La rappresentabilità del sacro è una questione affrontata dal Cristianesimo sin dalle sue origini, da un lato l’anacronismo giudaico sosteneva la tesi secondo cui Dio non è rappresentabile, dall’altro la fede cristiana in un Dio che si è fatto uomo, riproponeva con forza da un punto di vista di arte visiva la conciliazione tra umanità e divinità in un unico soggetto.
Per tutto il primo Cristianesimo a prevalere è stato un registro simbolico di rappresentazioni, poi, dopo la fine della crisi iconoclasta, ad affermarsi sono state le linee iconiche attraverso cui è stato possibile risalire alla natura divina.
I media, in quanto specchio della società, amplificano gesti, abitudini, valori e credenze della società contemporanea, pertanto essi vanno considerati come strumenti privilegiati per esaminare la presenza del tema religioso nella nostra cultura.
I media da sempre, attraverso i propri strumenti e per mezzo della creatività che li contraddistingue, hanno sentito l’esigenza di rievocare il sacro.
Tale rievocazione dell’esperienza mistica va intesa, però, non tanto come un tentativo dei mezzi di comunicazione di offrire un’esperienza religiosa, ma quanto, piuttosto, per dare l’opportunità allo spettatore o più in generale al fruitore del prodotto mediale, un occasione di intrattenimento nonché la possibilità di stupirsi e di meravigliarsi.
Il rapporto cinema religione ad esempio, affonda le sue origini già nel lontano 1896 quando, per la prima volta Papa Leone XIII acconsentì alla cinepresa di riprenderlo mentre stava benedicendo i propri fedeli, da lì in poi, con l’affermarsi dell’industria cinematografica, si consolidó con forza il connubio cinema/religione.
Infatti, quando ancora il cinema era una forma d’arte muta, la produzione cinematografica attingeva dal teatro e dalla letteratura sceneggiature che raccontavano la storia di Cristo o storie di uomini ai tempi del Messia. La televisione invece inizia a dare spazio alla rievocazione del sacro nella seconda metà del 1900, dopo che i francesi regalarono al Papa Pio XIII il primo canale televisivo. Dagli anni ’60 in poi, da quando vengono trasmessi i lavori inerenti il concilio ecumenico, il sodalizio televisione e religione diventa sempre più consolidato.
La tv, infatti, riserva alla religione uno spazio ampio, attraverso la messa in onda di rubriche specializzate su beatificazioni e santificazione di personaggi che hanno attraversato un cammino importante di fede.
A seguito della frattura tra Stato e Chiesa avvenuta già alcuni decenni fa, peró, i media di oggi hanno maturato un approccio personale al tema religioso.
I mezzi di comunicazione di massa oggi attingono al linguaggio e al tema religioso rielaborandolo e riproponendolo svuotato del suo significato originale producendo, così, una erosione del linguaggio religioso stesso e della sua identità.
Attraverso il processo di decontestualizzazione del religioso, i media tendono a creare nello spettatore un effetto sorpresa che, inevitabilmente, genererà attrazione e quindi porterà al consumo di un’esperienza mediale. Se pensiamo, ad esempio, ad alcuni programmi televisivi in cui ci viene riproposta la figura del religioso all’interno di un ambiente completamente estraneo a quello a cui ci si immagina appartenga il religioso stesso, ci accorgeremo che, in maniera indiretta, la riproposizione di una figura decontestualizzata genera in noi un maggior attaccamento ed un maggiore interesse a quel programma stesso.
La rievocazione del sacro può essere fatta attraverso dei racconti biografici, attraverso dei racconti che in maniera marginale toccano la figura di Cristo, basti pensare ad esempio al film “la dolce vita” , o attraverso racconti parabolici cioè racconti che, seppur esplicitamente non raccontano di Dio, in maniera metaforica ne raccontano l’esperienza e le dottrine.
Qualsiasi sia l’approccio utilizzato dai media per rievocare il tema religioso, occorre ricreare un linguaggio che sappia mettere Dio al centro, un linguaggio che non sia portatore di logoramento, ma che sappia parlare alla società di oggi, sfruttando i giusti canali di comunicazione.