Marò: è iniziata oggi l’ultima udienza al tribunale internazionale dell’Aja

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I due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dal 2012 sono al centro di un acceso scontro diplomatico tra Italia e India

E’ iniziata oggi presso il Tribunale Arbitrale dell’Aja l’ultima udienza per il caso dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che dal 2012 sono accusati dalle autorità di New Delhi di aver ucciso due pescatori indiani nelle acque internazionali al largo delle coste del Kerala, in India mentre erano a bordo della nave italiana Enrica Lexie nel corso di una missione anti pirateria. Era infatti il 15 febbraio 2012 quando Latorre e Girone, a bordo del mercantile italiano con altri quattro colleghi e i membri dell’equipaggio incrociarono il peschereccio St Antony, battente bandiera indiana e, temendo che si trattasse di un’imbarcazione di pirati, spararono alcuni colpi in direzione del peschereccio. Rientrato al porto di Cochi, nel sud dell’India, l’equipaggio raccontò l’accaduto alla polizia, informandola che due membri dell’equipaggio, Ajeesh Pink e Valentine Jelastine erano rimasti uccisi.Il comandante della nave Enrica Lexie, su richiesta delle autorità marittime indiane lo stesso giorno attraccò al porto di Cochi e il mercantile venne messo sotto sequestro. Quattro giorni dopo, il 19 febbraio Latorre e Girone furono messi in stato d’arresto con l’accusa di omicidio dalle autorità indiane. In seguito alla decisione da parte dell’india di incriminare i due fucilieri della marina, ebbe inizio uno scontro diplomatico che si è protratto fino a oggi, con New Delhi che sostiene che a processare i due militari italiani debba essere la giustizia indiana, Roma che invece vorrebbe che i due marò fossero giudicati in Italia, in quanto i reati contestati sono avvenuti in acque internazionali, come stabilito dalle norme marittime.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vennero detenuti alcuni anni in India

In risposta alle istanze della delegazione italiana, i giudici della Corte di Arbitrato dell’Aja nel corso della prima udienza, avvenuta il 3 maggio 2016 hanno concesso a Salvatore Girone di fare rientro in patria per tutta la durata del procedimento giudiziario internazionale, misura concessa anche a Massimiliano Latorre, già tornato in Italia all’inizio del 2015 in seguito all’accoglimento di un’istanza per motivi di salute presentata alla suprema corte indiana dai suoi avvocati.

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I motivi dello scontro diplomatico sui marò

Ciò che nel corso di questi sette anni ha comportato il grave scontro diplomatico tra Italia e India è il completo disaccordo tra i due paesi riguardo chi abbia la giurisdizione per processare i due militari. Entrambi gli stati rivendicano da anni il diritto di processare i due fucilieri.

La nave Enrica Lexie, sulla quale i due marò erano imbarcati in una missione contro la pirateria

Il 26 giugno 2015 Roma ha ufficialmente fatto ricorso alla Corte Internazionale del Diritto del Mare, organo di arbitrato delle Nazioni Unite che è stato incaricato di dare una soluzione alla diatriba sulla giurisdizione. L’udienza finale dell’arbitrato, che avrebbe dovuto tenersi a ottobre 2018 è stata rinviata in seguito alla morte di uno dei giudici incaricati di risolvere la questione. Successivamente la Corte ha comunicato che l’ultima parte del processo si sarebbe svolta tra l’otto e il venti luglio di quest’anno.

Nel corso dell’udienza di oggi, l’ambasciatore Francesco Azzarello, capo della delegazione italiana, ha sostenuto che Latorre e Gironesono funzionari dello stato italiano” che all’epoca dei fatti erano impegnati nell’esercizio delle loro funzioni a “bordo di una nave battente bandiera italiana“, “in acque internazionali“, quindi “immuni dalla giustizia straniera“. lo stesso funzionario diplomatico ha sottolineato che “in india non c’è presunzione di innocenza: i Marò erano colpevoli di omicidio prima ancora che le accuse venissero formulate”, ricordando che in india “Ci sono stati ingiustificabili rinvii del processo” e “sono state inventate procedure speciali in violazione della stessa costituzione indiana” L’Italia, ha dichiarato Azzarello di fronte ai giudici, “Auspica che il Tribunale emetta una sentenza che risolva pienamente e in modo definitivo la disputa”.

Secondo il rappresentante indiano, il sottosegretario agli esteri Balasubramanian, “l’Italia sostiene di avere l’esclusiva giurisdizione (sulla vicenda ndr) ma bisogna tener conto che l’India e i suoi due pescatori sono le vittime di quanto accaduto: due esseri umani a bordo di un’imbarcazione sono stati uccisi da persone che erano a bordo di un’altra nave“. Ha poi continuato sostenendo che “L’Italia ha infranto la sovranità indiana nella sua zona economica esclusiva” e che i due fucilieri “hanno sparato contro un peschereccio indiano che aveva il pieno diritto di operare in quell’area” terminando l’arringa aggiungendo che “il caso in questione è di competenza della giustizia indiana e non della corte nazionale d’arbitrato”.

Due posizioni totalmente contrastanti che giustificano quindi il ricorso all’arbitrato internazionale. L’udienza finale, iniziata oggi, durerà fino al 20 luglio, poi ci vorranno altri sei mesi affinché la Corte emetta la sentenza su questo intricato caso diplomatico.

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