venerdì, Aprile 19, 2024

Marocco offeso per un video israeliano (le immagini)

Un Marocco offeso ha reagito al videoclip pubblicato sul profilo Twitter del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Più precisamente, a scatenare le polemiche sarebbe stata la mappa che s’intravede sullo sfondo dell’ufficio del primo ministro. Secondo quanto riferito dai media locali, la carta non terrebbe conto dell’accordo di normalizzazione siglato recentemente dai due Paesi. Vediamo di cosa si tratta.

Un Marocco offeso per cosa?

Il Marocco s’è offeso per la carta geografica che spunta nelle riprese dell’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Da quanto riporta il Times of Israel, la mappa incriminata non terrebbe conto degli accordi di normalizzazione tra Gerusalemme e Rabat siglati a inizio dicembre e mediati dagli USA. In particolare, la settimana scorsa una delegazione israelo-statunitense si era recata nel Paese arabo per ratificare una serie di accordi bilaterali nonché una dichiarazione trilaterale. Lo scopo sarebbe stato di normalizzare i rapporti con l’Israele in vista del compimento del programma statunitense di più ampio respiro. In cambio, gli statunitensi avrebbero riconosciuto le rivendicazioni del governo marocchino sul Sahara occidentale e adottato una “nuova mappa ufficiale”.

La normalizzazione Marocco-Israele

Quello per Rabat è stato il primo volo commerciale di Israele verso il Marocco e ha inaugurato la rotta che il Ministro del Turismo marocchino assicura operativa entro due o tre mesi. Così, la delegazione israelo-americana ha posto le basi per la normalizzazione dei rapporti col Paese arabo. A inizio dicembre, infatti, gli Stati Uniti avevano negoziato la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Gerusalemme e Rabat, promettendo al Marocco la sovranità sul conteso Sahara occidentale. Per sigillare il patto, gli Stati Uniti avrebbero adottato una nuova mappa ufficiale che annettesse la regione al territorio marocchino. Secondo quanto riporta AFP, il 13 dicembre scorso l’ambasciatore David Fisher aveva affermato: “Questa mappa è una rappresentazione tangibile dell’audace proclamazione del presidente Trump due giorni fa, che riconosce la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale”. Inoltre si era mostrato piuttosto soddisfatto dell’esito delle trattative.

Marocco offeso per il Sahara occidentale

Pur essendo per lo più sotto il controllo del Marocco, la sovranità sul Sahara occidentale è tuttora una questione contesa. In effetti, dagli anni ’70 l’ex colonia spagnola risente delle tensioni pro indipendenza del Fronte Polisario. Quest’ultimo, in particolare, ha contestato “con la massima fermezza il fatto che il presidente americano uscente Donald Trump attribuisca al Marocco qualcosa che non appartiene” al Paese. Il presidente, infatti, aveva stato pubblicizzato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla sua pagina Twitter come un “enorme passo avanti per la pace in Medio Oriente”, il Fronte Polisario ha condannato “con la massima fermezza il fatto che il presidente americano uscente Donald Trump attribuisce al Marocco qualcosa che non appartiene” al Paese, in riferimento alla sovranità sul Sahara occidentale.

Le rivendicazioni del gruppo indipendentista

Nel 1976 il movimento di liberazione aveva proclamato una Repubblica Araba Democratica Saharawi nel Sahara Occidentale, dopo la partenza delle forze coloniali spagnole. Da parte sua, il Marocco era stato pronto a occupare i territori liberati, rivendicando una sua sovranità. In un secondo momento, il movimento di liberazione nazionale saharawi aveva ottenuto il riconoscimento delle Nazioni Unite come il legittimo rappresentante di quell’etnia. Inoltre, il gruppo si è costantemente impegnato per eliminare la presenza marocchina nel Sahara occidentale, promettendo guerriglia fino a raggiungere l’obiettivo. Di conseguenza, le autorità marocchine si sono infuriate quando hanno visto una carta non aggiornata, nonostante siano subito seguite le scuse di un portavoce del governo israeliano.

Il rischio di un Marocco offeso

Da sempre il Marocco ha ospitato la più grande comunità ebraica del Nord Africa. Questo ancor prima dell’arrivo degli ebrei espulsi dalla monarchia cattolica spagnola nel 1492. Basti pensare che alla fine degli anni ’40 la comunità contava quasi 250.000 fedeli, ossia il 10% della popolazione nazionale. Tuttavia, molti ebrei lasciarono il Paese dopo la fondazione di Israele nel 1948 anche per sfuggire alle diffuse ostilità dei locali verso la comunità ebraica. Pertanto, solo 3.000 ebrei erano rimasti in Marocco in particolare a Casablanca, che rappresentava una delle comunità più attive del Paese. Dal canto suo, Israele ospita circa 700.000 ebrei di origine marocchina.

Le dichiarazioni di Israele

Nel frattempo, un portavoce del Ministro degli Esteri israeliano si è subito scusato per la gaffe. All’emittente marocchina Kan, il funzionario israeliano ha assicurato che la mappa “vecchia” sarebbe stata presto sostituita. E ha aggiunto: Non dimentichiamo che accanto a Netanyahu c’era la bandiera marocchina di cui andiamo fieri“. Venerdì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato al telefono con il re del Marocco Mohammed VI. Si è trattato del primo colloquio da quando i due paesi hanno ristabilito le proprie relazioni diplomatiche. Al momento, il Marocco è stato l’ultimo dei Paesi della Lega Araba a riprendere le relazioni con Israele, come parte dell’accordo mediato dagli USA. Comunque sia, il Marocco si è aggiunto alla lista dei Paesi arabi ad aver ripreso gli scambi con Israele.

Israele stringe i rapporti con i Paesi arabi

Negli ultimi quattro mesi, infatti, Israele ha rinsaldato i legami diplomatici con i Paesi arabi soprattutto grazie all’appoggio dell’uscente amministrazione Trump. Se dieci anni fa i primi erano stati Egitto e Giordania, lo scorso settembre era toccato a Emirati Arabi Uniti (EAU) e Bahrain. Entrambi hanno ratificato gli Accordi di Abraham con lo Stato ebraico, mediati da Washington. In questo modo, hanno instaurato una cooperazione bilaterale in numerosi settori, dal turistico al culturale a quello della sicurezza. Ma la lista è destinata a rimpolparsi con la partecipazione del Sudan, sebbene il Paese non abbia ancora firmato accordi ufficiali. Tuttavia, solo la promessa di stringere i rapporti con Tel Aviv è valso al Paese la rimozione dalla lista degli Stati che appoggiano i terroristi, tenuta dagli USA. Privilegio che ha spinto il Marocco a seguirne l’esempio.

In conclusione

Oltre a proporsi come “negoziatori”, gli Stati Uniti sono stati promotori di svariati accordi bilaterali tra i Paesi arabi. Ma lungi dall’essere super partes, Washington ha dimostrato un certo interesse a ristabilire la pace in Medio Oriente. E queste aspirazioni sono state ben accolte dal consigliere della Casa Bianca Jared Kusher, che ha recentemente espresso la speranza che altre Nazioni aderiscano agli accordi di pace con Israele, compresa l’Arabia Saudita. Tuttavia, le autorità palestinesi hanno mostrato forti resistenze, condivise da Paesi come la Turchia.


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Marocco offeso da questo video di Netanyahu

Per approfondire, clicca qui.

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