sabato, Aprile 20, 2024

Myanmar: oltre 80 manifestanti uccisi dalle forze di polizia

Il numero dei morti in seguito alle proteste contro il golpe del Myanmar aumentano in maniera preoccupante. Lo riporta l’associazione che monitora le vittime, l’Assistance Association for Political Prisoners, che giornalmente comunica ai media le vittime. Alle circa 600 persone morte, registrate lo scorso 9 aprile, se ne aggiungono altre 82. E sono dovute, come ci si potrebbe aspettare, da un nuovo assalto delle forze di polizia della giunta contro i manifestanti che chiedono il rilascio di Aung San Suun Kyi e il ripristino del governo eletto democraticamente.

Le truppe fedeli al regime militare hanno agito in in tre quartieri di Yangon, Shinsawpu, Hmawkan e Nantawyar, e hanno colpito i manifestanti con proiettili esplosivi. Nelle città di Taze e Kalay invece la polizia ha smantellato numerose postazioni anti regime, uccidendo anche in questa circostanza circa 12 persone. Ma l’aspetto più preoccupante è relativo ad alcune testimonianze di giovani intervenuti contro la polizia. Secondo le loro parole, i militari avrebbero raccolto i corpi delle vittime e li avrebbero gettati in un autocarro.

Golpe Myanmar, cosa sta accadendo?

Il caos regna sovrano e nessuno, a livello internazionale, agisce per contrastarlo. In Myanmar vige un vero e proprio regime militare, segnalato e denunciato anche dai coraggiosi quotidiani locale come la testata The Irrawaddy, che ieri ha pubblicato un editoriale dettagliato sulle condizioni di vita nel paese. Il giornale birmano non ha usato giri di parole, definendo il golpe come un “manuale dell’autoritarismo“. “Sono vietati i raduni di più di cinque persone tra le 5 del mattino e le 19. I blocchi stradali improvvisati, l’uso delle moto, il trasporto delle persone sul retro dei camion nonché portare con sé armi rudimentali, inclusi bastoni, coltelli e fionde“, afferma l’editoriale.

Myanmar, governo conduce 19 condanne a morte

La giunta militare ha condotto 19 condanne a morte, di cui 17 in contumacia, nei confronti di coloro che sono accusati di aver ucciso un soldato. Si tratta della prima condanna a morte di massa dall’inizio del governo golpista, arrivato al potere lo scorso 1° febbraio. Coloro che sono condannati in contumacia sarebbero accusati dal governo di aver agito durante l’orario del coprifuoco e sono accusati di omicidio in un distretto di Yangon.


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