C’è voluto bisogno dell’intervento russo per porre fine al conflitto tra Armenia e Azerbaijan. Un conflitto che stava diventando sempre più logorante, a causa dello sforzo militare di entrambe le parti. Gli scontri per il controllo del Nagorno-Karabakh hanno visto deflagare gli eserciti armeni ed azeri in una battaglia che poteva essere davvero dispendiosa.
I governi di Armenia e Azerbaijan sono riusciti a trovare un’intesa grazie alla mediazione del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. L’obiettivo, come riporta lo stesso Lavrov, è “avviare trattative per arrivare quanto prima ad una risoluzione del conflitto” nel Nagorno-Karabakh.
L’incontro decisivo
L’incontro decisivo che ha permesso i due governi di aver trovate un accordo sul cessate il fuoco, è stato trovato a Mosca dopo un colloquio durato circa 10 ore. Le ragioni che hanno spinto Jeihun Bayramov e Zohrab Mnatsakanian sono state perlopiù umanitarie; la Croce Rossa medierà infatti gli scambi di prigionieri dei due paesi. Decisivo nei colloqui per il cessate il fuoco anche l’OCSE e il Gruppo di Minsk, organismo fondato nel 1992 proprio per supervisionare ed incoraggiare il dialogo le forze armene e azere dopo la guerra del Nagorno-Karabakh degli anni 90′.
I numeri dello scontro armeno-azero
Almeno 300 persone sarebbero state uccise nei combattimenti, scoppiati il 27 settembre, i più gravi del territorio da quando gli scontri del 2016 hanno provocato decine di morti.
Lavrov torna su Navalny
Intanto torna in auge il caso Navalny. La Russia avrebbe chieso all’Unione Europea le motivazioni giuridiche delle sanzioni, per Lavrov l’Unione starebbe agendo “al di fuori del giusti processo legale”.
Il ministro degli esteri di Mosca rincara la dose anche contro la Germania, la quale non avrebbe concesso i documenti riferiti al presunto avvelenamento del dissidente dopo il suo ricovero presso la clinica Charite di Berlino.
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