La portavoce del noto attivista russo Aleksej Navalnyj, Kira Jarmysh, ieri sera ha espresso apprezzamento per queste modalità di protesta.
“Un eccellente esempio di ciò che la gente pensa veramente dell’auto-isolamento, quando le persone vengono tenute nelle loro abitazioni senza lavorare e senza ricevere alcuna forma di aiuto. È molto bello che questo sia avvenuto nella mia nativa Rostov!”. Una fonte di “Agenzia Nova” a Rostov ha spiegato che la manifestazione di ieri non è stata la prima di questo genere, ma che sino a quel momento non c’era stato un sostegno così aperto da parte degli attivisti legati a Navalnyj, che in questo modo stanno “facendosi nuovamente sentire” dopo settimane di relativa assenza mediatica.
Le proteste virtuali hanno inoltre lo scopo di verificare sia la fattibilità dell’impiego delle nuove tecnologie nelle manifestazioni sia, soprattutto, la reazione delle autorità a tali azioni. Le persone che hanno preso parte alle proteste virtuali, secondo quanto riferito dall’emittente “Dozhd” hanno chiesto in larga misura “la piena applicazione delle misure di quarantena”, al fine di rimanere completamente “a casa e fare affidamento sulle garanzie statali” o, in alternativa, la rimozione delle restrizioni che hanno privato molti cittadini di gran parte delle loro fonti di sostentamento.
Sebbene il governo federale abbia disposto il pagamento di sussidi commisurati al reddito percepito prima dell’emergenza, molti lavoratori russi si stanno scontrando con un brusco taglio delle loro entrate, soprattutto a causa della pratica diffusa – e molto spesso accettata anche dagli stessi dipendenti che versano in condizioni di indigenza – di pagare gli stipendi in nero.