giovedì, Marzo 28, 2024

Meeting Bennett Netanyahu: oltre i rumors c’è di più?

Perché è importante l’incontro in lingua inglese tra Bennett e Netanyahu? Due uomini che disprezzano al punto da non restare nella stessa stanza più del necessario? Eppure, sembra che i due abbiano trovato un interesse comune. Se non proprio un modo per andar d’accordo. Comunque, qualcosa in grado di indurli a sotterrare (forse) l’ascia di guerra.

Un incontro tra Bennett e Netanyahu?

Un incontro di tre ore quello tra Bennett e Netanyahu. Ma oltre a questo non si sa di più del colloquio tra il capo di Yamina e il primo ministro israeliano. D’altronde, entrambi i portavoce dei due leader non hanno rivelato alcun dettaglio di quanto detto nel corso della riunione. E nemmeno degli argomenti trattati. L’unica cosa certa è quello che ha riferito il leader del Partito Sionista Religioso, Bezalel Smotrich, uscendo da un precedente incontro con Netanyahu. E che l’Ufficio del Primo Ministro ha definito “impreciso e manipolativo”, tenendo ancor più all’oscuro i media locali circa il suo incontro con Bennett. Al Jerusalem Post, tuttavia, qualche voce è arrivata. Il vertice si è tenuto in inglese. Un fatto insolito, si potrebbe pensare. Eppure c’è anche chi ha minimizzato la cosa, spiegando che i due leader abbiano discusso utilizzando un linguaggio con il quale si sentivano a loro agio.

Una lingua pratica?

Del resto, entrambi hanno trascorso gran parte della loro vita negli Usa. Lo stesso Bennett è stato cresciuto da genitori statunitensi in Israele, per cui era abituato a parlare inglese in famiglia. Inoltre, Netanyahu parlava inglese con Bennett quando il leader di Yamina era il suo capo del personale. Come è solito fare nei confronti di molti consulenti madrelingua inglese nel corso degli anni. Anzi. Netanyahu ha tenuto persino riunioni del personale in inglese, mentre ha chiesto ai suoi stessi consiglieri che le informazioni sulla sicurezza gli venissero fornite in inglese. Di certo, si tratta di una lingua pragmatica. A pensarci bene, però, qualcosa non torna. Cosa diremmo noi se Draghi si rivolgesse in inglese a uno dei suoi ministri in un colloquio a porte chiuse? O a un esponente dell’opposizione? Il risultato non cambia. Allora perché questa scelta?


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Quel tweet in inglese

Entrambi hanno voluto mantenere a tal punto del distanze da non utilizzare la loro madrelingua? Al momento è solo un’ipotesi. Nel frattempo, il tweet sul fatidico incontro in lingua inglese si è diffuso a macchia d’olio sui social media. Dopo qualche ora, Twitter aveva registrato circa 200 mila impressioni del tweet, nonostante fosse pubblicato alle 22:25 ora israeliana. E quando negli Usa era Shabbat, il giorno del riposo. Come ha osservato il Jerusalem Post, la maggior parte delle risposte al tweet in inglese erano scritte in ebraico. Allora perché era così importante che la riunione fosse in inglese? Channel 13 ha provato a dare una risposta. Più precisamente, ha provato a farlo il commentatore del programma Yediot, Aharonot Nadav Eyal. Per l’esperto c’è una differenza tra il fatto che Netanyahu si rivolga ai suoi collaboratori in inglese e il tenere colloqui di coalizione con il capo di un altro partito.

I “gentlemen” Bennett e Netanyahu

Per Eyal, delle good manners avrebbero richiesto a Bennett e Netanyahu di seguire le orme dei padri fondatori di Israele, che conoscevano molte lingue ma insistevano per gestire il paese in ebraico. “È di cattivo gusto condurre una conversazione sulla formazione di un governo israeliano in una lingua straniera“, ha detto Eyal. “C’è un significato nell’arte di governo: ami l’ebraico e conduci i tuoi affari in ebraico“. Un discorso condivisibile sul piano della logica, anche se a noi rievoca altri tempi. Comunque, Eyal è certo di questo: “Avrebbero dovuto parlare ebraico“. Del resto, già i più attenti su Twitter avevano fatto notare, con rabbia, che era stato proprio il governo di Netanyahu ad approvare la legge sullo stato nazionale. Un provvedimento che stabiliva l’ebraico come unica lingua ufficiale di Israele.

I detrattori

Mentre Eyal si era limitato a definire “provinciale” la scelta di Netanyahu e Bennett di parlare inglese, i followers su Twitter li avevano accusati di snobismo. Poi ci sono stati quelli che, su Twitter, li hanno elogiati per la capacità di colloquiare in un inglese fluente. Anzi, hanno sostenuto che ciò calzasse a pennello con lo slogan della campagna elettorale di Netanyahu che prometteva “un’altra lega”. Del resto, Netanyahu è ancora considerato un leader carismatico e gli israeliani, prima o poi, dovranno trovare un degno sostituto della sua mondanità. Secondo i sondaggi effettuati dal Likud durante le elezioni, alla maggior parte degli israeliani piace l’idea di aver una personalità che sappia padroneggiare la scena internazionale.

Chi apprezza la scelta di Bennett e Netanyahu

Questo è il motivo per cui non sorprende che i Likudnik, gli esponenti del partito, che parlano un inglese perfetto stiano andando così bene nei sondaggi. Ad esempio, il deputato Nir Barkat e il ministro della Salute Yuli Edelstein. Entrambi possibili successori di Netanyahu. Intanto, per i più maliziosi Bennett e Netanyahu avrebbero potuto anche parlare di un eventuale passaggio di testimone. Un’ipotesi che è ventilata in settimana, secondo cui il premier più longevo di Israele avrebbe offerto al leader di Yamina la possibilità di prendere il suo posto. L’alternativa, stando alle indiscrezioni, sarebbe quella di tenere una primaria per eleggere il suo sostituto al Likud qualora non si trovasse un’altra soluzione.

La smentita

Ma il portavoce di Netanyahu ha smentito entrambe le ipotesi. Anche se Netanyahu permettesse a Bennett di presentarsi come primo candidato sarebbe alla condizione di rimanere come primo ministro supplente. Con tanto di diritto ad abitare nella residenza di Gerusalemme. Inoltre, una seconda condizione sarebbe che Netanyahu sarebbe la prima scelta qualora la Corte Suprema gli neghi la possibilità di rimanere come premier supplente a causa delle sue tre accuse penali.


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Una coalizione ad ogni costo

Mentre Bennett potrebbe riuscire a convincere il leader di New Hope, Gideon Sa’ar, a entrare nella coalizione di governo se fosse lui alla guida, anziché Netanyahu. Sebbene l’ex Likud abbia già escluso una sua partecipazione a un esecutivo di Bennett o Netanyahu. Ma le cose cambierebbero qualora fosse qualcun altro nel Likud a guidare la coalizione. In questo caso, riceverebbe l’appoggio di New Hope. Intanto, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha conferito a Netanyahu un mandato di quattro settimane che scadrà il 4 maggio. Salvo la possibilità di una successiva proroga, di altre due settimane. Sebbene resti una remota possibilità. Lo scenario più probabile è che Rivlin conferisca il mandato a Bennett o al capo di Yesh Atid, Yair Lapid.

Quale mossa farà la Volpe?

Nel frattempo, il Likud continuerà a fare pressione su Smotrich affinché accetti di unirsi a una coalizione sostenuta dall’esterno dal partito Ra’am (Lista araba unita). Una delle poche possibilità che consentirebbe a Netanyahu di formare un governo. Sabato sera Channel 12 ha riferito che Netanyahu avrebbe assicurato ai suoi collaboratori più stretti di aver raggiunto un’intesa con Bennet. Secondo fonti vicine al primo ministro, “Smotrich non è il problema. Bennett è quello che non fa sul serio“. Mentre il leader di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, ha spiegato a Channel 12 che Bennett avrebbe commesso un errore fatale prendendo in considerazione l’adesione a un governo guidato da Netanyahu. “Se Bennett va con Bibi, deve guardarsi le spalle, perché Netanyahu lo finirà politicamente“, ha detto Liberman.

Bennett e Netanyahu se le cantano in inglese

Dopotutto, il fatto che il colloquio fosse in inglese ha aiutato lo stesso Bennett che a breve potrebbe ricevere l’incarico di formare un nuovo governo. Mentre per chi spera nell’ennesimo mandato di Netanyahu, la fuga di notizie sul meeting ha infuso ottimismo. Se riparare il suo rapporto con Bennett è essenziale per Netanyahu in vista di una futura coalizione, sapere che hanno trovato un loro modo di comunicare può accendere la speranza di molti elettori. Oppure, potrebbe essere l’esatto opposto. E significare che i due uomini si odino a tal punto da non riconoscersi nemmeno come concittadini. E comunicare attraverso la propria lingua madre. L’ebraico.

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