Ci scrivono: “Mio figlio ha 5 anni e mezzo e di notte fa ancora la pipì a letto. Anche la sorellina di 3 e mezzo anni ha questo stesso problema. E ho saputo dalla madre del mio compagno e padre dei miei bimbi, che anche lui ha avuto a lungo questo problema. Non so più come gestire questa situazione. Ho provato svegliandoli entrambi alla stessa ora per capire che avessero lo stimolo a fare la pipì, ma poi spesso restano svegli. E allora ho provato a far indossare il pannolino alla piccola, ma piange.
La trattengono, poi rischiano di farla addosso. Ho chiesto alla nostra pediatra. Mi ha rassicurato che fino ai 5 anni non è un problema, ma inizio ad essere preoccupata. Mi ha anche detto che esiste un farmaco che può essere dato dopo i 6 anni, ma vorrei evitare e capire come devo comportarmi per evitare di arrivare a dare farmaci. Grazie. Rita“.
Gentilissima Sig.ra Rita
Il disturbo dei suoi figli sembra essere ereditario. Entrambi sembrano non avere avvisaglie di dover urinare quando la vescica è piena. Dunque, potrebbe essere la causa dell’enuresi notturna. Due possono essere le cause del problema: sia un eccesso notturno di produzione di urina. Come pure la difficoltà a svegliarsi quando la vescica è piena. Innanzitutto, possiamo affermare che questo disturbo colpisce dal 10 al 15% dei bambini con predominanza maschile. Infatti, almeno un bambino su venti soffre di questo disturbo. Dopo i 5 anni è utile intervenire per evitare che sviluppi ansia o bassa autostima in seguito al suo problema. E c’è necessità di una diagnosi, che possa far risalire alle cause. Esse possono ricondursi a:
- affezioni urologiche, che sono infettive o irritative. Come pure causate da malformazioni. Si accompagnano ad altri segni, come minzioni molto frequenti, difficili o dolorose;
- affezioni neurologiche, che presentano delle alterazioni sia di origine infettiva che malformativa; epilessia notturna, che può essere più difficile da diagnosticare.
Le cause vanno ricercate in funzione sia delle relazioni familiari che dello sviluppo psicoaffettivo del bambino. Qualora ci fosse un ritardo della maturazione fisiologica, ci potrebbe essere questa problematica collegata appunto allo sviluppo della vita pulsionale del bambino.
Così si distinguono, tra le varie cause, proprio quella che sembra originare l’enuresi per i suoi bambini. Ovvero il fattore ereditario.
Altre cause possono essere:
- immaturità neuromotoria della vescica;
- sonno e sogni del bambino enuretico, cioè il bambino può fare i sogni che riguardano giochi nell’acqua o con l’acqua. Ancora può sognare in inondazioni o semplicemente sognare di fare la pipì;
- fattori psicologici, che sono quelli più evidenti e rimandano a separazione familiare, nascita di un fratello più piccolo, entrata nella scuola, emozioni di vario genere.
Siccome la minzione è ricca di simbolismi, non escluderei, ma ovviamente non posso nemmeno confermare per via di dati e informazioni incomplete, che per il suo figlio più grandicello la causa possa essere ricondotta alla nascita della sorellina. Eventualmente ci sia da raccontare qualcosa in merito, che lei e il suo compagno avete notato in tal senso, restiamo a disposizione per meglio approfondire.
In merito alla sua richiesta su come agire e comportarsi, intanto per un trattamento affinché sia efficace, è necessario che il bambino abbia superato i 4 anni e mezzo. Ciò, per poter attuare delle misure generali, quali correzione delle misure educative negative, qualora ci siano state. Ad esempio, un apprendimento troppo precoce e rigido, eccessi di precauzioni, quali lenzuola multiple, cure intime ripetute, moderazione delle bevande alla sera.
Nel suo caso, è importante far leva sulle motivazioni del bambino. Quindi, che sia informato sul funzionamento urinario, anche attraverso dei disegni che spieghino il percorso dell’urina dalla bocca fino allo sfintere. È fondamentale spiegare al bambino la causa all’origine di quanto accade. In tal modo, sarà aiutato a non sentirsi colpevole per qualcosa che non dipende dalla sua abilità.
Per quanto riguarda il risveglio notturno, si può procedere così: dopo una minzione completa al momento di andare a letto, si inizia a svegliare il bambino Un’ora, poi un’ora e mezzo dopo l’addormentamento, per periodi di tre settimane, fino a un mese, ritardando ogni volta il risveglio, ogni notte, di circa 15 minuti.
Un altro metodo è rappresentato dal risveglio attraverso un ‘avvertitore sonoro’. Questo è il metodo utilizzato dalla terapia comportamentale, che si basa sul riflesso condizionato di Ivan Pavlov. Così, grazie ad un allarme acustico che sveglia il bambino al momento giusto, sarà possibile insegnarli a controllare le minzioni notturne. L’obiettivo è la rieducazione del sistema di continenza, attraverso l’apprendimento progressivo del bambino che, ogni volta che si sveglia, sarà sempre meno bagnato. Fino a percepire, durante il sonno, la vescica piena. E così si sveglierà da solo per fare la pipì, fino a smettere completamente di bagnare il letto.
Inoltre, nella sua lettera, fa riferimento alla terapia farmacologica. Naturalmente, può fare affidamento e seguire le prescrizioni del suo pediatra, col quale è già in contatto per la problematica. Qualora ritenesse opportuno, effettivamente si può somministrare un farmaco antidiuretico che riduce la produzione di pipì, nello specifico la desmopressina.
Ma soprattutto, è fondamentale l’aiuto per non far sentire solo chi è colpito dall’enuresi. Condividere il pensiero che ci sono altri bambini, anche a scuola e nelle loro classi, che possono soffrirne. Così, si contiene un senso di colpa che è naturale emerga.
Senz’altro una completa e corretta spiegazione del perché si fa la pipì a letto, rimuove la vergogna e il senso di colpa. Coinvolge il bambino e lo motiva ad affrontare la cura. L’obiettivo, cioè la finalità ultima, è vedere il bambino felice, senza bagnare più il letto. Contribuisce all’accrescimento del senso di responsabilità e della fiducia e autostima. Come pure del proprio benessere.
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