venerdì, Marzo 29, 2024

Maurizio Landini (Cgil) a Battipaglia: intervento della sindaca

 

 

Voglio innanzitutto ringraziare la CGIL per avere organizzato questo importantissimo appuntamento qui a Battipaglia. Voglio anche ringraziare questo sindacato per l’attenzione e la disponibilità con le quali sta seguendo la mia esperienza amministrativa iniziata a luglio del 2016. E saluto con grande piacere e lo ringrazio per la presenza qui questa mattina Maurizio Landini, una delle figure più stimate e amate del mondo sindacale italiano. Dico subito che i miei saluti non saranno saluti formali, un po’ perché non è mia abitudine (anzi io sono convinta che saluti ad un incontro di questo livello non possano non andare nel merito delle questioni da trattare) un po’ perché credo che se la CGIL ha scelto questa città per l’incontro dei lavoratori con uno dei loro massimi esponenti, sia dovuto anche a ciò che Battipaglia ha rappresentato fino ad ieri allorquando era uno dei principali poli industriali del Mezzogiorno d’Italia e ciò che rappresenta oggi quale esempio della devastazione e desertificazione industriale che ha rappresentato la crisi economica dell’ultimo decennio in tante città italiane specialmente nel mezzogiorno dove già storicamente più debole era il tessuto economico. Battipaglia è una città di circa 51000 abitanti, la terza città della Provincia di Salerno, la più grande a Sud del capoluogo. È la città capofila della Piana del Sele , una area vasta che comprende anche Pontecagnano Faiano, Bellizzi, Eboli, Capaccio Paestum che si apre verso i Picentini, verso l’Alto Sele e verso gli Alburni che storicamente gravitano verso la Piana per un bacino complessivo di oltre 250 mila abitanti e che si presenta, potenzialmente, ne parlavamo non più di cinque giorni fa in un interessantissimo ed affollato convegno promosso dalla fondazione Mare Nostrum, con la presenza di numerosi sindaci dell’area, può rappresentare il volano motore dell’economia non solo della Provincia di Salerno, ma dell’intera Regione Campania, per le sue ricchezze sul terreno dell’agricoltura: questa è l’area della produzione di altissima qualità della quarta gamma; della produzione lattiero-casearia conosciuta in tutto il mondo; della produzione florovivaistica che vede i nostri prodotti spacciati per fiori di San Remo. Sul terreno turistico per la grandezza e la bellezza della nostra fascia costiera di oltre 20km da troppo tempo lasciata a se stessa in una sorta di anarchia gestionale. Sul terreno della importanza storica e della ricchezza culturale: questa è l’area dove nell’antichità si sono incrociate ed alternate 4 grandi culture: quella Lucana, quella Etrusca, quella Greca e quella Romana. Culture di cui rimangono testimonianze famose in tutto il mondo a partire dai templi di Paestum. Ma questa è anche l’area che ha visto grandi eventi a volte tragici: penso alla operazione Avalanche con lo sbarco degli alleati che avvenne alla foce del Fiume Sele; penso alle grandi lotte per la riforma agraria che hanno visto il riconoscimento del diritto alla terra da parte di chi la lavorava e l’abbattimento della cultura del latifondo con l’affermazione di una classe politica e sindacale che ha scritto pagine importantissime anche a livello nazionale; penso ai moti del 1969 a Battipaglia, del 1974 a Eboli del 1977 a Serre. Un’area ricca di potenzialità e di storia quindi. A cui va aggiunta una peculiarità proprio di Battipaglia: un tessuto industriale ricchissimo, che come ricordavo prima ha fatto della Battipaglia degli anni 70 e 80 una delle 100 città italiane più importanti dal punto di vista del dinamismo economico ed uno dei poli industriali più importanti del Sud Italia. Poi la crisi, terribile, devastante. Le grandi responsabilità delle classi politiche locali e sovracomunali. Lo scioglimento, addirittura, del Consiglio Comunale per sospetta infiltrazione camorristica lo stato di pre dissesto in cui versa il Comune da cinque anni. Nel 2015 il tasso di disoccupazione della nostra città era del 17,8% ben oltre la media Salernitana che pure fra il 2007 ed il 2014 era precipitata dal 12,2% al 16,6% siamo al 60° posto in provincia per la disoccupazione più alta.

Così come siamo al 26° posto per il reddito medio precipitato a 9.890,00 euro pro capite, in Provincia siamo a più del doppio. È stato letteralmente desertificato il tessuto industriale nostro che vedeva fabbriche storiche ed all’avanguardia: chiude l’Alcatel, chiude la Paif, la Temopaif, la BTP Teno e altre. Un elenco tragico che fra disoccupati e cassaintegrati di lunga durata ha sconvolto la vita di oltre 1000 famiglie di Battipaglia e città limitrofe senza contare le ricadute sull’indotto. Le conseguenze sociali sono allarmanti la popolazione invecchia (l’età media è di 42,1 anni in crescita) a fronte di un processo migratorio che è ripreso vigorosamente negli ultimi anni: nel 2003 partivano 895 persone, nel 2010 partivano 1007 persone, nel 2016 sono emigrati 1.080 persone per la maggior parte giovani spesso laureati per formare i quali la comunità, le famiglie, hanno speso grosse somme. Il saldo demografico naturale che fino a al 2010 è sempre stato positivo (nel 2010 nascevano 462 battipagliesi e morivano 389 persone) è divenuto negativo e nel 2016 a fronte di 401 nascite vi sono state 439 decessi. In totale la popolazione cala. Di poco ma cala. Nel 2010 eravamo 51.133, il 2016 si è chiuso con 50.833 abitanti, e se non c’è il crollo questo è dovuto agli immigrati provenienti in particolare dalla Romania e dal Marocco. Nel 2010 si registravano all’anagrafe del Comune 1104 immigrati, nel 2016 sono stati 1215. Questa è la fotografia della nostra città una volta grande realtà industriale del Sud Italia ed il resto della Piana del Sele non sta molto meglio. Noi ci siamo insediati nel luglio 2016 e la prima battaglia su cui ci siamo impegnati in accordo col sindacato è stato il riconoscimento di questa area come area di crisi industriale. L’Agro Nocerino Sarnese è riconosciuta come area di crisi ormai da 3/4 anni. Qui dove contiamo morti e feriti nulla. Ce l’abbiamo fatta, anche se stranamente hanno inserito Battipaglia, inizialmente messa fuori, ma hanno tenuto fuori gli altri centri della Piana. Ma è un inizio e noi così l’abbiamo vissuto. Ora attendiamo l’ufficialità dell’inserimento nell’area di crisi complessa. Sapendo che nel mezzogiorno sono poche queste realtà. Abbiamo poi cercato di chiudere la vicenda ASI, perché la nostra area industriale è gestita da questo vecchio strumento del Consorzio con un appesantimento burocratico e di costi per le imprese che scappano piuttosto che venire ad investire. Una querelle che si trascina ormai da sei anni su cui una incomprensibile sentenza del Consiglio di Stato che ha rivisto precedenti sue posizioni ha contribuito ad ingarbugliare la vicenda. Noi vogliamo consentire a chi vuole investire a Battipaglia di poterlo fare con tempi certi e senza appesantimenti economici e burocratici. Chiediamo alla CGIL di starci vicina in questa vicenda anche con i suoi esperti. Noi stiamo studiando cosa fare dopo quella sentenza per evitare che imprese che hanno avuto le autorizzazioni e si sono anche insediate si trovino in condizioni di dover chiudere. Sarebbe il disastro. C’è quindi un grandissimo terreno di confronto e di dibattito. Un terreno sul quale da troppo tempo la politica e le istituzioni locali e sovracomunali sono rimaste senza voce. Anche per questo ringrazio la CGIL, ringrazio Maurizio Landini, finalmente si riaccendono i riflettori sulla industria nella Provincia di Salerno e per quanto più ci riguarda sulla realtà industriale della Piana del Sele e della città di Battipaglia in particolare.

Fonte: ufficio stampa Battipaglia

Rosa Ferro
Rosa Ferro
Imprenditrice agricola professionale "Società agricola Il Dono dell'Erba" Master in Sistemi di Gestione integrati Qualità, Ambiente e Sicurezza. Laurea Magistrale in Scienze Ambientali. Laurea Triennale in Valutazione e Controllo Ambientale.

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