Uno dei principali argomenti che il nuovo governo sta affrontando è sicuramente la questione degli immigrati. In quest’ultimo periodo stiamo assistendo a continui interventi del nostro vice premier, nonché Ministro dell’Interno Salvini, sull’argomento. Molto si sta parlando in questi giorni ad esempio della “Diciotti”, la nave militare italiana ormeggiata per giorni a Catania, con a bordo 177 migranti. Di sicuro, quello dell’immigrazione, è un fenomeno complesso e preoccupante. Ha creato, e lo fa tutt’ora, molti dibattiti e malcontenti nel nostro territorio, soprattutto in quello meridionale che ha visto crescere negli ultimi tempi gli sbarchi in maniera esponenziale. Diverse sono state le opinioni divulgate in questi anni; le cooperative ne hanno ricavato fonte di reddito, mentre i cittadini si sono ritrovati ad affrontare un problema in più: quello della sicurezza.
Numerose sono state infatti le strutture che si sono viste trasformare da turistico-ricettive in centri di accoglienza. Di certo non possono essere definite accoglienti sistemazioni, bensì “parcheggi” a lungo termine. Il sistema di accoglienza in Italia opera su due livelli: prima accoglienza, che comprende gli hotspot, ovvero centri dove vengono raccolti i migranti al momento del loro arrivo in Italia ed una volta transitati dagli hotspot e dai centri di prima accoglienza, i richiedenti asilo vengono assegnati alla seconda accoglienza, entrano cioè a far parte del programma SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). In prima accoglienza sono fondamentali la rassicurazione rispetto ai traumi subiti nel percorso di arrivo e la risposta ai bisogni primari come l’alimentazione ed il vestiario. Nelle strutture di seconda accoglienza, la finalità principale è, invece, quella dell’autonomia personale e sociale, che si articola nel percorso scolastico, ove si tratta di minori, nella formazione ed inserimento al lavoro, per tutti gli altri, dunque nell’integrazione sociale. Al loro arrivo i migranti vengono identificati e fotosegnalati; viene effettuato uno screening sanitario ed ove necessario viene effettuato un primo soccorso. Solo allora ha il via la procedura per la domanda di asilo ed assegnazione ai progetti SPRAR.
Il principio base del sistema SPRAR risulta essere l’accoglienza integrata, la quale implica la costituzione di una rete locale con enti del terzo settore, volontariato, ma anche altri attori per curare un’integrazione a 360 gradi nella comunità locale, da realizzarsi attraverso attività di inclusione sociale, scolastica, lavorativa, culturale. Ci sono poi tutta una serie di altri servizi per l’inserimento sociale che gli enti gestori sono tenuti a garantire, e che fanno la differenza per l’obiettivo di una reale accoglienza. Sono i servizi che consentono al richiedente asilo di inserirsi in un sistema legale, sanitario, educativo, sociale; di imparare la lingua con cui comunicare con gli italiani; di avere qualche chance lavorativa; di inserire i minori a scuola insieme a tutti gli altri coetanei del territorio; di fare sport, o cultura in genere. Gli enti gestori assumono operatori che lavorano nei progetti a supporto dei migranti: personale di coordinamento e amministrazione, operatori sociali, psicologi, assistenti sociali, operatori legali, interpreti e mediatori culturali, insegnanti di lingua italiana, addetti alle pulizie, autisti e manutentori. Pochi comuni aderiscono allo SPRAR, e questo rende il sistema insufficiente a rispondere al bisogno di accoglienza delle centinaia di migliaia di richiedenti asilo in arrivo in Italia. Per questo sono stati introdotti i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), concepiti come strutture temporanee da aprire nel caso in cui si verifichino “arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti” che non sia possibile accogliere tramite il sistema ordinario. Anche i migranti sbarcati di recente dalla nave militare italiana “Diciotti” sono stati accolti presso un CAS. L’accoglienza è tutt’altro che straordinaria; si tratta infatti ormai della modalità ordinaria con cui vengono inseriti i migranti. Nel porto di Vibo Marina si sono registrati numerosi sbarchi negli ultimi anni. Solo nel 2017 sono stati ben 11 gli sbarchi registrati, mentre gli immigrati che hanno ricevuto primo soccorso proprio presso il piccolo porto calabrese sono stati circa sei mila. Di poco inferiori sono i numeri relativi agli anni 2016 e 2015. Per integrare con successo gli immigrati occorre accoglierli realmente e comprendere le ragioni che li hanno indotti al viaggio. Innanzitutto occorre ascoltarli e sostenerli nella realizzazione del loro progetto di vita. Necessitano di essere rassicurati e guidati. Il Ministero dell’Interno, attraverso il Fondo Nazionale per l’accoglienza, supporta economicamente i Comuni, erogando un contributo giornaliero per l’accoglienza offerta a ciascun migrante in strutture autorizzate ed accreditate. Ma è proprio questo il miglior modo di aiutarli?