giovedì, Marzo 28, 2024

Maxiprocesso a Palermo: la storica sentenza inizia il 10 febbraio 1986

Il Maxiprocesso a Palermo contro cosa nostra iniziò il 10 febbraio 1986 e si protrasse fino al 30 gennaio 1992. Però per maxiprocesso si intende spesso il solo processo di primo grado, durato quindi fino al 16 dicembre 1987. Le arringhe, i racconti e le testimonianze si tennero nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone. Quel grande processo coinvolse 475 imputati per diversi capi d’accusa, tra cui l’associazione a delinquere di stampo mafioso.

10 febbraio 1986: che cosa è stato il Maxiprocesso a Palermo?

Il Maxiprocesso di sicuro è considerato la prima vera reazione dello Stato Italiano nei confronti della mafia siciliana. Dunque, per la prima volta, lo stato definì criminali tutti i membri di cosa nostra. Quelle persone infatti appartenevano ad un’organizzazione mafiosa unitaria e di tipo verticistico. Il Pool antimafia di Palermo, quale padre del processo, diresse tutti i procedimenti giudiziari. I giudici inoltre ebbero una visione completa del fenomeno della mafia siciliana. Soprattutto un gruppo di magistrati specializzati riuscì ad andare a fondo in alcune questioni cruciali relative a cosa nostra.

Come si arriva al Maxiprocesso?

Agli inizi degli anni ottanta la Sicilia era insanguinata da un delitto al giorno. Basti pensare che dal 1981 al 1983 ci furono circa 600 omicidi. In questa città a partire dal 10 febbraio 1986 si diede il via al Maxiprocesso contro cosa nostra. Quello apparse come il più grande processo della storia contro la criminalità organizzata. Il processo ebbe una eco mondiale: più di seicento giornalisti giunsero a Palermo da ogni dove e seguirono ogni passo della sentenza. Per lo straordinario svolgimento giudiziario vennero nominati due pubblici ministeri, due presidenti e due giudici a latere oltre ai giudici popolari. L’inizio del processo fu stentato e molto difficile. Tutti gli imputati cercavano di prendere tempo e, pretestuosi, inventavano di sana pianta imprevisti pur di non dare movimento alla macchina giuridica. Il blocco quindi era sempre in agguato ma all’improvviso la svolta miracolosa.

Tommaso Buscetta: la svolta al Maxiprocesso

L’arrivo di Tommaso Buscetta sulla scena del maxiprocesso ribaltò i piani degli imputati. Il boss dei due mondi con le sue 400 pagine di interrogatorio diede un colpo durissimo a cosa nostra. Buscetta raccontò storie e svelò i segreti della mafia e in particolare tutti i retroscena della catena di sangue che tra il 1981 e il 1983 aveva provocato mille morti. Le parole del collaboratore di giustizia permisero di squarciare il velo dell’omertà che per anni aveva garantito l’invisibilità a cosa nostra. Dopo 349 udienze e 36 giorni di riunione in camera di consiglio, la corte emise la sentenza: 19 ergastoli e 2665 anni di reclusione.


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