Come era lecito pensare, il primo ministro della Malesia e il suo esecutivo si sono dimessi. Con l’appoggio di un’ampia fetta del Parlamento che già aveva espresso seri dubbi sulla gestione politica di Muhyiddin Yassin. Quest’ulitmo dopo l’abbandono dei suoi colleghi di governo, soprattutto a causa della sua incapacità politica, ha deciso di rassegnare le dimissioni al re. Proprio quest’ultimo dovrà ora decidere le sorti del paese dopo 17 mesi di incuranza governativa.
Dimissioni primo ministro Malesia: cosa sta accadendo?
Secondo Reuters non ci saranno elezioni in questo momento. La paura di una eventuale risalita dei contagi frena la normale prassi elettorale. Per queste motivazioni lo stesso Muhyiddin era riuscito a sopravvivere nonostante gli scandali presenti all’interno della sua coalizione, che da marzo 2020 soffre tantissimo la pressione popolare. Questa pressione è stata talmente forte da condizionare tutto il suo operato, a partire dalla gestione dell’emergenza sanitaria, che comunque non ha portato a risultati nefasti come molti avevano prefigurato.
Ora la situazione è in mano al re Abdullah Ahmad Shah, che ha già convocato tutti i partiti. L’intenzione è di evitare ulteriori disastri, magari con l’ausilio di tutte le componenti partitiche. Secondo Straits Times, il re ha infatti evitato l’ordinaria consultazione con i capi di partito, come da tradizione in Malesia, ma ha scelto di convocarli tutti nella medesima sede. La progettualità è chiara: o si arriva ad un nuovo esecutivo di transizione fino alle prossime elezioni; o si rischia una sorta di “gabinetto di guerra” che prenda in mano il paese in un tempo indefinito. Le ipotesi sono tante così come la preoccupazione all’interno della popolazione malese.
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