Se in Europa il quadro denota matrimoni in calo e aumentano i divorzi, in Italia il trend presenta una diminuzione dei divorzi nel 2022 rispetto ai dati degli anni precedenti. Le coppie in via di separazione, oltre ad avvalersi del supporto professionale di legali, possono chiedere aiuto e intervento di professionisti, per attuare la mediazione familiare e strategie di gestione.
La mediazione familiare
La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie in via di separazione o divorziate. È finalizzata a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio. L’obiettivo è il raggiungimento della co-genitorialità e/o bi-genitorialità. Come pure, la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli specie se minori.
La Carta Europea del 1992 sancisce che la mediazione familiare è un processo in cui interviene un terzo neutrale. Egli è il mediatore familiare. E’ sollecitato dalle parti per fronteggiare la riorganizzazione necessaria dopo la separazione, nel rispetto del quadro legale esistente.
Qualità del mediatore
- strutturare gli accordi che meglio rispondono alle esigenze dei componenti del nucleo familiare, considerando il minore come unico protagonista;
- prendere in considerazione gli aspetti emotivi e quelli pratici di coppia e famiglia;
- sostenere i genitori adulti responsabili nella ridefinizione delle relazioni familiari;
- oltrepassare il conflitto per dialogare e responsabilizzarsi rispetto a scelte decisioni e accordi garanzie per i figli di avere relazioni in contatto con entrambi i genitori.
L’intervento del mediatore permette di arrivare al ‘contratto’. Esso è negoziato, scelto dai partecipanti, così da aumentare la possibilità di essere mantenuto nel tempo.
I valori culturali sono quelli del rispetto del dialogo e la corresponsabilità verso i figli.
Bisogna tenere presente che alcuni fattori possono compromettere la mediazione familiare, tra cui ansia decisionale. Così come il vissuto di lutto per il fallimento del programma coniugale. Ed ancora, l’angoscia per la vittoria di un coniuge sull’altro e la limitazione rappresentata dal pensare che gli altri decidono cosa è meglio per loro.
Caratteristiche dei due ex coniugi
Esistono fasi di un percorso rispetto alle caratteristiche della coppia che si separa:
- la partenza corrisponde alla conflittualità;
- il mediatore riscontra una comunicazione altamente disfunzionale;
- la comunicazione diventa funzionale sotto la guida del mediatore. Egli ricorda agli ex una buona comunicazione e li rende consapevoli delle difficoltà comunicative;
- i coniugi sono attivati all’ascolto;
- si manifesta la comprensione dei vissuti emozionali di entrambi;
- il punto di arrivo è la condivisione degli obiettivi.
Questa è la base che serve per strutturare un progetto comune per il bene dei figli.
La mediazione familiare vincente
La mediazione familiare nella separazione coniugale è vincente quando:
- non è antagonistica, ma reciproca. Quindi, le decisioni si prendono insieme;
- aiuta a chiarire le aree conflittuali;
- dà potere alle persone, per cui entrambi sono resi responsabili delle decisioni del loro futuro;
- si scegli la soluzione migliore per i figli;
- ridimensiona tempi e costi della procedura di separazione e divorzio tradizionale.
Fasi della mediazione familiare
La mediazione è un processo strutturato. Prevede tre fasi: pre-mediazione, negoziazione ragionata, redazione degli accordi.
Gli incontri di mediazione sono circa 10/12 ogni 15 giorni, della durata di un’ora un’ora e mezzo. Prima di iniziare, il mediatore deve incontrare le due parti separatamente per ascoltare motivazioni e problemi. Entrambi sono al corrente dell’incontro con l’altro senza però comunicarne i contenuti.
Fase di pre-mediazione
Nella fase di pre-mediazione, si valutano i soggetti e la situazione delle motivazioni e risorse della coppia. Ciò per comprendere se la coppia è mediabile o no. Il che significa che possono esistere degli ostacoli, ovvero intolleranza, stati di congelamento emotivo, intrusione di terzi non presenti in mediazione. Se si verificano queste condizioni, la coppia non è mediabile quindi la mediazione rischia di fallire. Possono svilupparsi atteggiamenti di inquietudine e paura. Ed anche confusione e sfiducia. Il ruolo del mediatore sarà quello di riprendere i contenuti del questionario somministrato per tranquillizzare e normalizzando la situazione di fine di una relazione. Terminata la prima fase si è capito che la coppia è mediabile.
Fase della negoziazione ragionata
Nella seconda fase, si utilizzano le emozioni. E’ necessario saperle riconoscere e gestire in vista di uno scambio positivo per la risoluzione del conflitto. I due coniugi sono sostenuti nell’affrontare il dolore come perdita, connesso al senso di solitudine. Come pure si agisce su emozioni intense come speranza, rabbia e disperazione. L’obiettivo è aumentare la possibilità di arrivare ad un accordo. La strategia prevede l’incoraggiamento degli ex a valutare le emozioni più profonde ai fini della mediazione e della crescita personale.
Fase della redazione degli accordi
Nella terza fase, i due ex coniugi elaborano un ‘contratto’ contenente le norme per mantenere l’equilibrio acquistato col percorso di mediazione.
La terza fase sancisce la formazione ufficiale della famiglia ricomposta che da ora sperimenta solo agli accordi. Li aggiusta e cambia, parlando e ragionando. Il mediatore raccoglie le idee su ciò che si è deciso nei vari incontri. Propone alle parti la lettura della bozza di quello che sarà il documento ufficiale finale. Si stipula il cosiddetto ‘memorandum di intesa’, che è per i due ex un documento che aiuterà psicologicamente a mantenere un accordo duraturo con l’altro. Ed è garanzia di imparziabilità perché elaborato per la presenza di un terzo neutrale oltre a tutelare i minori semplifica il processo legale che li aspetta.
Conclusioni
Un buon mediatore fa pulizia per rendere tutto più fluido, senza deleghe e senza colludere.
Egli non decide, bensì agevola le parti perché giungano ad una soluzione. Si basa su ciò che emerge dai primi incontri, da quello che osserva.
In ogni fase il mediatore è pragmatico, cioè deve definire le condizioni del rapporto e della separazione per poter raggiungere gli accordi stabiliti attraverso scambi emotivi.
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