La riunione annuale per commemorare le vittime del disastro nucleare di Chernobyl, di cui oggi ricorre il 34mo anniversario, non si terrà quest’anno a Mosca a causa della pandemia di coronavirus.
Lo ha riferito a i “giornalisti” una fonte del ministero delle Emergenze della Russia. “Sfortunatamente quest’anno la situazione epidemiologica ha fatto saltare i nostri piani. In particolare, non si terrà la cerimonia commemorativa al cimitero di Mitinskoe di Mosca”, ha aggiunto la fonte.
Ogni anno si svolge una cerimonia di commemorazione nel cimitero di Mosca dove sono sepolti 28 soccorritori di Chernobyl. Il disastro di Chernobyl avvenne il 26 aprile 1986 presso la centrale nucleare “Vladimir Lenin”, situata in Ucraina settentrionale (all’epoca parte dell’Unione sovietica), 16 chilometri a sud del confine con la Bielorussia. In seguito al disastro si stima che quasi 600 mila persone abbiano subito delle conseguenze e quasi 2 milioni di persone siano state costrette a trasferirsi.

Più di 1,7 milioni di persone che vivono in Russia sono state esposte alle radiazioni a seguito del disastro nucleare di Chernobyl, di cui ricorre oggi il 34mo anniversario.
Lo ha riferito il servizio stampa del ministero delle Emergenze russo in una nota. “Dei 1,7 milioni di residenti in Russia esposti alle radiazioni a seguito del disastro nella centrale nucleare di Chernobyl, 1,5 milioni sono residenti in territori inquinati dalle radiazioni in 14 regioni del paese o che si sono trasferiti da quelle aree ad altre zone.
Altre 125 mila persone hanno preso parte allo sforzo di soccorso post-disastro”, si legge nella nota. Il sostegno sociale alle persone colpite dal disastro di Chernobyl in Russia è fornito sulla base di documenti emessi dal ministero delle Emergenze. Lo scorso anno il ministero ha emesso oltre 10 mila documenti, di cui 9 mila rilasciati a persone che risiedono in aree inquinate o che le hanno lasciate in seguito al disastro.
Il disastro di Chernobyl avvenne il 26 aprile 1986 presso la centrale nucleare “Vladimir Lenin”, situata in Ucraina settentrionale (all’epoca parte dell’Unione sovietica), 16 chilometri a sud del confine con la Bielorussia. In seguito al disastro si stima che quasi 600 mila persone abbiano subito delle conseguenze e quasi 2 milioni di persone siano state costrette a trasferirsi.
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