L’Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione del Report TV in cui vengono analizzate le dinamiche dei principali operatori televisivi italiani attraverso i conti del periodo 2014-2019. Lo studio comprende inoltre un confronto con i maggiori gruppi televisivi europei privati e pubblici e un’analisi delle dinamiche più recenti e delle prospettive del settore per l’Italia.
Il settore radiotelevisivo in Italia.

Nel 2018 Il settore “televisione e radio” in Italia ha registrato un giro d’affari di €9 mld, in crescita dell’1,8% sul 2017. L’incremento riguarda sia la TV in chiaro (€4,8 mld; +0,4%), sia la TV a pagamento (€3,5 mld; +2,9%) e, soprattutto, la radio (€0,7 mld; +6,7%). Rimane invariato il peso del comparto sul PIL nazionale, pari allo 0,5%.
Il mercato radiotelevisivo si conferma, inoltre, fortemente concentrato, con i tre operatori principali (Rai, Mediaset e Sky Italia) che detengono congiuntamente il 90% circa dei ricavi televisivi totali. Gran parte dei ricavi della TV in chiaro è realizzata da Rai (47,3%) e Mediaset (34,3%), seguite da Discovery (4,3%), La7 (2,6%) e Sky (2%). Per quanto riguarda la TV a pagamento, il maggior operatore è Sky, che determina da sola l’80,3% del fatturato, seguita da Mediaset (12,4%).
I principali Gruppi televisivi italiani.

I principali operatori televisivi italiani (Mediaset, Sky, Rai, Walt Disney, Discovery, Viacom, Fox Networks e La7) hanno fatturato nel 2018 €10 mld (+0,2% sul 2017 e +7,2% sul 2014).
Il Gruppo Mediaset, unico broadcaster italiano che opera anche all’estero, si conferma primo operatore (€3,4 mld, -6,5% sul 2017) grazie ai ricavi ottenuti in Spagna (€1 mld), dove nel 2018 si è collocato al primo posto per quota d’ascolto. Completano il podio Sky (€3,2 mld, +12%) e Rai (€2,6 mld, -1,7%), entrambe davanti a Mediaset considerando i soli ricavi nazionali.
Gli operatori privati a controllo statunitense (Sky, Disney, Discovery, Viacom, Fox Networks) hanno registrato un fatturato superiore a quelli a controllo italiano (Mediaset, La7), chiudendo il 2018 rispettivamente a €4 mld (+8% sul 2017) e €3,5 mld (-6%). In termini occupazionali, solo Sky aumenta in modo considerevole la forza lavoro fra il 2014 e il 2018 (+250 unità).
Mercato italiano: uno sguardo al futuro.
Quest’anno l’Area Studi Mediobanca ha arricchito l’indagine sul settore radiotelevisivo con le previsioni di Mediobanca Securities, basate sui dati Nielsen del 2019. L’ultimo anno, dal punto di vista del mercato pubblicitario, non ha prodotto risultati positivi: la raccolta pubblicitaria è scesa in generale dello 0,9%, con il forte calo della TV (-5,3%) parzialmente compensato dagli OTT Over-The-Top (+9,2%) e dalla radio (+1,7%).
Difficilmente il 2020 si discosterà da questo trend anche se gli eventi sportivi del 2020, tra i Giochi Olimpici di Tokyo e il campionato europeo di calcio EURO 2020, potrebbero dare un’accelerazione alla raccolta pubblicitaria.
I servizi via internet continueranno a crescere, con Amazon, proprietaria di Prime Video, intenzionata a investire nella produzione di nuovi contenuti italiani e Disney pronta a lanciare in Italia dal 24 marzo 2020 la piattaforma streaming Disney+.
Secondo le previsioni ITMedia Consulting, nel 2021 la Broadband TV (TV tramite internet) diventerà la piattaforma leader per diffusione in Italia superando anche il Digitale terrestre e raggiungendo 9,2 milioni di abitazioni rispetto ai 5,9 milioni del 2019. Un traguardo che vedrà scendere notevolmente sotto il 90% dei ricavi totali televisivi nazionali la quota dei tre maggiori operatori. Grazie soprattutto a fusioni, acquisizioni e alleanze, si prevede poi che il mercato VOD (Video on demand) in Europa Occidentale supererà nel 2022 quota €10 mld di giro d’affari totale, con tassi di crescita a doppia cifra (+12%).
A livello più ampio, la TV continuerà a essere il principale canale ma è prevedibile un proseguimento del consolidamento di settore, come sta accadendo con il progetto “pan-europeo” di Mediaset finalizzato a integrare il mercato italiano e quello spagnolo.
Il mercato televisivo europeo.

Il settore privato In Europa il giro d’affari del mercato televisivo è pari a €100,3 mld nel 2018 (+2% sul 2017). A crescere è soprattutto la TV a pagamento grazie all’ integrazione delle offerte tradizionali con i servizi fruibili attraverso la banda larga (fonte: ITMedia Consulting). I principali operatori privati hanno fatturato €59 mld, di cui circa la metà generato da operatori statunitensi. Al primo posto per ricavi, sempre tra gli operatori privati, spicca Sky (€15,2 mld), seguita da RTL Group (€6,5 mld) e da Netflix International (€5,6 mld). Ottavo posto per il primo broadcaster italiano, Mediaset (€3,4 mld).
Il mercato televisivo europeo: il settore pubblico e il canone.
La Germania detiene il servizio radiotelevisivo pubblico col maggior fatturato (€8,7 mld nel 2018), addirittura tre volte rispetto a quello italiano (€2,6 mld). Completano il podio Regno Unito (€6,6 mld) e Francia (€3,8 mld). La Germania è capofila anche per crescita del giro d’affari nel 2018, davanti alla Francia; in contrazione i ricavi della Spagna (-0,4%), dell’Italia (-1,7%) e del Regno Unito (-2,6%).

La Germania risulta prima anche in base ai ricavi della TV pubblica per abitante: 105 euro per ogni tedesco, 99 euro per ogni britannico, 58 euro per ogni francese e 42 euro per ogni italiano. L’Italia si distingue, però, per redditività industriale: la TV pubblica italiana è l’unica col segno positivo in Europa, con un ebit margin del 2,6%. Marginalità negativa, invece, per Francia, Spagna e Regno Unito. Meno positivi per l’Italia i dati sulla struttura finanziaria che la posizionano all’ultimo posto per solidità patrimoniale (debiti finanziari all’83,9% del capitale netto), mentre Spagna (9,4%), Francia (14,4%) e Regno Unito (53%) godono di migliore salute. Italia fanalino di coda anche per investimenti in infrastrutture dietro a Francia, a Regno Unito e Spagna.
Capitolo canone: l’Italia vanta il canone più basso fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (€0,25 al giorno per abbonato contro una media europea di €0,372). Molto più costose per i contribuenti la TV pubblica tedesca (€0,58 giornalieri), quella britannica (€0,46) e la francese (€0,38). Dal 2015 al 2019, fra i maggiori Paesi europei, solo l’Italia ha ridotto il canone; la Gran Bretagna l’ha incrementato del 6,2% e la Francia del 2,2%, stabile quello tedesco.