Netanyahu fallisce ma aleggia la 5° elezione

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Fallisce il tentativo di Netanyahu di formare una coalizione di governo. Il Premier ha avuto a disposizione 28 giorni di tempo per trovare un’intesa con le altre forze parlamentari. Ma i dissidi interni al Likud, le ambizioni personalistiche dei leader di opposizione e l’esasperazione del blocco anti Bibi hanno reso impossibile raggiungere l’obiettivo. Intanto, Israele non è al riparo da una quinta elezione. Almeno, non ancora.

Netanyahu fallisce?

Il re cede la corona. Alle 23:50 di lunedì 3 maggio, dieci minuti prima dello scadere del mandato, il premier Benjamin “Bibi” Netanyahu ha chiamato Beit HaNasi, la residenza ufficiale del presidente israeliano Reuven Rivlin. Il tutto per informarlo che non avrebbe formato una coalizione. “Ieri, il primo ministro MK Benjamin Netanyahu mi ha informato che non era stato in grado di formare un governo e che, di conseguenza, mi stava restituendo il mandato”, ha reso noto il Capo di Stato. Una sconfitta cocente, per Bibi. Specialmente dopo 28 giorni di trattative. Mentre alle 18:30 (ora locale) del 5 maggio, il presente Rivlin conferiva a Yair Lapid l’incarico di avviare nuove consultazioni. Difatti, l’obiettivo è evitare una nuova elezione. La quinta in meno di tre anni. Sarà la fine per il Primo Ministro più longevo della storia di Israele? O Bibi avrà ancora una chance?

La nuova investitura

Il presidente Rivlin ha giustificato la sua decisione in un discorso pubblico. “Avendo ricevuto le posizioni di tutte le parti e parlato con MK Yair Lapid e MK Naftali Bennett, ho capito che il deputato Naftali Bennett rimane con sette raccomandazioni, mentre il deputato Yair Lapid ha ottenuto 11 raccomandazioni in modo da avere 56 raccomandazioni”. E ancora. “Dal numero di raccomandazioni, è chiaro che MK Yair Lapid potrebbe formare un governo che ha la fiducia della Knesset, nonostante ci siano molte difficoltà”. “Date queste circostanze”, ha osservato il presidente Rivlin, “La restituzione del mandato alla Knesset sarebbe un’applicazione errata della legge e potrebbe portare a un quinto turno di elezioni prima che tutte le possibilità di formare un governo siano state esaurite”.


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Il discorso del Presidente

Come ha precisato il Capo di Stato: “Sulla base delle raccomandazioni che ho ricevuto dai partiti alla Knesset, e secondo l’autorità concessami ai sensi del paragrafo 7 della Legge fondamentale del Governo 2001, ho appena parlato con MK Yair Lapid e l’ho informato che sto affidando a lui la formazione di un governo, sia che si tratti di un governo che dirigerà all’inizio, o di un governo guidato da qualcun altro prima in cui servirà come primo ministro supplente“. E ancora. “Gli ho detto che questa è una posizione che solo pochissime persone hanno raggiunto quando hanno il compito di formare un governo per Israele, e che sono sicuro che per lui è un momento che significa il più alto livello di importanza e responsabilità nazionale“. Del resto, Netanyahu non è riuscito a formare un governo stabile per tre volte in due anni. Un chiaro segno che qualcosa dovrà cambiare.

L’appello

A tal proposito, il Presidente Rivlin ha fatto appello al sentimento di unità nazionale. “Miei concittadini, da troppo tempo siamo intrappolati in un labirinto, se non in una crisi politica“. E poi. “Ma non dobbiamo permettere che queste difficoltà minino la nostra fede che siamo sulla strada giusta e che possiamo continuare a costruire qui la sovranità del popolo israeliano“, ha aggiunto il Presidente. E ancora. “Qualunque cosa serva, sapremo come uscirne più forti, unificati, sull’autostrada guidati dalla società israeliana. Una volta ero giovane e ora sono vecchio, ma non ho mai visto nessuna crisi che abbia indebolito lo spirito di questo meraviglioso popolo“. Sebbene la maggior parte dei partiti della Knesset abbia mostrato sostegno al leader di Yesh Atid, Yair Lapid, il blocco di destra continuerà a spingere per la quinta elezione.


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Netanyahu fallisce: il turno di Lapid

Poco prima della scadenza del termine, Netanyahu ha palesato il suo risentimento nei confronti di Bennett. In un post su Twitter, il suo Likud ha accusato il leader del partito di destra Yamina di aver sabotato la formazione di una coalizione. “A causa del rifiuto di Bennett di impegnarsi in un governo di Destra, che avrebbe certamente portato alla formazione di un governo con l’aggiunta di altri membri della Knesset, il Primo ministro Netanyahu ha ora rimesso il mandato al presidente“. Una delusione espressa anche da altre figure di Likud. “Gli abbiamo dato tutto ciò che voleva, inclusa la premiership. Dipendeva tutto da lui, ma aveva già deciso di andare con Lapid“. Eppure, a Netanyahu è rimasto ben poco da fare. Se non attendere. Ora è il turno di Yair Lapid, il capo della fazione centrista Yesh Atid.

Per il bene della Nazione

Ma non è detto che il moderato riuscirà a trovare i 61 deputati su 120 seggi per formare una coalizione. Se Lapid dovesse fallire il mandato tornerebbe alla Knesset. In quel caso, sarebbe indetta una nuova elezione. La quinta. Al momento, il leader centrista sembra avere ragionevoli probabilità di creare un governo. Un’aspettativa legittima secondo Bennett, come ha parlato lunedì durante una riunione di Yamina alla Knesset. “Dico chiaramente quello che ripeto dall’inizio: se Netanyahu non riesce a formare un governo di destra proveremo a formare un governo di unità“. Del resto, ha detto Bennett, “La cosa più dannosa, più distruttiva, per lo Stato di Israele e per il popolo israeliano in questo momento, è un’altra elezione“. Un discorso affatto nuovo. In precedenza, Bennett non ha fatto un segreto della sua disponibilità a partecipare a un governo di unità per “il bene del paese”. Ancor meglio se guidato da lui.


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Netanyahu fallisce: colpa di Bennett?

Negli ultimi due anni e mezzo, lo Stato di Israele è stato in un vortice infinito di elezioni“, ha detto Bennett. “È come se il paese fosse stato afflitto da una malattia dell’autodistruzione“. Stavolta però è abbastanza. “Questa non è solo una farsa inutile, ma una danno diretto alla vita umana“. Poi una precisazione. “Alla vigilia delle elezioni, ho promesso ciò che era non è ciò che sarà“. Poco prima dello scadere del mandato di Netanyahu, il leader di Yamina aveva esperito l’ultimo tentativo di formare un governo di destra. Ma invano. “La verità è semplice: Netanyahu non è riuscito a formare un governo di destra“, ha detto. “Ho fatto con i miei amici tutto ciò che potevamo“, ha aggiunto. Dal canto suo, il leader di destra ha precisato: “I deputati di Yamina sono stati tra i primi a presentarsi e dire di essere interessati a un governo di destra“.

Le parole di Bennett

E ancora. “Fino all’ultimo giorno abbiamo provato, ma Netanyahu ci ha sbattuto la porta in faccia“, ha detto Bennett con rammarico. Ora è tempo di un cambiamento. “Stiamo guardando avanti“, ha ammesso il leader. Intanto Yamina si trova a un bivio. “Ci sono due opzioni: indire nuove elezioni o formare un governo di emergenza ampio ma impegnativo, che tirerà fuori il carro dal fango“. “Preferirei tirarlo fuori dal fango piuttosto che rimanere tutti impantanati“, ha riferito Bennett. Pertanto ha fatto appello ai partiti di destra. “Voglio rivolgermi ai miei migliori amici di destra e dire loro: è ora di rivalutare (la situazione)“. Perché “Chiunque porti lo Stato di Israele a una quinta elezione per interesse personale, in netto contrasto con le esigenze dello Stato, non sarà perdonato dalla gente“. Piuttosto, “È ora di formare un governo di unità“. “La porta è aperta a tutti i partiti ai fini dell’establishment“.


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Un governo di unità diviso

Dunque, dal fallimento di Netanyahu una coalizione tra Bennett e Lapid sembra una strada in discesa. Al momento, il leader di Yesh Atid Yair vanta il sostegno di 56 membri della Knesset, mentre il capo di Yamina Naftali Bennett detiene 7 seggi alla Knesset. Più che sufficiente per una maggioranza. Per altro, una coalizione che l’elettorato non disdegna. Secondo un sondaggio nazionale pubblicato martedì, il 43% degli intervistati è pronto a sostenere il governo di unità Bennett-Lapid. Una prospettiva preferita all’esecutivo Bennett-Netanyahu. Gli elettori di Yamina, però, non sarebbero entusiasti di collaborare con Yesh Atid. Solo il 24% degli intervistati sosterrebbe un “governo del cambiamento”. Oltre la metà ha affermato di preferire che Bennett si unisca a Netanyahu. Mentre il 25% si è opposto ad entrambe le opzioni.

Netanyahu fallisce: se si votasse oggi?

Secondo lo stesso sondaggio, se oggi si tenessero nuove elezioni il quadro non sarebbe migliore. In particolare, il Likud rimarrebbe il primo partito ma passerebbe da 30 a 28 seggi alla Knesset. Mentre crescerebbero sia Yesh Atid (da 17 a 21) sia Yamina. Quest’ultimo diventerebbe addirittura il terzo partito, ottenendo 11 seggi rispetto ai suoi sette attuali. Sulla scorta delle stesse previsioni, Shas scenderebbe a sette seggi da nove che ha al momento. Quanto alle fazioni sioniste rimarrebbero stabili a quota sette. Lo stesso per il partito Blu e Bianco di Gantz, che non si smuoverebbe dai suoi otto seggi, come New Hope e Joint List. Entrambi con sei seggi ciascuno. Il partito laicista di destra Yisrael Beytenu scivolerebbe a cinque seggi dai suoi sette attuali; Meretz invece a cinque dai sei che vanta al momento. Stabile anche il partito islamista Ra’am, a quattro seggi.


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Netanyahu fallisce ma Lapid non esulta

Dal canto suo, Lapid è sostenuto anche da New Hope di Gideon Sa’ar e da 5 dei 6 parlamentari della Joint List (Hadash e Ta’al). Mentre Mansour Abbas di Ra’am (Lista araba unita) non ha espresso alcuna preferenza. Piuttosto, ha chiarito che avrebbe cooperato “positivamente” con qualsiasi parte riceva il mandato. Quindi, la minaccia per il leader di Yesh Atid giungerà dalla destra. Likud, Shas, il giudaismo della Torah unita e la fazione del sionismo religioso hanno raccomandato al presidente Rivlin di trasferire il mandato alla Knesset. In tal senso, il capo fazione di Likud, Miki Zohar, spera ancora che si possa formare un governo di destra. “A tutti coloro che esultano per la nostra restituzione del mandato, non siamo preoccupati, anche se il percorso di ritorno potrebbe essere lungo“, ha commentato.

Netanyahu fallisce nell’indifferenza della Knesset

Intanto, una questione rimane sospesa. Il Comitato per gli accordi della Knesset, presieduto dal parlamentare Miki Zohar (Likud), dovrà votare due proposte. La prima è il ​​disegno di legge per l’elezione diretta del primo ministro. La seconda è la proposta che abolisce il governo pari passu, che legittimava il binomio al potere Likud-Blue & White. Entrambe potrebbero influenzare gli equilibri parlamentari, sebbene le votazioni non siano in cima all’Agenda della Knesset. Prima, il plenum della Knesset voterà in prima lettura alcuni dei progetti di legge che ieri il Comitato per gli accordi ha esentato dalle regole di preavviso. Tra questi, un emendamento che consente alla Knesset di ignorare le decisioni del Supremo Tribunale. Oltre che un disegno di legge che regolarizza gli insediamenti israeliani in Giudea e Samaria.


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