Il 26 agosto del 1498 a Michelangelo venne commissionata quella che diventerà una tra le sue opere più celebri: la Pietà.
Al tempo Michelangelo Buonarroti era giovanissimo, appena un vent’enne. Fu durante il primo soggiorno romano dell’artista, tra il 1496 e il 1501, che Michelangelo strinse vari rapporti d’amicizia che portarono il cardinale francese Jean de Bilhères a commissionarli la Pietà. Il cardinale era l’ambasciatore di Carlo VIII presso papa Alessandro VI.
Il contratto fu firmato invece il 27 agosto 1498 e la statua venne realizzata entro un anno e destinata inizialmente a Santa Petronilla. Nel 1517 venne trasferita nella basilica di San Pietro in Vaticano e nel 1749 fu collocata dove la possiamo trovare anche oggi, nella prima cappella a destra della navata della basilica.
I soggetti che dovevano essere raffigurati nell’opera sono perfettamente espressi nel contratto ma rinnovati dalla rappresentazione e dal gusto personale dell’artista.
Cristo nella sua morte sembra beato, in pace, adagiato sul grembo della madre. Egli non sembra neanche una statua rigida bensì un corpo vivo e naturale. Anatomicamente il corpo di Cristo è perfetto, proporzionato; il suo braccio destro viene lasciato dolcemente cadere sopra la veste materna che gioca in una perfezione di chiaroscuro.
La Vergine guarda impotente quel corpo inerme; il suo corpo, in opposizione, non è esile, anzi sostiene il figlio con vigore e sicurezza, la struttura piramidale è perfettamente in equilibrio. Nel dettaglio la mano sinistra sembra quasi indicare lo spettatore, lo ammonisce e non gli permette di distrarsi.
In questa interpretazione di Michelangelo sembra che la Madonna e il Cristo abbiano la stessa età: la giovane età della Vergine suscitò svariate polemiche. L’intento dell’artista era quello di rappresentare una donna pura, casta, santa ed estranea ad ogni corruzione: queste sue prerogative sono riprodotte simbolicamente in un aspetto giovanile, simile a quando lei stessa concepì il Figlio di Dio.
La Pietà si mostra così: immortale agli occhi di chi la guarda e riflessiva, ci induce a pensare e ad interrogarci sulla profondità della sua bellezza che racchiude ogni secreto dell’iconografia sacra. L’arte di questo genio ci ha regalato, ancora una volta, un capolavoro essenziale.
«MICHAEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT»,
«Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti».