sabato, Marzo 22, 2025

Massacro di Ocoee: cent’anni col fiato sospeso

“Il razzismo è una brutta storia. Dillo a tutti”. E’ questa la scritta che Feltrinelli sfoggia, al fine di combattere questo tipo di discriminazione. Tuttavia, il razzismo non è solamente una brutta storia, ma anche una delle violenze più antiche di questo mondo. Alcuni dicono che, addirittura, esso faccia parte della natura intrinseca dell’uomo. Nulla di più falso. Il razzismo è una menzogna inventata dall’essere umano. La convinzione che il colore della pelle divida, è un qualcosa di messo a punto al fine di discriminare le popolazioni. Per fare la guerra, per sminuire chi, secondo altri, non dovrebbe avere in mano alcun tipo di potere. Cent’anni fa, a dimostrazione di tutto ciò, si consumava negli Stati Uniti il massacro di Ocoee.

Massacro di Ocoee: cos’è successo?

E’ il 1920. La prima guerra mondiale è ormai terminata. I cittadini statunitensi sono richiamati alle urne, per via delle elezioni elettorali. In Florida, nella città di Ocoee, si verifica un fatto insolito. E’ mattina, e i seggi sono aperti al pubblico. Eppure, parte di quest’ultimo non riesce a recarsi al voto. Si tratta dei cittadini afroamericani. Durante quell’epoca, la Florida è dominata dai democratici bianchi del Sud. Quest’ultima era affiancata dal Ku Klux Klan, anche detto KKK, “movimento americano per la supremazia della razza bianca”. I membri di questa comunità, appoggiati dal partito di riferimento, tre settimane prima delle elezioni politiche avevano assicurato che “a nessun negro sarebbe stato permesso di votare”. Un azione ai limiti dell’assurdo. Un attimo di violenza, nonché un impedimento di un diritto e di un dovere di ogni singolo cittadino. Purtroppo, non si trattò di parole al vento.

Torniamo di nuovo alla mattinata del 2 novembre 1920. La popolazione americana non può recarsi alle urne. Non solo perché qualcuno lo ha impedito a parole. Bensì, perché dalle minacce si è passati ai fatti. Durante quelle tre settimane precedenti al voto, migliaia di afroamericani vengono uccisi. Non vi è un motivo dietro a questo spargimento di sangue, se non l’impedimento al voto di questi cittadini. Molte delle loro case vennero rase al suolo, distrutte. Si era creato un clima di terrore. Nessun afroamericano poteva permettersi d’uscire di casa in tranquillità, dal momento che rischiava la morte. Tuttavia, la mattina delle elezioni, qualcuno sfida la sorte. In nome della giustizia, alcune persone di quell’etnia decidono comunque di dirigersi ai seggi elettorali. Le cose non tendono a migliorare. Anzi, i cittadini afroamericani incontrano la cosiddetta resistenza bianca.

Dalla parte della giustizia

I pochi coraggiosi ammessi alle urne, dovevano dimostrare di essere stati registrati per la votazione. Azione non rivelatasi legale. Nelle precedenti settimane, il giudice John Moses Cheney, un repubblicano candidato alle elezioni, si era occupato di registrare i cittadini afroamericani, poiché questi si erano dimostrati a sostegno del suo partito. Inoltre, Mose Norman e July Perry, due ricchi proprietari terrieri afroamericani a Ocoee, avevano provveduto a pagare la tassa di voto a chi non poteva permettersela. L’indignazione del popolo afroamericano si fa sempre più sentire. Tanto che Moses Norman prende in mano le redini della situazione. L’uomo decide di denunciare tali maltrattamenti, al fine di rendere giustizia a se stesso e a chiunque stesse subendo le stesse violenze.

Purtroppo, per quanto quest’azione fosse coraggiosa e giusta, scatenò la rabbia dell’opposizione. Tanto che la KKK cominciò a spargere sangue, senza alcuna pietà. Tanto da puntare alla casa di July Perry, presa poi d’assalto. Sarebbe bello concludere affermando che il massacro di Ocoee sia unico nel suo genere. Invece, si tratta solamente di una delle tante vicende che hanno macchiato di sangue la storia della popolazione afroamericana negli Stati Uniti. Basti pensare ai fatti che hanno caratterizzato questo 2020 in tale direzione. “I can’t breathe”, ha affermato George Floyd, appena prima di esalare l’ultimo respiro. “Non riesco a respirare”. Perché è proprio così che agiscono il razzismo e le altre tipologie di violenza. Soffocano. Tolgono il respiro. Ecco perché noi dobbiamo combatterle. Affinché tutti i cittadini di questo mondo possano respirare a pieni polmoni.

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