Ha mosso i suoi primi passi in sordina, ha dovuto affrontare anche aspre critiche, ma oggi si può dire che la modest fashion è tra i settori in maggiore espansione nel mondo della moda. Le origini di questo trend risalgono agli ultimi mesi del 2010, e da quel momento ha fatto passi da gigante, raggiungendo una dimensione internazionale. Di recente Grazia Middle East ha rivelato che, stando ai suoi calcoli, entro il 2024 l’intero movimento della modest fashion dovrebbe raggiungere un valore di mercato globale che si dovrebbe aggirare intorno ai 400 miliardi di dollari.
Questo tipo di abbigliamento viene seguito con precisione e costanza da diverse comunità mondiali. L’obiettivo è quello di coprire le parti del corpo che vengono considerate sacre secondo il proprio credo religioso. Tutto ciò però non vuol dire che questo debba essere uno stile noioso e banale, anzi. Le origini della modest fashion derivano soprattutto dall’impegno di alcune fashion blogger musulmane che lavorano principalmente nel Regno Unito e in diversi Paesi europei. Con i loro consigli hanno voluto dimostrare come questo look possa essere originale, femminile e comodo per chiunque.
Dina Torkia è una delle principali promotrici della crescita e diffusione di questo stile di abbigliamento. Da più di dieci anni, ormai, fornisce utili consigli sul suo blog personale ed è diventata un punto di riferimento per tutte le donne che vogliono seguire i crismi di questa moda.
Origini e sviluppo della modest fashion
Dalle sue origini, la modest fashion ne ha fatta di strada. H&M nel 2018 è stata la prima azienda ad immettere sul mercato una collezione incentrata su questo look, seguita nel 2020 da Primark. In un primo momento entrambe le società sono state duramente criticate da coloro che ritenevano i loro progetti come un vano tentativo di favorire integrazione e inclusività.
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Ad oggi si può dire che il brand che meglio rappresenta la modest fashion è Uniqlo che ha avviato una proficua collaborazione con la stilista britannico-giapponese Hana Tajima. Le sue creazioni, infatti, non si rivolgono soltanto a coloro che da sempre seguono questo stile, ma a tutte le persone potenzialmente interessate ad indossare questi vestiti. La stilista ha dichiarato a Vogue che l’abbigliamento deve essere sempre aperto a tutti. Ha aggiunto che apprezza molto quando qualcuno si appassiona ad un look che non appartiene alle sue origini, ma nonostante ciò decide di farlo proprio.