Nasce SET, la rete per un turismo alternativo

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Quattordici città del Sud Europa hanno ufficialmente creato, presentando il manifesto il 24 aprile , la rete SET con l’obiettivo di dare una voce alternativa e plurale al modello di turismo attuale.

Venezia, Valencia, Siviglia, Palma, Pamplona, Lisbona, Malta, Malaga, Madrid, Girona, Donostia/San Sebastian, Canarie, Camp de Terragona, Barcellona: queste le città fondatrici del network che propone un approccio al turismo ripensando gli effetti di questo fenomeno (senza dimenticarne l’importanza economica) sul territorio urbano.

Il manifesto di  SET – Sud Europa di fronte alla Turistizzazione pone spunti di riflessione sul concetto di “diritto all’abitare”, e lancia l’invito a ragionare su fenomeni cone la proliferazione di locazioni turistiche, la svendita del patrimonio pubblico, la saturazione del trasporto pubblico, la gentrificazione dei centri storici e la iper produzione di lavoro di tipo precario nella filiera turistica.

I problemi legati ad ogni singola città cambiano nello specifico da situazione a situazione, ma alcune caratteristiche legste alla turistificazione moderna e di massa sono comuni a tutte le quattordici realtà firmatarie di SET. Tra queste si trovano l’aumento della precarizzazione del diritto all’alloggio, in buona parte provocato dall’acquisto massivo di immobili da parte di fondi di investimento e fondi immobiliari per destinarli in buona parte al mercato turistico, l’aumento dei prezzi e trasformazione delle attività commerciali locali in attività turistiche slegate dai bisogni delle popolazioni locali (spesso in terza o quarta età), la massificazione di strade e piazze, che porta problematiche ai residenti sia per quanto riguarda il rumore che l’accesso stesso allo spazio pubblico, la
saturazione delle reti di trasporto pubblico e l’alta dipendenza dell’economia locale dal settore turistico, con che porta una tendenza alla monocultura.

Altri seri problemi portati dal moderno turismo e sottolineati dal manifesto di SET sono la precarizzazione delle condizioni lavorative della popolazione (spesso i lavoratori nel settore turistico sono stagionali e/o hanno condizioni contrattuali non ottimali) e lo smisurato ampliamento costante delle infrastrutture (strade, porti, aeroporti, depuratori, impianti di dissalazione ) che sfigurano il territorio, provocano espropriazioni e impongono costi elevati alla popolazione residente.

Uno dei punti su cui SET cerca di fare informazione è lo sfruttamento illimitato dell’ambiente dal punto di vista turistico contro gli interessi e i bisogni dei e delle cittadine e residenti.

La rete propone l’imposizione di limiti all’industria turistica, la deturistificazione dell’economia delle città, o la decrescita turistica accompagnata da politiche di stimolo di altre economie più eque dal punto di vista sociale e ambientale. Il grado d’incidenza di questi problemi non riguarda tutte le città firmatarie nella stessa maniera ma dipende in quale fase del processo di turistificazione si trovano. Realtà cone Valencia, Madrid e Lisbona protagoniste di recenti e rapidi aumenti nei flussi di turisti stanno mettendo in atto studi appositi, mentre città decisamente da anni protagoniste delle rotte turistiche di massa come Venezia, Palma o Barcellona, devono trovare una soluzione con il problema già in atto.

È proprio di qualche giorno fa la notizia che il Comune di Venezia sta studiando un piano per regolare gli accessi alla città (sia ai turisti in città, sia a chi deve entrare nel capoluogo veneto con i mezzi di trasporto) per gestire meglio i flussi in alcune giornate dell’anno in cui si rischia il sovraffollamento.

SET rischia di essere percepito come strumento contro il turismo, nonostante il suo obiettivo sia esattamemte il contrario, studiare modalità alternative di turistificazione e di accoglienza ai e alle turiste.