Hans Christian Andersen ha creato mondi incantati, con creature che abitavano la sua fantasia. Oggi il Museo Andersen cerca di ricreare tutto questo.
Cosa troveremo nel Museo Andersen?
Nasce proprio nella città natale del favolista, Odense. Antico porto marittimo, oggi è la terza città più grande della Danimarca. È raggiungibile in due ore da Copenaghen, e continua ad evolversi ed espandersi. L’ultima perla è appunto il Museo Andersen, progettato dall’architetto giapponese Kengo Kuma. La cerimonia di inaugurazione è avvenuta lo scorso 30 giugno, alla presenza della regina Margrethe.
Hans Christian Andersen narratore romantico
Evocare una fiaba
Il nome ufficiale sarebbe HC Andersen House, in quanto è ospitato da quella che fu la casa del favolista dai 2 ai 14 anni di età. Inoltre, l’autostrada che scorre vicina è diventata una serie di strade percorribili, in un certo senso rendendosi parte integrante del museo stesso. E così racconta la sua “creatura” Henrik Lübker, il direttore creativo.
Una cosa viva
“L’idea non era solo quella di parlare di Hans Christian Andersen. È l’autore di fiabe più famoso del mondo, ma non c’era niente qui a Odense che raccontasse una fiaba. Volevamo creare un’esperienza in cui le cose accadono nel qui e ora, dovrebbe essere una cosa viva” spiega il direttore. C’è uno speciale percorso che serve, per così dire, a passare dal mondo reale a quello fiabesco.
Tra il reale e il fantastico
L’ingresso è una facciata in vetro con travi di legno, a richiamare le case storiche di Odense. Nella stanza subito successiva accoglie il visitatore un’immagine di Andersen, insieme ad un collage di foto e ad una scultura. Da cui si scende una rampa di scale, impreziosita da oggetti della vita di Andersen e da sue citazioni.
Il Museo Andersen interattivo
Non è finita qui. Henrik Lübker continua “In tutto il museo non volevamo che fosse iperrealistico. Volevamo tenerlo aperto in modo che i visitatori potessero investire la loro immaginazione”. Infatti, una funzione speciale fa in modo che un narratore intraprenda una conversazione con i visitatori: saranno gli oggetti appartenuti al favolista a interagire con loro.
Dare voce agli oggetti
“Andersen ha reso popolare l’idea di dare voce alle cose. Si chiede costantemente: qual è questo senso umano della nozione? Abbiamo tutti delle prospettive, quindi da dove dovrebbe essere il punto di vista della fiaba? Chi dovrebbe raccontare questa storia? Il sole? Il vento?” spiega ancora Lübker.
Un visitatore in viaggio
L’obiettivo del team è quindi ricreare i racconti morali nascosti nelle fiabe di Andersen. Per scrivere la sceneggiatura è stato ingaggiato Daniel Handler: oltre che scrittore di dialoghi, egli è autore della famosa serie di libri per bambini Lemony Snicket. “Avevamo bisogno di battute scherzose. C’è un gioco costante tra gli oggetti, che pensano di essere la parte più importante della storia” ha continuato il direttore creativo.
Personaggi che prendono vita
La parte più emozionante del Museo Andersen sono probabilmente i suoi personaggi. Ad esempio la piccola fiammiferaia, ricreata da un burattinaio che ha lavorato per Tim Burton e Wes Anderson, girata poi in stop-motion. Oppure l’usignolo metallico, del quale è possibile girare la maniglia. O la Sirenetta: nella stanza a lei dedicata i visitatori si troveranno sotto una finestra d’acqua.
Un’esperienza significativa
Sotto la finestra della sirenetta, le voci delle sirene cantano e introducono nell’atmosfera. “L’idea è che provi un senso di desiderio, che le fiabe diventino facilitatori. Alzi gli occhi al cielo e ti chiedi di cosa hai bisogno nel tuo mondo”. Infine, ecco Il brutto anatroccolo: e così spiega ancora il direttore creativo. “Chi non si è sentito solo nella sua vita?”, facendo riferimento alla fiaba. Insomma, è sicuramente un luogo da visitare, e che rimarrà nei ricordi come qualcosa di unico e irripetibile.