martedì, Dicembre 10, 2024

Milan, scarseggia fiducia e una connessione con la squadra: guida pericolosa

L’articolo è il 141 del codice della strada; la sanzione, nel peggiore dei casi, è il ritiro della patente.

E Montella, dopo la brutta sconfitta con la Sampdoria, è davvero in una brutta situazione; come quella che costerebbe cara a qualunque soggetto che, alla guida di una macchina, intento a condurla con manovre pericolose per se o per gli altri, venisse fermato dagli agenti delle forze di Polizia.

Non sono i tre punti persi, che tra l’altro, nella situazione sanzionabile dal medesimo codice, equivarrebbero agli stessi fino ad un massimo di dieci, ma è proprio la gestione tecnica della macchina rossonera a preoccupare non poco i proprietari e i suoi ammiratori.

I quali in estate, dopo la roboante sessione di mercato, sono rimasti entusiasmati, plagiati ed indotti all’acquisto dell’abbonamento, per rimanere poi improvvisamente delusi e resipiscenti di aver creduto ciecamente nel progetto tecnico della società.

Chiaramente non è possibile colpevolizzare un gruppo manageriale, per aver investito così tanto denaro favorendo lo sviluppo del brand, e in toto del club, ma è obbligatorio pretendere dai diretti interessati dell’area tecnica, un atteggiamento assai più responsabile ed efficace in termini di risultati.

Scherzandoci su, in una similitudine di protasi segnalata da come, si potrebbe costruire il periodo ipotetico: come investì 200 milioni sul mercato conquistò la Champions; parallelamente, in un’apodosi segnalata da così, il concetto si esprimerebbe: così all’apparire dei problemi i calciatori si squagliarono.

E questo non è uno scherzo, perché è ciò che è accaduto con la Sampdoria e con la Lazio.

Due indizi che non fanno una prova, ma sollecitano i tifosi a farsi delle domande scomode, alle quali Montella e i giocatori dovranno presto dare delle risposte, per calmierare l’ambiente e restituire la stessa fiducia che hanno ricevuto quando i sorrisini di circostanza hanno accolto gli undici acquisti messi a disposizione dell’organico.

E allora: ride bene chi ride ultimo, ma è un bene, in ogni caso, non crederci troppo, per evitare poi di piangere amaramente e far ridere sguaiatamente tutti gli altri.

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