A Napoli sta prendendo forma il primo centro di Studi italiano sui Graffiti e la Street Art. L’iniziativa, avviata con l’ Università Suor Orsola Benincasa, ha come obiettivo tutelare un tipo di arte che è alla portata di tutte e che da anni è parte integrante delle nostre città. Animare il dibattito tra i giovani e non sulla creatività e su come le arti siano in grado di cambiare il viso di città che sono ormai diventate solo luoghi di passaggio. L’idea è partita da Luca Borriello, direttore scientifico dell’iniziativa. Si parla di un percorso cominciato nel 2004, tramite la fondazione dell’Associazione Arteteca. Successivamente è arrivata l’apertura dell’Osservatorio Nazionale Inward. Questo progetto si occupa principalmente di sviluppo della creatività in ambito urbano. Inward agisce principalmente nel settore pubblico tramite associazioni no profit che si occupano anche di tutela del patrimonio urbano.
Questo ha portato alla nascita del centro Studi Inopinatum che si colloca nell’Ateneo dell’ Università Suor Orsola Benincasa. Gli ambienti storici e artistici della sede, creano un tipo di atmosfera che si addice a qualsiasi forma d’arte. Inoltre, secondo Borriello, ci sarebbero anche numerosissimi punti di contatto con le discipline cardine dell’ Ateneo.
Punto di incontro della Street Art
Napoli negli ultimi anni è diventata la Capitale italiana del mondo della Street Art. Artisti provenienti da tutto il mondo hanno deciso di lasciare un loro segno sulle facciate della città. Inoltre da qualche anno è stato fondato nella zona di Ponticelli, il Parco dei Murales. Nei quartieri di periferia questo tipo di arte è più diffusa rispetto al centro dato che la zona storica di Napoli è Patrimonio dell’ Unesco. In quest’area la Street art si diffonde tramite stickers o stencil. Negli ultimi anni il fenomeno è andato diffondendosi sempre di più e moltissime di queste opere sono state commissionate da enti pubblici. La cosa migliore da fare è creare un vero percorso nell’ arte di strada partenopea, che parta dalle zone di provincia fino ad arrivare al cuore della città.
Jorit Agoch e l’amore per una Napoli dolorosa
Uno degli artisti che si è occupato di più della valorizzazione della Street Art a Napoli è sicuramente Jorit. Nonostante sia un artista ormai riconosciuto a livello internazionale è rimasto profondamente ancorato alla sua terra d’origine donandole opere d’arte a scadenze regolari. Il suo stile fotografico, nasconde dei messaggi ben precisi. Messaggi forti e dolorosi. E’ dal 2011 che Jorit regala alla sua città ritratti di personaggi fondamentali per la storia di Napoli o persone che portano avanti battaglie spesso non ascoltate.
Famosissimi sono: Il ritratto di San Gennaro, situato a Forcella a due passi dal centro storico, che rappresenta il simbolo di una città costruita da lavoratori; Il ritratto di Ilaria Cucchi situato nel quartiere Arenella, che racconta delle lotte non ascoltate; La rappresentazione di Eduardo De Filippo sulle saracinesche del Teatro San Ferdinando; A San Giovanni a Teduccio le opere “Dios Umano” ossia Maradona, e al suo fianco il ritratto di Nicolò un bambino autistico che ha come titolo “Essere Umani”;

I ritratto di Pier Paolo Pasolini e Angela Davis nel cuore di Scampia; L’opera che raffigura Che Guevara sempre nel quartiere di San Giovanni a Teduccio; Il ritratto del campione Kobe Bryant realizzato dopo la sua scomparsa nel rinnovato campo da basket di Montedonzelli; Il murales raffigurante Antonio Cardarelli davanti alla facciata dell’ omonimo ospedale. Sono tutti simboli di rivalsa sociale, situati tutti in zone in cui c’è bisogno di forza e di coraggio.
Bansky e Blu: arte a simboli

Altri due artisti profondamente legati alla città sono sicuramente Banksy e Blu. Il primo ha deciso di donare una sola opera all’Italia, la ribattezzata ‘ Madonna con pistola’. L’opera è situata in Piazza Gerolomini ed è ancora oggi l’unica opera italiana dello street artist inglese. Oltre a questa aveva realizzato una rappresentazione del consumismo in Via Croce,sempre a Napoli, andata perduta. Molto significativa è l’opera realizzata da Blu, nel 2016, sulla fiancata dell’ ex OPG (Ospedale Psichiatrico) di Materdei. L’omone verde urlante, sta ad indicare le centinaia di migliaia di volti senza nome passati tra quelle mura. La figura, molto inquietante, è diventata nel corso degli anni un simbolo di quel luogo che è stato fonte di dolore per tante persone. Attualmente è stato riadattato a centro sociale e di accoglienza, nel quale ogni anno si svolgono incontri con persone in difficoltà.