Nevado del Ruiz: il 13 novembre 1985 l’eruzione che costò la vita a 23mila persone

All'epoca dei fatti, il governo colombiano e le autorità locali furono accusati di sottovalutazione del pericolo e di soccorsi attivati con colpevole ritardo.

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Il 13 novembre 1985 l'eruzione vulcanica del Nevado del Ruiz.

Il 13 novembre 1985 la Colombia rimase vittima di una spaventosa eruzione vulcanica che provocò una strage di vittime innocenti. Il Nevado del Ruiz si risvegliò dal suo stato dormiente dopo circa settant’anni, e il cataclisma produsse quattro imponenti colate di lava, fango e detriti che si abbatterono a circa 60 chilometri orari sulla vicina città di Armero, uccidendo almeno 23mila persone. Si trattò della seconda eruzione nella storia per numero di decessi dopo quella che nel 1902 aveva colpito la Martinica.

In realtà, l’imminente risveglio del vulcano non fu una completa sorpresa soprattutto per gli studiosi e gli istituti di vulcanologia colombiani che, già nel settembre del 1985, avevano registrato delle preoccupanti attività intorno alla montagna e avevano provveduto ad avvisare il governo affinché si organizzasse per evacuare coloro che vivevano nei pressi del Nevado del Ruiz.

Il vulcano Nevado del Ruiz.

Le istituzioni non si mossero per tempo e, quando partirono gli ordini di evacuazione, ormai era già troppo tardi. Furono diverse le città che si trovarono inermi e impreparate di fronte alla furia del vulcano, con le autorità locali che intervennero in ritardo per cercare di limitare i danni e di salvare il maggior numero di vite umane. Durante i funerali di massa delle vittime del disastro fu esposto un grande striscione che accusava apertamente il governo di non aver fatto nulla per evitare la tragedia.

Le drammatiche fasi dell’eruzione del vulcano Nevado del Ruiz

Il Nevado del Ruiz è uno stratovulcano andino che sorge sulla “cintura di fuoco” del Pacifico, nota per la sua pericolosità poiché si tratta di un’area in cui si verificano molto spesso dei violenti terremoti. Gli istituti di vulcanologia, dopo essersi accorti di un incremento dell’attività del vulcano colombiano nel 1985, stilarono una mappa delle zone maggiormente a rischio che inviarono al governo. Quest’ultimo però, ritenendo che avrebbe potuto generare un eccessivo allarmismo, preferì non distribuirla tra la popolazione e le amministrazioni delle città interessate.

La prima eruzione si ebbe intorno alle ore 15 del pomeriggio del 13 novembre 1985. Dopo circa un’ora fu contattato il responsabile della protezione civile che, invano, provò a mettersi in contatto con il presidente della regione e il comandante della polizia. I primi avvisi di evacuazione furono divulgati via radio intorno alle 19, ma ormai c’era ben poco da fare per correre ai ripari.

La città maggiormente devastata dal risveglio del Nevado del Ruiz fu Armero. Qui un sacerdote intervenì per tranquillizzare fedeli e cittadini, dicendo loro tramite gli altoparlanti della chiesa di non lasciare le proprie case e di limitarsi a coprire naso e bocca con un fazzoletto perché così non avrebbero subito danni dalla cenere che già stava cominciando a giungere sul centro urbano. Come se non bastasse, un forte temporale peggiorò ulteriormente la situazione, rallentando e spesso bloccando le evacuazioni (già partite in ritardo) e rendendo più difficili gli spostamenti per gli uomini dei soccorsi.

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Un’altra circostanza che probabilmente contribuì ad acuire il dramma fu la posizione della montagna rispetto ad Armero: essendo a più di 40 chilometri dalla città, non era visibile agli abitanti. Tutto ciò impedì alle persone di comprendere appieno la gravità della vicenda e, di conseguenza, di mettersi in salvo per tempo quando furono lanciati i primi allarmi. Inoltre, soltanto intorno alle ore 21 giunse al sindaco di Armero una telefonata da un piccolo centro cittadino delle vicinanze che informò dell’eruzione: quando i vigili del fuoco accorsero per portare il loro aiuto c’era ormai poco da fare.

L’eruzione del Nevado del Ruiz uccise più di 20mila persone.

La grande quantità di magma fuoriuscita dal Nevado del Ruiz andò addirittura a sciogliere i ghiacciai che sorgevano nei dintorni. Le quattro principali colate di lava andarono a riversarsi nei letti dei sei fiumi che si trovavano alla base della montagna e, raccogliendo e trascinando detriti e fango, ampliarono ulteriormente il loro volume. L’ondata infuocata viaggò verso Armero ad una velocità sostenuta di circa 80 Km orari e, quando intorno alle 23:30 si abbattè sulla città colombiana, lasciò davvero poco scampo ai suoi residenti.

Al termine dell’eruzione del 13 novembre 1985 in questo territorio si contarono addirittura 20mila morti su 29mila abitanti, e appena 80 edifici rimasero in piedi su un totale di 5mila. Una vera e propria tragedia che fece salire sul banco degli imputati soprattutto il governo della Colombia, accusato di non aver mai preso troppo sul serio avvisi e avvertimenti degli scienziati.