Arrestati per aver espresso le proprie opinioni o difeso i diritti umani in regimi totalitari: sono i prigionieri di coscienza protagonisti a Imola. Amnesty International e l’amministrazione comunale organizzano una mostra su Zaki e le altre vittime di intolleranza e oppressione. L’esposizione è in programma dal 20 gennaio al 10 febbraio in piazza Matteotti.
Street artist Laika celebra la scarcerazione di Patrick Zaki
Chi sono i prigionieri di coscienza della mostra su Zaki?
L’evento proposto a Imola si è già svolto a Bologna lo scorso giugno per il trentesimo compleanno di Patrick Zaki. La mostra itinerante ha quindi raggiunto Imola dopo la scarcerazione dello studente egiziano dell’Alma Mater. L’iniziativa presenta i volti di 50 persone che scontano pene ingiuste o non sanno il motivo della detenzione. Su striscioni in pvc esposti in uno spazio pubblico sono rappresentati i volti dei prigionieri e le loro storie. Sono: Sanaa Seif, regista egiziana che ha criticato il Governo, Idil Eser, accusata di terrorismo, Ahmadreza Djalili, tacciata di spionaggio in Iran. Gli organizzatori si occupano di aggiornare le informazioni sui detenuti in base alle azioni intraprese dagli Stati in cui sono condannati.
Le iniziative collaterali all’esposizione
Il 21 gennaio è in programma l’inaugurazione della mostra “Zaki e gli altri prigionieri di coscienza”. Alle 17 in piazza Matteotti ci sarà la presentazione del progetto e nella sala del Consiglio comunale interverranno Riccardo Noury di Amnesty International e Rita Monticeìlli dell’Università di Bologna. Partecipa all’appuntamento trasmesso in diretta streaming sulla pagina Fb di Imola anche Mattia Santori di 6000sardine. Il 24 Gianluca Costantini partecipa a “Disegnare chi scompare”, mentre il 27 e il 4 febbraio alla libreria “Il mosaico” è in programma la lettura “La libertà è un diritto”. Il 28 sarà messo in scena lo spettacolo “Corsi e ricorsi”. Martedì 8/2 alla biblioteca di Imola sarà presentato il libro “Voglio solo tornare a studiare”.
La mostra su Zaki
L’iniziativa ha lo scopo di far conoscere le condizioni di prigionieri politici in altri paesi per incentivarne il rilascio. Azioni come la mostra hanno infatti dato dei risultati, portando alla liberazione di Germain Rukuki, Samar Badawi e Ali Al-Nimr. L’esposizione vuol far sentire a Patrick Zaki la vicinanza dei suoi compagni di corso che sperano nel suo definitivo riscatto dopo l’udienza dell’1 febbraio.