Dai, si, già che ci siamo mettiamoci anche “bella ciao” o Marcella Bella, tanto è lo stesso.
“Io non ci sto”, così Oscar Luigi Scalfaro si presentò in televisione il 3 novembre 1993 e, a reti unificate, interruppe una partita di Coppa Uefa per pronunciare un messaggio straordinario alla nazione.
Quelle, ci mancherebbe, furono parole di rabbia, giustificate da un momento storico e politico delicatissimo, che con vigore vollero chiedere rispetto e correttezza per i disordini creatisi dopo scandali di enorme rilievo.
Analogamente, però, anche oggi servirebbe una scossa altrettanto decisa per restituire ordine, disciplina e rigore etico per correggere radicalmente consolidate abitudini ad un disordine comportamentale, morale e linguistico, al quale assistiamo sbigottiti tutti i giorni.
Da chi ha prodotto cultura nei secoli, ci è suggerito che l’etica morale non si basa su principi deontici, bensì su giudizi areteici ovvero, per essere morali non bisogna agire in maniera morale, ma bisogna essere una persona morale.
E invece si osserva in continuazione un via vai di gente in televisione che critica senza cognizione di causa ogni sorta di dinamiche sociali, ragazzi che confondono sostantivi con aggettivi, professionisti che scambiano il lavoro con hobby personali.
Un quadro seriamente preoccupante, che non a caso è certificato dai fatti di cronaca, che troviamo nelle prime pagine dei giornali o dei TG, del quale si avvertono i sintomi di un’infezione sempre più inguaribile.
Le scuole crollano, i terremoti le demoliscono, i professori impazziscono, i dottori si allenano, la politica stagna e i giovani straparlano, perdendo sempre più quei riferimenti culturali, che dovrebbero riempire d’orgoglio una nazione come l’Italia, indifesa ormai di fronte allo scempio umano nel quale è in parte riversata.
Costanti esempi di maleducazione ed ignoranza stanno esautorando la grandiosità della storia recente di questo paese, che incredibilmente pare sia consegnato nelle mani di persone disconoscenti delle loro origini e genitorialità, in grado, inoltre di confondere più o meno volontariamente benemerito con immerito, solidale con paradossale, professionalità con incapacità.
Un altro presidente autorevole della storia Repubblicana, Francesco Cossiga, a proposito di DC e PCI che, dopo la caduta del muro di Berlino, avrebbero subito gravi conseguenze da quel mutamento del sistema politico, sosteneva che quei partiti e le stesse istituzioni si rifiutavano di riconoscerlo.
Diventarono perciò celebri le picconate che in quel periodo lo contraddistinsero nella politica italiana, che gli valsero, negli ultimi due anni di mandato, l’appellativo di “picconatore”.
Tutti le hanno subite assaporando la fatica o lo studio, anche se con espressioni diverse e tutti hanno subito punizioni quando non c’è stato l’impegno necessario.
Oggi purtroppo, contrariamente a quanto si crede superficialmente, tutti hanno tutto, preferendo il tutto o niente: ecco perché molti, ormai, si sentono liberi di dire: “bella zio, bella giornata, bella storia”; si, che se ne va…







