La storia ci dice che l’informazione ufficiale – che provenga da una persona autorevole o da un media – non è esente da manipolazioni.
L’intreccio tra interessi economici e politica ha prodotto negli anni e produce tutt’ora risultati tali da indurci a prendere in seria considerazione questa ipotesi.
La percezione di autorevolezza del medico
Da sempre alcune figure nella società sono state sinonimo di autorevolezza, su tutte il medico, al quale ci rivolgiamo quando siamo in particolari condizioni di vulnerabilità perché abbiamo un problema di salute.
Eppure, sino dagli anni ’30 proprio i medici erano i principali testimonial dell’industria del tabacco.
E non è un caso, poiché già allora diversi studi stavano accertando una correlazione tra tumori e tabagismo e i consumatori andavano rassicurati.
Nel 1946, sulla rivista ufficiale dell’American Medical Association apparve questa réclame: “Sempre più medici preferiscono Camel a qualsiasi altra sigaretta”.
Rassicurando i tabagisti che il fumo non solo non faceva male, ma addirittura (citando i secondo i risultati di una inesistente ricerca), alleviava alcuni sintomatologie, come il mal di gola.
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Queste campagne durarono sino alla metà degli anni ’50: poi coloro che si erano prestati cominciarono a ammalarsi e morire, e finalmente i medici presero le distanze.
La figura del medico – a livello mediatico – ancora oggi ha il suo appeal.
Sono infatti numerosi i prodotti reclamizzati da rappresentanti della categoria o attori che li impersonano.
Non solo medicine, ma persino detersivi o assorbenti, a sottolineare quanto sia forte, nell’immaginario collettivo, la percezione della loro autorevolezza.
La formazione alla base della libertà professionale
Nel 2020 è stato firmato un accordo tra la casa farmaceutica Sanofi con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale.
Accordo che stabilisce che la formazione dei futuri medici di medicina generale viene affidata alla multinazionale francese.
L’accordo è finalizzato allo sviluppo di progettualità volte a formare i medici del futuro su diverse tematiche cliniche e per identificare un corretto orientamento in caso di emergenza sanitaria, picchi di gestione di condizioni o patologie stagionali.
Il rischio di un conflitto di interesse a scapito della salute dei cittadini, come è stato sollevato da più parti, appare senz’altro plausibile.
Il conflitto di interessi
Ma il rischio di un conflitto di interessi non è solo plausibile, ma anche accertato.
Già nel 2019 i giornali riportarono la notizia che la casa farmaceutica Glaxo-Smith-Kline aveva distribuito circa 39 milioni di euro in tre anni ai medici e oltre 200mila euro all’Istituto Superiore di Sanità, organo di vigilanza indipendente, oggi in prima linea nella gestione della pandemia.
Sia chiaro che rendere i medici beneficiari di benefit o somme di denaro da parte delle case farmaceutiche non si traduce necessariamente in un condizionamento della loro attività.
Ma il problema sollevato dall’Agenzia Europea del Farmaco è quello della trasparenza: nessun paziente può avere il dubbio che ci siamo altre motivazioni dietro la prescrizione di un farmaco altro che l’appropriatezza secondo le valutazioni indipendenti del curante.
E se confidiamo che la maggioranza dei medici sia estranea ad ogni conflitto di interesse, non possiamo non prendere atto che per moltissimi, evidentemente, non sia così.
Il pensiero unico non si addice alla democrazia
Per questo, specialmente in un momento complesso come quello che stiamo vivendo, il confronto pubblico tra medici che hanno orientamenti diversi dovrebbe essere promosso.
Anziché investire un gruppo ristretto (per quanto autorevole) di definire ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Circa 1.600 medici hanno scelto di farsi sospendere dal lavoro; migliaia hanno aderito al comitato per le terapie domiciliari:
Eppure alle loro motivazioni, e soprattutto ai pareri professionali, non viene dato spazio, alimentando i dubbi e le divisioni tra le persone.
Persone che hanno preferito in massa vedere i loro diritti limitati da un provvedimento che ne concede l’esercizio (trasformandoli così in concessioni) sulla base di valutazioni politiche e non scientifiche.
Non so se tutto questo potrà portarci verso la normalità così come la conoscevamo; senz’altro non sarà così per la nostra la democrazia, gravemente danneggiata nelle sue strutture portanti, e nel generalizzato disinteresse della maggior parte dei cittadini.