giovedì, Marzo 28, 2024

Muore oggi Sant’Ambrogio di Milano

Poco più di 1600 anni fa, il 4 aprile del 397 a Mediolanum (Milano), moriva Aurelio Ambrogio. Conosciuto anche come Ambrogio di Treviri, dove nacque intorno al 340, o Sant’Ambrogio di Milano, la città di cui è patrono insieme a San Carlo Borromeo e San Galdino, apparteneva ad una ricca famiglia cristiana della Gallia Belgica. Seguendo le orme del padre, prefetto del pretorio, mostrò subito una favorevole inclinazione verso la carriera amministrativa. Dopo aver studiato a Roma, prese parte attiva nella vita dell’Urbe come governatore della «provincia romana Aemilia et Liguria», con sede a Mediolanum. Quest’ultima, all’epoca, non solo era la capitale dell’Impero Romano d’Occidente, ma fulcro della sfarzosa corte di Valentiniano I. È proprio qui che Ambrogio divenne una delle figure portanti dell’imperatore romano.

Il giovane di Treviri, con un’ottima carriera avviata, tutto poteva immaginare tranne che, di lì a poco, sarebbe diventato una delle figure più importanti del Cristianesimo.

Fu proprio la stima dell’imperatore, oltre a quella del popolo milanese, a portare il Santo verso l’episcopato. Valentiniano I, infatti, necessitava di una figura carismatica e apprezzata da tutti per porre fine ai disordini causati dalla morte del vescovo Aussenzio. Nonostante i suoi tentativi di evitare la carica, Ambrogio decise di obbedire al suo imperatore e salì alla cattedra della diocesi milanese il 7 dicembre del 374.

«Rapito a forza dai tribunali e dalle insegne dell’amministrazione al sacerdozio», così Sant’Ambrogio si definisce nel suo «De Officiis Ministrorum». Tuttavia, adattandosi in fretta al suo nuovo incarico, adottò uno stile di vita ascetico donando i suoi possedimenti ai bisognosi.

Uomo colto e di grande sapienza, non solo mise in atto numerose opere di carità, ma sigillò il suo pensiero in diverse opere letterarie: gli scritti esegetici, quali «Hexaemeron» e «Commento al Vangelo di Luca»; le opere morali e ascetiche, tra cui spicca il «De Officiis Ministrorum»; le opere dogmatiche, quali «De fide ad Gratianum», «De Spiritu Sancto», «De incarnatione dominicae sacramento».

Teologo e studioso delle Sacre Scritture, si soffermò in modo particolare sull’esegesi biblica, tanto da essere determinante per la conversione al cristianesimo di Sant’Agostino.

L’influenza di Sant’Ambrogio non si fece sentire solo in campo religioso e letterario, ma anche politico. Basti pensare agli incarichi diplomatici sotto Costantino o al rapporto epistolare tenuto con Teodosio. Fondamentale, poi, il suo intervento presso l’imperatore Graziano al fine di indire il concilio di Aquileia nel settembre del 381. Qui Ambrogio si pronunciò fermamente contro l’arianesimo.

Già all’epoca della sua morte, la fama del Vescovo di Milano aveva raggiunto le corti di tutto il mondo allora conosciuto. Sepolto nella Basilica a lui dedicata, è venerato da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi e viene ricordato tra i quattro Dottori della Chiesa d’Occidente insieme a San Girolamo, Sant’Agostino e papa San Gregorio I.

Il carisma e la fede di Sant’Ambrogio attraversa i secoli. Ispiratore di numerosi santi della Chiesa Cattolica, ha vissuto mettendo sempre Cristo al centro della sua esistenza, come affermava San Giovanni Paolo II: «A Lui, tornava continuamente nel suo insegnamento. Su Cristo si modellava pure la carità che proponeva ai fedeli e che testimoniava di persona».

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