Pochi mesi di riduzione delle emissioni di Co2 non hanno inciso sull’impennata delle temperature nel 2020
Il 2020 è stato l’anno più caldo a livello globale, almeno alla pari con il 2016. A contribuire in modo determinante è sempre l’Artico, dove l’anomalia termica ha raggiunto livelli folli. Il freddo di questi giorni potrebbe stridere non poco con questi discorsi, ma non va mai confuso il meteo con il clima. Dati e immagini hanno descritto una situazione allarmante per l’Artico, nell’ambito di un 2020 horribilis.
Vaste aree della Siberia settentrionale nel 2020 hanno visto tra le più grandi deviazioni di temperatura annuali dalla media. Si sono registrate anomalie dai 3 agli oltre 6 gradi per l’intero anno. A livello mensile, le maggiori anomalie in aumento della temperatura per la regione hanno ripetutamente raggiunto gli oltre 8 gradi. Ciò è avvenuto soprattutto nei mesi invernali e primaverili risultati eccezionalmente caldi, come mai era accaduto in passato.
Caldo estivo da record e incendi in Siberia
Il periodo gennaio-giugno è stato caratterizzato, sulla regione siberiana centro-orientale, da anomalie termiche esagerate, con ondate di calore estive che hanno dato luogo a picchi fino a 36-38 °C. Tra gli eventi estremi conseguenti, figurano gli enormi incendi che hanno divorato migliaia di ettari di terreno. Di conseguenza, nel Circolo Polare Artico nell’anno appena passato gli incendi hanno rilasciato una quantità record di 244 mega tonnellate di anidride carbonica, oltre un terzo in più rispetto al livello già da record del 2019.
Sono eventi mai verificatisi e con tempi di ritorno di migliaia di anni, ma ormai il riscaldamento climatico fa oltrepassare ogni limite. Grazie al contributo delle eccezionali temperature estive in Siberia, per il Polo Nord l’estate 2020 è stata la più calda da quando si osservano sistematicamente i dati, ovvero dal 1979. Anche il ghiaccio marino artico ha fatto segnare record negativi in serie. Nonostante la riduzione delle emissioni per l’emergenza Covid-19, neppure i lockdown hanno invertito la tendenza: la CO2 in atmosfera è aumentata lo stesso, anche se a ritmo un po’ inferiore.