Michele Placido si racconta tra vita, teatro e poesia.

17/07/2018. Catania .

Nell’ambito della rassegna “ Porte aperte Unict “ nella serata di ieri Michele Placido è stato ospite della Scuola Superiore di Catania incontrandosi con un pubblico di attori e accademici che ha intrattenuto con “ Discorsi di teatro, discorsi di vita “.

L’attore pugliese, intervistato da Lina Scalisi, vicepresidente del Teatro Stabile di Catania e da Laura Sicignano, direttore artistico dello stesso, è stato capace di fare in modo che l’intervista diventasse un racconto teatrale che a tratti si interrompeva per un dialogo con le due donne, come per parlare con il suo pubblico, quello della Corte della Scuola Superiore di Catania.

Quest’ultima lo ha invitato per omaggiare la sua regia e interpretazione dei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello che nell’ultima stagione è stata rappresentata dallo Stabile di Catania.

Michele Placido si racconta, parla della sua infanzia, della sua famiglia, della sua vita e quindi di poesia, teatro, cinema e regia che la costituiscono.

Comincia a calcare le scene a nove anni con le rappresentazioni sacre dirette dai preti missionari dove studia e vive.

Lavora in teatro con Strehler e viene notato dai grandi registi italiani quali Rosi e così approda al cinema che gli regala la meritata notorietà.

Dal cinema torna sempre al suo secondo amore il teatro. Primo amore è la poesia. Del resto l’arte nasce da una visione poetica della vita. I suoi ricordi: cresce in una famiglia di otto figli. Il suo presente: padre di cinque figli.

Ha educato i suoi figli alla poesia. L’attore trascorre il tempo con la famiglia leggendo Dante, Leopardi e altri poeti.

Michele Placido parla dell’importanza della Sicilia quale culla emotiva poetica. Importanza del lavoro di bottega, dei ragazzi che imparavano il mestiere vivendo la bottega e di questa Sicilia che è stata come una bottega per lui, per la sua ricerca di attore.

Placido parla dell’importanza di Catania, della tradizione teatrale catanese, dei drammaturghi siciliani e catanesi e dell’entroterra siciliano. Le sue parole per questo entroterra, per la mitica Enna: qualcosa di antico.

All’interno della serata proiezione di spezzoni dei Sei personaggi in cerca d’autore da lui diretto, la scena finale della Piovra4 con la morte del commissario Cattani da lui interpretato, il discorso di Pericle da lui declamato e la proiezione di una parte de “ Il grande sogno “ in cui Placido dirige la vicenda del ’68.

L’attore racconta dell’importanza dei grandi testi, della parola nel teatro a prescindere dal grande attore e del grande attore che si scommette con i classici.

La serata si conclude con Placido che sposta con maestria l’attenzione dal suo racconto di teatro e di vita a Pirandello e “ L’uomo dal fiore in bocca “ ed inizia a recitarne un pezzo come continuando a chiacchierare con la platea. Michele Placido diventa creatura pirandelliana, evoca Pirandello e dà una dimostrazione pratica dello scambio continuo tra teatro e vita.

La vita è una rappresentazione teatrale.

Il teatro come forza vitale.

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