giovedì, Aprile 25, 2024

Marcia LGBTQ in Israele: Rainbow is the new black

La comunità LGBTQ marcia in Israele per manifestare contro l’estrema destra. In migliaia hanno percorso le strade di Gerusalemme sventolando le bandiere arcobaleno, in occasione della tradizionale parata del Pride Month. Tanto che molti manifestanti non sono riusciti a unirsi al corteo per i blocchi delle forze di sicurezza. Mentre qualche decina di persone ha formato un piccolo raduno contro la parata.

La comunità LGBTQ marcia in Israele?

Gerusalemme, la capitale rivendicata dallo Stato ebraico, si era preparata all’evento. Le forze di polizia avevano rafforzato la presenza degli agenti. Specialmente lungo il percorso che avrebbero seguito i 7.500 manifestanti. Quest’anno, la tradizionale parata dell’orgoglio e la tolleranza LGBTQ aveva uno spirito diverso. Dopo un anno di stop a causa della pandemia, mentre aleggiava ancora nell’aria la guerra con Gaza, la manifestazione dell’Open House di Gerusalemme era iniziata alle 14:30 (ora locale) di giovedì 3 giugno. Per la precisione, al Liberty Bell Park. Alle 15:30, il corteo avrebbe percorso la Keren Hayesod Street. In direzione del Parco Indipendenza.

I festeggiamenti

A differenza degli altri anni, stavolta non si è tenuto alcun raduno al termine della parata. Piuttosto, tutti i manifestanti sono rientrati in modo pacifico presso le loro abitazioni. In particolare, per seguire uno speciale evento Pride trasmesso Live su Facebook e sul canale YouTube dell’Open House. La trasmissione includeva alcune esibizioni musicali di artisti di Gerusalemme e dell’intero Paese. Oltre che dibattiti su argomenti scottanti nella comunità LGBT. Una delle caratteristiche distintive della parata dell’orgoglio gay di Gerusalemme è la comunità religiosa LGBTQ. La quale marcia suonando musica sacra ebraica e ballando come in qualsiasi evento ebraico. Molti dei partecipanti indossavano kippot, tzitzit. Mentre le donne indossavano i propri copricapi tradizionali.

Una dichiarazione

Non c’è momento migliore dell’istituzione di una nuova coalizione e dei negoziati tra tutti i partiti politici, per celebrare il nostro orgoglio a Gerusalemme“. Lo ha detto al Jerusalem Post Shay Bramson. Il presidente del gruppo religioso di sostegno e difesa LGBTQ+ Havruta. “La comunità religiosa LGBTQ+ in Israele vuole che i nostri rappresentanti ci ricordino nei loro futuri passi politici, come una legge che vieta le terapie di conversione”. Quest’anno la marcia LGBTQ si è rivelata un successo. Tanto che alcuni partecipanti hanno avuto difficoltà a unirsi al corteo a causa dei blocchi di polizia. La quale ha fermato dozzine di manifestanti fornendo loro informazioni contrastanti sul come raggiungere la manifestazione.


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Marcia LGBTQ in Israele: le barriere

Dopo che il comandante della polizia del distretto di Gerusalemme è stato fotografato mentre apriva una delle barriere, ai partecipanti è stato permesso di unirsi all’evento. “La nostra lotta per l’uguaglianza non è ancora finita e non sorprende che Gerusalemme sia stata classificata in una posizione molto bassa nell’ultimo Pride Index“, ha affermato Alon Shahar. Il direttore generale dell’Open House di Gerusalemme. “Come comunità dobbiamo continuare a lottare per la nostra visibilità e presenza in città e affrontare la discriminazione di bilancio che riceviamo dal comune“, ha aggiunto. “Continueremo a lavorare per la comunità e prenderemo il nostro posto nell’arena di Gerusalemme perché siamo qui per restare”.

La contro-protesta

In effetti, le barriere della polizia erano state installate a Bloomfield Park, nei pressi del Liberty Bell Park. Il luogo dal quale aveva preso avvio la parata. Il motivo principale era di impedire l’accesso ai manifestanti di una contro-protesta promossa dall’organizzazione suprematista ebraica di estrema destra: Lehava. Gli agenti di polizia hanno presidiato l’area per evitare disordini e tutelare i manifestanti che esercitavano la libertà di espressione e il diritto di protestare. Parlando a nome degli oppositori, Lehava aveva definito la marcia una “disgrazia di Gerusalemme”. Oltre che “la dissoluzione della famiglia naturale” e un “calpestamento del giudaismo tradizionale”.


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Marcia LGBTQ in Israele: precedenti

All’inizio. le parate dell’orgoglio erano un modo per continuare le lotte seguite ai disordini di Stonewall a New York City, del 28 giugno 1969. Ogni anno, le comunità LGBTQ organizzano eventi nelle città statunitensi come nel resto del mondo. Tali manifestazioni, quanto gli eventi a esse correlati, mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica per il raggiungimento della piena uguaglianza dei diritti. Il fatto che siano delle parate chiassose e cangianti rappresenta una provocazione. Ogni anno, la parata dell’orgoglio di Gerusalemme rende necessario lo schieramento delle forze di polizia. Ad esempio, nel 2015 un uomo haredi, ultra-ortodosso, che protestava contro la Jerusalem Pride ha accoltellato a morte di una sedicenne, ferendone altre sei. Da allora, si sono rafforzate le misure di sicurezza durante la parata.

Questione di mentalità

Sebbene le notizie si concentrino su come le norme religiose tradizionali ostacolino i diritti LGBTQ, un argomento meno noto per coloro che non leggono o non parlano l’ebraico è la discriminazione linguistica. Perché l’ebraico, a differenza dell’inglese, è altamente di genere. Non è facile, ad esempio, usare questa lingua in forme che includano le donne e coloro la cui identità di genere non sia binaria. Pertanto, gli israeliani progressisti stanno creando un ebraico più inclusivo, combinando suffissi verbali pronominali maschili e femminili nella scrittura e nel parlato.

Discriminazione linguistica

Ad esempio, invece di rivolgersi a un gruppo misto di identità di genere con il termine chaverim (amici), composto dal singolare maschile chaver (amico) e dalla desinenza plurale -im, oggi è possibile imbattersi in un saluto diverso. In particolare, una forma che combina -im con la desinenza plurale femminile, -ot. Quindi chaverimot. Ci sono molte nuove ricombinazioni di suffissi di genere per verbi e nomi in ebraico. Sia scritto sia parlato.


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Marcia anti LGBTQ in Israele

Lungi dal dirsi superate, alcune resistenze culturali sembrano invalicabili. Specialmente da parte delle fazioni di estrema destra. “Marceremo ancora una volta per le strade di Gerusalemme a testa alta e le bandiere israeliane alzate. Chiederemo l’unificazione di Gerusalemme per sempre. Venite a frotte!”. Questo l’invito pubblicato giovedì sui social media dai promotori di una marcia anti LGBTQ in Israele. Gruppi religiosi di destra e nazionalisti hanno dichiarato di voler tenere una controversa parata nella Città Vecchia di Gerusalemme il 10 giugno.

Tensioni

Secondo alcuni media ebraici, venerdì la polizia avrebbe dato il permesso al corteo di passare dal quartiere musulmano della Città Vecchia. Ma non c’è stata alcuna conferma da parte delle forze dell’ordine. Ad ogni modo, la marcia potrebbe riaccendere la violenza nella capitale. E non solo. Inoltre, si terrà poco prima che la coalizione del blocco anti Netanyahu, un’insolita alleanza tra partiti di destra e un partito islamico, chiederà l’approvazione alla Knesset.


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Marcia LGBTQ in Israele: la strada ancora da fare

Se in Israele si parla di diritti della comunità LGBTQ è grazie alla battaglia portata avanti dagli attivisti attraverso il sistema giudiziario. Non certo grazie ai decisori politici, anzi. I leader di governo di destra, che sono al potere da oltre un decennio, affermano di sostenere la necessità di riconoscere pari tutele agli omosessuali. Anche se, in realtà, non rischieranno di perdere il sostegno dei partiti ultra-ortodossi alla Knesset. Ad ogni modo, sia il fatto che gli israeliani LGBTQ possano arruolarsi nell’esercito sia che vengano loro riconosciuti i matrimoni contratti all’estero, sono il risultato di anni di attivismo da parte di individui coraggiosi e di una serie di organizzazioni senza scopo di lucro. Il tutto agevolato dal supporto dei media. In qualunque forma.


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