venerdì, Marzo 29, 2024

Miti e leggende direttamente dal mondo dell’auto

Non esiste mondo che non porti con sé la sua brava dose di miti e leggende: quello dell’auto non fa eccezione. Eccone otto.

Quali miti e leggende nasconde il mondo dell’auto?

Sono otto, e sono miti e leggende legate al mondo dell’automotive. Alcune sono vere, alcune sono in bilico tra realtà e leggenda, altre ancora totalmente inventate. Possiamo dunque partire per scoprirle.


Le auto musicali più famose di sempre


Allo Spett.bile Henry Ford

Conoscerete sicuramente tutti il duo criminale Bonnie & Clyde, Bonnie Parker e Clyde Barrow. E qualcuno di voi conoscerà anche John Dillinger, che faceva il loro stesso “mestiere”. Ebbene, si diceva che Barrow e Dillinger avessero scritto ad Henry Ford, il famoso costruttore, per ringraziarlo per l’affidabilità della sua V8. Tempo dopo la lettera di Dillinger si rivelò essere fasulla: quanto a quella di Barrow, ad oggi si trova esposta all’Henry Ford Museum di Dearborn, Michigan, nonostante la perizia calligrafica non avesse convinto del tutto. Il mistero, quindi, rimane.

Il complotto del 1933

Era l’anno del Gran Premio di Tripoli, abbinato ad una lotteria e con un primo premio di 3 milioni di lire. Prima della partenza furono estratti 33 biglietti, e ognuno venne associato ad un pilota. Leggenda vuole che Tazio Nuvolari, Achille Varzi e “Baconin” Borzacchini si fossero messi d’accordo, tra loro e con i possessori dei biglietti, di dividersi la vincita in sei parti a prescindere dal risultato. Soltanto molto tempo dopo, il giornalista Giovanni Canestrini confessò di essere stato l’arbitro di detto accordo: il lancio di una moneta avrebbe azzerato la rivalità esistente tra Nuvolari e Varzi, e il primo avrebbe lasciato vincere l’altro. Sembrerebbe che sia tutto vero.

La maledizione di Little Bastard

Spesso capita che la morte di un personaggio famoso dia il via ad una serie di miti e leggende, o ad una maledizione, in questo caso. Molti di voi conosceranno quindi Little Bastard, la Porsche 550 Spider su cui viaggiava James Dean al momento dell’incidente che gli fu fatale. Dopo la tragedia l’auto fu separata nelle sue componenti, e attorno ai suoi rottami nacque appunto la maledizione: si diceva che ci fosse una catena di morti sospette legate a chiunque ne entrasse in possesso, o li montasse su un’altra auto. La realtà però è che non ci sono evidenze che ci sia qualcosa di vero. A parte, naturalmente, la perdita di una giovane star di Hollywood in quel momento all’apice della carriera.

Un gioiello d’auto sull’Andrea Doria

Il transatlantico Andrea Doria è tristemente famoso, più o meno come il Titanic. Affondò il 26 luglio 1956, a seguito della collisione con un’altra nave, al largo di Nantucket. A bordo della nave, però, c’era anche un ospite importante: la Chrysler Norseman, costruito dalla torinese Ghia per conto della casa americana. Il prototipo avrebbe dovuto essere presentato l’anno successivo, ma sappiamo purtroppo quale fu il destino dell’Andrea Doria. Così fu anche per il gioiello Chrysler: nel 1994 si riuscì ad aprire la cassa dove era stata custodita, in fondo al mare, ma non era rimasto altro che un rottame di ruggine e detriti.

La Mustang di Bullitt

Steve McQueen amava le auto e le corse, tanto che spesso nei suoi film chiedeva di fare a meno degli stuntman. Non così accadde però nel film Bullitt: dopo alcuni tentativi, l’attore fu costretto a lasciare la guida della sua Mustang Fastback in altre mani. Nelle scene più spettacolari quindi prese il suo posto Loren Janes, mentre alla guida delle altre auto c’erano Bud Elkins, Bill Hickman e lo stunt coordinator Carey Loftin.

Un lavoro da stuntman

Parliamo ancora di cinema, questa volta di 007 – L’uomo dalla pistola d’oro, con protagonista Roger Moore. Era il 1974 e la CGI non esisteva, naturalmente. Una delle scene, forse la più spettacolare, vede una AMC Hornet Hatchback rossa che si produce in un salto con avvitamento di 360 gradi oltrepassando un fiume. Non ci fu computer grafica né effetti speciali: solo una squadra di stuntman e ingegneri che, calcolatori alla mano, impostavano la traiettoria giusta per il salto. Il cinema, quello vero.

Niente elettrico per General Motors

Nel 1996 la General Motors faceva uscire la EV1. In quel periodo, il marchio era accusato di “uccidere” l’auto elettrica negli Stati Uniti. Per di più, il documentario Who killed the electric car?, dove recitavano Tom Hanks, Martin Sheen e Mel Gibson, si insinuava che ci fossero diversi interessi intorno al petrolio. La General Motors ha poi confermato che la EV era stata ritenuta “antieconomica” dai vertici del marchio, venendo quindi abbandonata presto.

Una Bugatti da ripescare

Questa notizia è invece più recente. Era il 2008 quando, nelle acque del lago Maggiore sulla sponda svizzera venne recuperata una Bugatti Type 22 Brescia. L’auto era stata immatricolata in Francia più di 80 anni prima, ed era finita in fondo al lago per mano del suo terzo proprietario, Marco Schmuklerski. L’uomo, un architetto polacco, non aveva pagato i dazi dopo averla importata in Svizzera, e poiché la somma dovuta era di molto superiore allo stesso valore dell’auto, aveva preferito affondarla piuttosto che vederla confiscata. La sua intenzione era di riprenderla più avanti, e a questo scopo l’aveva assicurata con una catena: ma la ruggine l’aveva corrosa, facendo scivolare l’auto a 80 metri di profondità.

Serena Nencioni
Serena Nencioni
Nata all'Isola d'Elba, isolana ed elbana e orgogliosa di esserlo. Amo la scrittura e la musica.

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