Insegnare un lavoro non significa solo fare del bene ad un individuo, ma soprattutto donargli un futuro migliore. E nel contesto della socialità e della stessa appartenenza, nasce il progetto M.I.G.R.A. Esso punta proprio ad inserire giovani migranti e donne, in un contesto social-lavorativo per coloro di ritorno dalle zone di Senegal, Guinea Bissau e Guinea Conakry.
Un programma che stabilisce un futuro migliore?
La formazione lavorativa garantisce un apprendimento ed un accrescimento personale per tutti. A maggior ragione per coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità, motivo per cui l’inserimento sociale, economico e lavorativo è estremamente importante. È bene quindi pensare che sia un’opportunità strettamente legata a ben definire delle pari opportunità e pari diritti. Se è tanto vero che il lavoro nobilita l’uomo, lo è altrettanto che questo dovrebbe essere un inserimento disponibile per tutti. Il progetto M.I.G.R.A, si insidia proprio a ragion veduta in un protocollo di estrema importanza per ridare un senso di vita e di appartenenza a coloro che hanno perso tutto, ma non la voglia di guardare avanti e costruire basi solide per un determinato futuro.
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La funzionalità del progetto
Si tratta di fatto di una progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Imparare un mestiere accresce l’economia di una paese, questo è un aspetto fondamentale da tenere sempre di conto. È giusto procurare cibo per la sussistenza di persone povere, ma lo è ancora di più insegnare come poterselo guadagnare con le proprie forze per tutta la vita. Il progetto lavora quindi al fie di migliorare l’accesso alle opportunità di impiego per giovani migranti e giovani donne di ritorno da Senegal, Guinea Bissau e Guinea Conakry. È importante sottolineare il contesto della donna e di ricollegarsi nella fattispecie, ad un concetto di pari opportunità. Quindi la ragione diventa quindi anche sociale e paritario per ciò che concerne i diritti fra generi.