postazioni che permettono sonorità differenti grazie alla diversa struttura architettonica di Notre Dame. Si vengono a formare in questo modo soluzioni innovative che ampliano le possibilità sonore dello strumento sfruttando i luoghi della cattedrale.

Anello dell’ordine delle campane di Notre Dame

Il complesso delle campane di Notre Dame è uno dei congegni più complessi ed entusiasmanti della religiosità. Come è nel Libro delle Benedizioni, lo scopo delle campane è sacro e autentico, insostituibile:

“E’ un’usanza che risale all’antichità per convocare il popolo cristiano all’assemblea liturgica e avvisarli dei principali eventi della comunità con un segnale sonoro. Quindi la voce delle campane esprime, in un certo senso, i sentimenti del popolo di Dio, quando esulta e piange, quando rende grazie o quando prega quando si riunisce e manifesta il mistero della sua unità in Cristo”

Le campane sono divise principalmente tra la torre nord e quella sud della cattedrale. Il loro compito è scandire le ore nonché annunciare ai fedeli l’inizio delle liturgie o delle feste con un fantastico corollario di suoni udibili a chilometri di distanza. L’esistenza delle campane all’interno della basilica è attestata dal XII secolo, ossia circa dall’inizio della sua costruzione. Nel 1769 venne installato un grande concerto, o carillon, di campane composto da venti campane che poi andarono ad ampliarsi e ricostituirsi.

Campane di Notre Dame

Ogni campana porta un nome umano, maschile o femminile, ed è dedicata a un santo o una personalità della religiosità cattolica. Oggi, ovviamente, il complesso è azionato da un apparato elettronico che dà l’impulso alle campane mettendo in movimento la complicata suoneria. Per controllare le campane e la loro sincronia è stato scritto un Ordine squillo secondo antica tradizione risalente a Lo studio della normativa delle suonerie del XVIII secolo. Nella torre sud si trova le due campane col suono più grave, l’Emmaneul, la più grande in assoluto originariamente chiamata Jacqueline, e Marie risalente al 1378. Con le sue 13 tonnellate di peso la prima campana, considerata dai musicologi una delle migliori campane mai realizzate sotto gli aspetti dell’acustica e del timbro, è tra le migliori, se non la migliore d’Europa, anche per la qualità del metallo impiegato. All’interno della torre che regge l’imponente bourdon, vi è una struttura di sostegno in legno appositamente ideata per proteggere la torre dalle vibrazioni prodotte dalla grossa campana il cui solo batacchio pesa ben 500 Kg. Viene spesso tenuta a riposo suonando solo, spesso insieme a Marie, per le occasioni liturgiche speciali e per le feste patrie o ordinazioni episcopali come successe con la liberazione dal nazifascismo nel 1944 e per la morte del papa e il nuovo annuncio pontificale.

Campana Emmanuel

Rimasta intatta dal rogo del mese passato, questa magnifica campana del 1600, è un’assoluta creazione dell’ingegno umano. Le campane principali erano distribuite tra la torre nord e quella sud ma altre erano localizzate in altri posti della cattedrale, sette delle quali avevano sede sulla flèche, la guglia crollata nell’incendio dell’aprile scorso. Durante la Rivoluzione andarono perdute tutte le campane ad eccezione dell’Emmanuel. Altre ne vennero fuse e ricollocate nelle sedi attuali. Nell’incendio di quest’anno sono andati perduti i due concerti, costituiti di tre campane ciascuno, che erano collegati all’orologio situato nel sottotetto del transetto sud, quello posto nel solaio immediatamente al di sopra della volta a crociera ed il carillon localizzato all’interno del secondo piano della base della fleche, la guglia ottocentesca in stile neogotico di Le-Duc. L’Emmanel e i complessi verranno sicuramente restaurati e ricollocati nelle loro sedi dopo il restauro della basilica perché il loro suono non può non diffondersi nei cieli di Parigi. Nessun parigino può dimenticare la potenza di quel rombo in cui ogni francese s’identifica, poiché scordare un tale terremoto di eccellenza è indimenticabile. Come scrive Victor Hugo in Notre Dame de Paris:

“Il primo shock dell’otturatore e il muro d’ottone hanno scosso la cornice […]. Finalmente è iniziata la grande scarica, l’intera torre tremava: carpenteria, pesi, pietre, tutto ad un tratto brontolando, dalle pile della fondazione ai trifogli dell’incoronazione […]. La furiosa scatenata campana presentava alternativamente alle due pareti della torre la sua bocca di bronzo, dalla quale sfuggì questo respiro di tempesta che si fa sentire a quattro leghe di distanza”

Statuaria

Salva è pure la statua della Madonna col Bambino, conosciuta anche come Madonna di Notre Dame di fronte alla quale si convertì Paul Claudel durante i vespri del giorni di Natale del 1886. Scultura trecentesca di notevole pregio artistico, è l’elemento artistico che connota la cattedrale da secoli. La statua è la più conosciuta tra le 37 rappresentazioni della Vergine presenti nella basilica. Risalente alla metà del XIV secolo proviene dall’antica Cappella Saint Aignan, edificio romanico poco distante dalla cattedrale, situata nell’ex Chiostro dei Canonici sull’Ile de la Cité. Rappresenta Maria che tiene stretto al grembo il bambin Gesù che a sua volta regge in mano una sfera simbolo della sua santità e della sua natura divina mentre giocherella con le pieghe dell’abito materno. Benché l’austerità trecentesca sia denotabile è favolosa l’eleganza della realizzazione e la maestria dell’artista nel rappresentare le espressioni umane dei volti delle due più elevate figure della cristianità. Guardando la scultura da un’altra angolazione i sorrisi di Maria si trasformano in un sentimento di timore e di paura, presagio e conoscenza vaticinante del sacrificio del Figlio sulla croce. Trasferita all’interno di Notre Dame nel 1818 fu collocata al molo del Portale della Vergine sostituendo la Vergine del XIII secolo lì presente abbattuta nel 1793. Successivamente, durante la campagna di restauro di Le-Duc del 1855, è stata nuovamente spostata scegliendo come luogo definitivo la sede in cui si trovava fino a prima dell’intervento dei pompieri e della sicurezza in occasione dell’incendio, luogo storico sin dalla fine del XII secolo. Vicino è stato costruito un altare dedicato alla Vergine Maria, e sotto il piedistallo che innalza il complesso artistico verso la volta della cattedrale non può mai mancare un corredo floreale di colore bianco, simbolo di purezza e grazia. Ogni artista e poeta ne ha contemplato la bellezza. Oltre a Huysmans che nel suo La Cattedrale carpì le immagini nascoste del complesso scultoreo riferì le sensazioni che la doppia emotività della Vergine gli provocava, anche Marcel Aubert nel suo Notre Dame de Paris. Nota storica e archeologica sostiene la soavità artistica unitamente alla pregnanza simbolica della Vergine col Bambino.

Madonna di Notre Dame

Le vetrate

Nonostante i danni provocati dalle fiamme le grandi vetrate della cattedrale tra cui il rosone centrale sono scampati alla devastazione del fuoco che avrebbe potuto letteralmente far collassare i vetri sotto il peso del materiale fuso. Sebbene siano effettivamente successe delle complicanze per la vicinanza del fuoco, i rosoni sono rimasti integri sebbene si stia ancora constatando la reale gravità della situazione. Di magnifica bellezza e intensità cromatica è la Rosa del Sud, o Rose du Midi, progettata dai maestri e artigiani Jean de Chelles, che fece murare la prima pietra del transetto sud, e Pierre du Montreuil. Costruita nel 1260 venne accompagnata dalle altre due grandi vetrate per rendere armoniosa la cattedrale. Come la sua controparte settentrionale il Rosone del Sud si sviluppa in altezza per quasi 19 metri comprensivo di lucernario e in larghezza quasi altrettanto, il suo diametro misura quasi 13 metri. Dedicata al Nuovo Testamento, la Rosa del Sud ha 84 pannelli distribuiti su 4 cerchi composti da un gioco di medaglioni dalle trasparenze colorate, alcuni singoli, altri a composizione multipla o intersecati a formare una composizione trilobata, in ognuno dei quali è rappresentato un brano biblico o sono presenti personalità sacre, santi, martiri, ecclesiastici o geometrie dalle tinte vivacissime. Con la rivoluzione del 1830 e il conseguente incendio il rosone venne compromesso, si operò quindi al restauro delle strutture e delle vetrate. Il lavoro fu intrapreso da Le-Duc che si occupò dell’aspetto strutturale delle murature e dal maestro vetraio Alfred Gérente il quale ricostituì le vetrate del XIII secolo. Attraverso quest’impresa di restauro si ricostruirono i medaglioni mancanti nello spirito di mantenimento dell’originalità del tutto. I successivi interventi hanno però talmente stravolto i pannelli e la loro struttura che la composizione complessiva risulta molto diversa da come avrebbe dovuto essere quella duecentesca.

Rosa del Sud

I dodici apostoli, nel rosone originale costituenti il primo cerchio, ora sono sparsi invece in due cerchi andandosi a mescolare con gli altri personaggi. Nel quarto cerchio è presente una schiera composta da una ventina di angeli che portano candele, corone e incensiere, e scene dell’Antico Testamento oltre che in questa circonferenza abitata dagli angeli sono raffigurate anche nel terzo cerchio. Alle due estremità sono presenti la Discesa verso l’Inferno circondata da Mosè e Aronne e La Tentazione di Adamo ed Eva, e poi La Resurrezione di Cristo con San Pietro e San Paolo, Santa Maria Maddalena e San Giovanni. Il medaglione centrale probabilmente contente originariamente un Dio in Maestà, nel 1726 si decise di sostituirlo con lo stemma del cardinale di Marsiglia perché troppo rovinato per lo stato di degrado che l’aveva consunto. Ma con il Restauro di Le-Duc e Gérente lo stemma venne sostituito col Cristo dell’Apocalisse. Per ispirazione delle opere della Cattedrale di Chartres, sotto il rosone si trova una strabiliante sequenza dei sedici profeti, al centro sono stati collocati i quattro profeti maggiori sopra i quali i quattro evangelisti. La Rosa del Sud simboleggia quindi il Cristo trionfante seduto in Cielo, circondato da tutti coloro che sono stati i suoi rappresentanti sulla Terra, è simbolo di rinascita dalle fiamme della decadenza e del destino a protezione dell’ingegno e delle capacità umane. Tutta la grande opera vetraria è un sincretismo religioso tra Vecchio e Nuovo Testamento, una straordinaria dimostrazione di bellezza nella diversità multisfaccettata delle divergenze e variazioni artistiche e di pensiero che si concretizza in un’unica meravigliosa opera umana sintetizzante ogni lato del conoscibile e del mistero.

Reliquie, gioielli e altre fortune

Oltre alle opere precedenti altri oggetti, quali oreficerie, reliquie, monili, manoscritti, arredi non sono stati attaccati dalle fiamme. Tra questi sono stati risparmiati una Parte della Croce e un Chiodo della Passione di Cristo, e se è pur vero che un pezzetto della Sacra Corona di Spine, separato precedentemente all’incendio dalla reliquia di appartenenza è stato perduto insieme con una reliquia di San Dionisio e di Santa Genoveffa nel crollo del pinnacolo della Fleche, l’integrità della santa reliquia che il Cristo indossò sul Calvario è accertata (https://www.periodicodaily.com/parigi-salvo-il-tesoro-della-cattedrale-di-notre-dame/).

Corona di Spine

Anche la Tunica di San Luigi, il Coro e l’Altare che non è stato mancato dal collasso delle capriate abbattutesi lì vicino, sono sfuggiti alle fiamme benché abbiano riportato qualche danno, comprese altre statue oltre alla Madonna di Notre Dame. Purtroppo gravi complicanze hanno subito le opere pittoriche dei Grands Mays che non hanno potuto essere staccati dalle pareti prima che le fiamme li colpissero, ma è stato portato al sicuro il Tesoro delle Cattedrale comprensivo di una collezione di reliquie e magnifici inestimabili oggetti.

Il salvataggio di queste creazioni dell’uomo, prodotto di sentimenti elevati e misericordiosi, sia per il lavoro indefesso dei vigili del fuoco sia che si voglia attribuire questo fatto alla forza del destino o al miracolo, è l’unico vero sollievo alla disgrazia dell’incendio, avvenimento che rimarrà impresso nella mente e nei cuori per anni non essendo facile dimenticare con quanta irruenza la calamità ha spezzato una parte di sentimenti umani e cristiani che fin da subito, come si è fatto spesso con la cattedrale, si sta cominciando a ricostruire.

Alessandro Pallara
Alessandro Pallara
Nasce a Ferrara nel marzo del 1996. Ha studiato sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Comics di Padova. Tuttora collabora come volontario supervisore del patrimonio artistico culturale con l'associazione Touring Club Italiano nella città di Bologna.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Stay Connected

0FansLike
0FollowersFollow
0SubscribersSubscribe
- Advertisement -spot_img

Latest Articles