Il Parlamento del Messico ha approvato in via definitiva la contestata riforma giudiziaria voluta dal presidente uscente Andrés Manuel López Obrador. La riforma prevede principalmente che i giudici federali e quelli della Corte suprema siano eletti direttamente dalla popolazione, anziché nominati per titolo di studio, qualifiche ed esperienza.
Messico: Parlamento approva la riforma giudiziaria
Il Parlamento messicano ha approvato in via definitiva la riforma giudiziaria voluta dal presidente uscente Andrés Manuel López Obrador, che è stata fortemente contestata nelle ultime settimane con vari scioperi.
Cosa prevede la riforma?
La riforma del sistema giudiziario fa parte di un pacchetto di 20 riforme presentato dal presidente López Obrador lo scorso febbraio ed ha suscitato malcontento tra i giudici, che sono in sciopero dal 19 agosto. Attualmente, i giudici e i magistrati sono nominati dal Consiglio giudiziario federale, un organo amministrativo. Ma la riforma, se approvata, vedrebbe oltre 7.000 giudici e magistrati eletti invece tramite voto popolare. I candidati sarebbero proposti dai rami esecutivo, legislativo e giudiziario del governo. La misura ridurrebbe anche il numero di giudici della Corte Suprema da 11 a 9 e accorcerebbe i loro mandati da 15 a 12 anni. Inoltre, creerebbe un nuovo organismo per supervisionare i giudici. Lopez Obrador ha sostenuto che la riforma è necessaria per responsabilizzare i giudici e ridurre la corruzione. I critici, tuttavia, sostengono che la riforma non avrà alcun impatto sui procuratori, sulla polizia e sui ministeri pubblici, che ritengono essere i veri responsabili dell’impunità e della corruzione. Inoltre sostengono che il piano politicizzerà il sistema giudiziario e ne comprometterà l’indipendenza.
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